Stadio, ritorno al passato? Tra filobus, nuovo Bentegodi, alberi abbattuti e nuovi sottopassi Negli ultimi anni nel quartiere sono sorti negozi d’abiti firmati e apprezzati pub. La zona, poco alla volta è migliorata. Ora i mega cantieri rischiano di rovinare tutto per molto tempo

Un tempo, ma nemmeno tanti anni fa, il quartiere Stadio – pur essendo a pochi minuti a piedi da San Zeno – era la periferia dell’impero. I ristoranti, le pizzerie e i bar, pochi e di livello non proprio eccelso, erano frequentati solo dagli abitanti della zona, e neanche da tutti. Anche nei negozi entravano solo i residenti. Certe brutte facce inoltre sconsigliavano le passeggiate, e non solo quelle serali. Poi il quartiere Stadio ha cominciato piano piano a rinascere. Gli affitti, tutto sommato abbordabili, hanno convinto esercenti, ristoratori e gestori di pub a scommettere sul popoloso e popolare rione. Che non è diventato la milanese via Monte Napoleone, ovvio, ma non è più il triste deserto di una volta. Sono sorti alcuni negozi d’abbigliamento di grandi firme, pub con buon cibo e birra, sono stati rinnovati i chioschi che vendono panini e bibite, le palestre hanno cominciato a essere piuttosto frequentate. Ecco che anche chi abita in altre zone della città ha iniziato a prendere di più in considerazione lo Stadio, e non solo in occasione delle partite dell’Hellas o del Chievo. Per un periodo anche di brutti ceffi se ne sono visti meno in giro, ovviamente pur non essendo spariti dalla circolazione. La microcriminalità, è evidente, è la piaga peggiore dello Stadio. E però tra i residenti, ora che nel quartiere sta succedendo (e succederà) di tutto in fatto di “grandi opere”, è forte il timore che tutto torni come prima, che i negozianti scappino, che chi ha rivitalizzato la zona (più viavai significa pure meno degrado) se la dia a gambe. La gente, pur non essendo il parere unanime – va detto per correttezza – ha paura che il cantiere aperto per i lavori del filobus oltre a imbruttire l’aerea (un dato di fatto) diventi un ricettacolo per nuovi sbandati di ogni risma. I lavori, inoltre (siamo in Italia), non si può sapere con assoluta certezza quando termineranno, e dunque soprattutto gli abitanti di via Fra’ Giocondo e delle strade limitrofe temono che si venga a creare una “piazza Corrubbio bis”. Ricordate quel mega ed eterno cantiere? Oggi la piazza adiacente la basilica è molto apprezzata dai veronesi e dai turisti, ma è stato un calvario per gli abitanti e i commercianti, parte dei quali ha fatto fagotto per non morire di debiti. Il quartiere Stadio poi ha già visto l’abbattimento dei primi alberi per fare spazio al capolinea del mezzo elettrico, e dunque addio anche ai pini marittimi. Vedremo quante piante faranno la stessa fine. A nulla sono servite le vibranti proteste dei cittadini. La costruzione del nuovo Bentegodi, al momento denominato Arena Stadium, è poi un’altra bella gatta da pelare. Nel caso il project financing dell’imprenditore messicano Esparza dovesse ricevere l’ok definitivo dal Consiglio comunale (probabile ma non scontato) l’impatto dei lavori sarà una vera e propria incognita. Il sindaco (in attesa che venga riconvocata l’assemblea pubblica al palazzetto Masprone – annullata alcune settimane fa – per illustrare il progetto alla cittadinanza) assicura che i disagi saranno minimi e che il quartiere, una volta terminata l’opera, ne beneficerà: facciamo vivamente il tifo per questa ipotesi. La maggioranza dei residenti della zona invece teme che il quartiere ne esca decisamente penalizzato. Il Comitato di quartiere è agguerrito. Peraltro sono già state raccolte 1.200 firme contro l’Arena Stadium e vedremo se gli amministratori comunali ne terranno conto. A breve – usciamo dal quartiere Stadio ma è chiaro che di riflesso verrà coinvolto eccome – prenderanno inoltre il via i lavori che porteranno all’unificazione dei due sottopassi di viale Colonnello Galliano e viale Dal Cero. L’opera, lo ricordiamo, doveva essere terminata per i mondiali di calcio del 1990 (siamo in Italia…). La chiusura al traffico, non immediata, potrebbe creare il caos. Incrociamo le dita e speriamo che tutto ciò non avvenga.