Mister Ventura conserva nitide nei ricordi le annate vissute sulle panchine di Lecce e Verona, anche se come puntualizza l’ex ct azzurro i risultati finali furono diametralmente opposti. Partiamo dai due anni trascorsi in Puglia. «Il ricordo di Lecce non può che essere positivo. Città meravigliosa e tifosi splendidi ma, soprattutto, il risultato del campo con un doppio salto dalla Serie C alla Serie A». Una scelta che a molti sembrò azzardata. «La squadra era appena retrocessa in C. Il pubblico ci racconta si era talmente disinnamorato che nell’ultima gara con il Como c’erano stati solo sette paganti. Inoltre aggiunge erano rimasti solo due o tre giocatori. Decisi di accettare la sfida propostami dal presidente Semeraro». Il mister accettò la scommessa. «Prendemmo circa venti giocatori e in due anni tornammo in A, riconquistando l’affetto dei tifosi che nell’ultima partita a Cesena erano in quindicimila» sottolinea con un filo di giustificato orgoglio. Niente Serie A, però, perché come lui stesso confessa «non esisteva più intesa con il club sulle scelte da fare e decisi di ripartire dalla B con il Cagliari». Piazza, giusto per non dimenticare, dove Ventura conquistò un’altra promozione in A con annessa salvezza l’anno successivo. Dell’avventura in riva all’Adige sulla panchina dell’Hellas, invece, non si può purtroppo dire la stessa cosa. «Quella stagione – ricorda rappresenta per me un grande rammarico. Anche qui parliamo di una città meravigliosa e di una tifoseria splendida, sempre pronta a dare il proprio sostegno alla squadra. Arrivai a metà campionato trovando una squadra in fondo alla classifica di B in una situazione a dir poco disperata. Contro ogni previsione fummo protagonisti di una cavalcata incredibile. Se non fosse arrivata l’inaspettata quanto inattesa vittoria dello Spezia in casa della Juventus all’ultima giornata ci saremmo salvati direttamente». Le residue speranze di salvezza, tuttavia, vennero alimentate dalla coda dei play out, proprio contro lo Spezia. «Si, però sapete tutti bene come è andata. Una delusione enorme. L’applauso dei trentamila del Bentegodi, nonostante la retrocessione, è un ricordo che conservo con orgoglio e non dimenticherò mai». Domenica le due squadre di troveranno di fronte in una delicata sfida salvezza, dalla posta in palio elevatissima. Anche se, precisa Ventura, qualunque sia il risultato, il campionato è ancora lungo. «In caso di vittoria il Lecce farebbe un deciso passo avanti, distanziando il Verona di sette punti. Per i gialloblù, quindi la sfida è molto delicata. Tuttavia precisa forte dell’esperienza accumulata in tanti anni è sicuramente ancora troppo presto per trarre delle conclusioni. I campionati di A, almeno per quanto riguarda la salvezza – sottolinea – iniziano a decidersi verso gennaio/febbraio. Sicuramente le prossime tre gare con Lecce, appunto, Parma e Genoa rappresentano un momento importante, anche se non decisivo per il futuro del suo campionato». La squadra di Zanetti, tuttavia, anche per Ventura ha finora raccolto meno di quanto meritava. «L’ho vista alcune volte, ha disputato buone gare e meritava sicuramente qualche punto in più, ad esempio con Cremonese, Cagliari e Inter. I due davanti, Giovane e Orban, sono due giocatori che possono diventare decisivi in ogni momento». L’ex ct azzurro, inoltre, respinge l’idea di un possibile esonero di Zanetti. «L’ho conosco bene, anche perché l’ho avuto un anno come giocatore a Torino. È una brava persona e un allenatore preparato. E poi gode della fiducia di Sogliano che non è certo un mangia allenatori. La squadra corre, lotta su ogni palla, si sacrifica. In questo momento un cambio a mio avviso sarebbe assolutamente deleterio. La squadra esprime in campo dei valori che fanno ben sperare. Rimango fiducioso-conclude – sulle possibilità di salvezza».



