Stop ai trafficanti di grano. La delegazione veronese guidata da Albano e Beltrame

Migliaia di agricoltori di Coldiretti Veneto sono scesi in piazza questa mattina a Rovigo, in Piazza Vittorio Emanuele II, per denunciare le speculazioni che stanno mettendo in ginocchio la cerealicoltura italiana. ”Basta ai trafficanti di grano, salviamo il nostro futuro” è il messaggio impresso su striscioni e cartelli alzati da imprenditori agricoli arrivati da tutte le province del Veneto. La manifestazione, pacifica ma determinata, si inserisce in una più ampia mobilitazione nazionale promossa da Coldiretti per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla crisi profonda del comparto cerealicolo. Al centro delle proteste, la pratica sempre più diffusa di importare grano straniero a basso costo, che contribuisce al crollo dei prezzi del prodotto italiano, oggi sotto i costi di produzione. Una situazione che, secondo Coldiretti, mette a rischio oltre 130mila aziende agricole e un patrimonio di 1,2 milioni di ettari coltivati. Il Veneto è una delle principali regioni cerealicole d’Italia, con 253mila ettari coltivati a mais, grano tenero e duro, orzo e riso. Alla manifestazione ha partecipato una delegazione di agricoltori veronesi con il vice presidente Giacomo Beltrame e con il Direttore della Federazione, Massimo Albano. Sul palco si sono succedute le testimonianze degli imprenditori che quotidianamente si trovano a fronteggiare le problematiche legate all’agricoltura. Tra i veronesi, Luca De Grandis, membro di Giunta, Massimo Marcomini, dirigente di Nogarole Rocca e componente del gruppo che nella Borsa Merci della Camera di Commercio si occupa di cereali, e Riccardo Pizzoli, Delegato del giovani di Coldiretti che ha lamentato la difficoltà da parte delle nuove generazioni di avere fiducia nel futuro, viste le difficoltà che le aziende stanno affrontando oggi. Coldiretti sottolinea che l’annata agraria 2024-2025 è stata tra le più complesse degli ultimi anni, a causa di un andamento climatico anomalo: piogge abbondanti tra primavera e inizio estate, ondate di calore e siccità a giugno, oltre a un inverno che si è confermato il sesto più caldo di sempre. A ciò si aggiungono le difficoltà legate a semine ritardate, rese scarse e produzione colpita da malattie, parassiti e fauna selvatica. ”La situazione è diventata insostenibile – afferma Carlo Salvan, presidente di Coldiretti Veneto – Abbiamo il dovere di mettere tutte le istituzioni a conoscenza dei problemi che imperversano sul settore cerealicolo, soprattutto per quanto riguarda le speculazioni di mercato. Quotidianamente assistiamo alla perdita di valore del grano, mentre i costi di produzione continuano a salire. A peggiorare le cose, ci sono le importazioni selvagge, aumentate del +28% nei primi quattro mesi del 2025. Così si affossa il nostro lavoro e si mette in discussione la sovranità alimentare del Paese.”