Scoppia il caso delle palestre degli istituti scolastici superiori di competenza della Provincia che in città e provincia restano chiuse per le attività sportive che non siano scolastiche, mettendo in difficoltà associazioni sportive e squadre che devono affrontare gare e campionati. Sono almeno 54 gli impianti che non sono più utilizzabili: una questione che sta mettendo in difficoltà il mondo sportivo e associazionistico veronese e di cui la Cronaca di Verona si è occupata ieri con la prima pagina dando spazio anche alle spiegazioni dell’Amministrazione provinciale che si ritrova a che fare con difficoltà burocratiche per le autorizzazioni antincendio: nel momento in cui infatti la palestra di scuola viene utilizzata al di fuori dell’orario scolastico come impianto sportivo con presenza di pubblico, servono ulteriori certificazioni, sostiene la Provincia, e queste richiedono tempo. Le associazioni sportive in alcuni casi sostengono che si potrebbe impedire l’ingresso del pubblico e di estranei, lasciando così comunque possibile l’utilizzo sportivo della palestra. Ma il punto è anche un altro: la Provincia ha deliberato pochi giorni fa una nuova convenzione per regolare l’uso delle palestre e il documento prevede che siano i Comuni a regolare l’uso delle palestre secondo alcune precise prescrizioni. Prescrizioni che secondo il Comune di Verona sono contraddittorie e non attuabili. Palazzo Barbieri infatti con una nota, e qui scoppia il caso, respinge al mittente, cioè la Provincia, la nuova convenzione, anche se si dice disponibile al confronto per migliorarla. ”La nuova convenzione quadro ricalca quella degli anni precedenti, però quest’anno è accompagnata da un’appendice che presenta delle criticità, contenendo una serie di prescrizioni che in parte si sovrappongono in maniera non coordinata a quelle già contenute nella convenzione stessa, oltre ad altri oneri e obblighi, posti a carico dei Comuni e/o delle Società sportive assegnatarie, di fatto inapplicabili o insostenibili economicamente”. Quindi ci sono vari ordini di problemi: prescrizioni inattuabili, oneri a carico degli sportivi o dei Comuni, insostenibilità della gestione. Palazzo Barbieri infatti spiega entrando nel dettaglio: ”Imporre la non contemporaneità con qualsiasi attività si svolga negli istituti (collegi docenti, corsi serali, consigli di classe, ecc…), imporre la presenza di personale scolastico di vigilanza nel caso di uscite di sicurezza in collegamento con gli uffici scolastici con oneri a carico delle società, pretendere una non meglio precisata attestazione da parte del Comune in ordine al rispetto da parte delle società utilizzatrici degli obblighi introdotti, significa nei fatti introdurre misure che rendono impossibile l’utilizzo delle palestre provinciali in orario non scolastico”.
Le chiavi in mano al presidente Pasini. Secondo Palazzo Barbieri la Provincia può procedere in autonomia nella gestione degli spazi
Non c’e’ quindi solo la questione del regolamento antincendio, come ipotizzato in un primo momento, dal momento che l’impianto viene aperto al pubblico, ma emergono una serie di problemi difficili da risolvere. Di conseguenza, il Comune di Verona ricorda alla provincia i suoi obblighi previsti dall’art. 6 del D.Lgs. 38/2021, che ”impone l’obbligo all’Ente locale proprietario dell’immobile, nel caso delle palestre degli istituti scolastici superiori la Provincia, di mettere a disposizione di società e associazioni sportive dilettantistiche aventi sede nel medesimo comune in cui ha sede l’istituto scolastico o in comuni confinanti, le palestre, le aree di gioco e gli impianti sportivi scolastici, compatibilmente con le esigenze dell’attività didattica e delle attività sportive della scuola, comprese quelle extracurriculari”. Pertanto secondo Palazzo Barbieri la Provincia ”può dunque procedere in autonomia” nella gestione e nell’assegnazione degli spazi nelle palestre al di fuori dell’orario scolastico, ”senza necessariamente ricorrere a convenzioni coi Comuni”. Insomma, la nuova convenzione deliberata dalla Provincia viene bocciata dal Comune di Verona: non sostenibile e non necessaria. ”Il Comune di Verona, anche alla luce delle difficoltà e conseguenti segnalazioni da parte delle società sportive, è comunque disponibile -, conclude la nota-, nello spirito della collaborazione tra Istituzioni, a proseguire con la strada della convenzione, invitando la Provincia a rivedere le prescrizioni previste nell’appendice prevedendo condizioni tali che siano sostenibili sia per le associazioni, sia per il Comune stesso e che possano garantire un effettivo utilizzo delle palestre”. Una paralisi che comprende come dicevamo una cinquantina di impianti sportivi e riguarda molti Comuni oltre a Verona, da Bardolino a Villafranca, da Garda a Legnago, da Bussolengo a Cologna Veneta, da San Bonifacio a San Pietro in Cariano. E il coro è unanime: presidente Pasini, prendi le chiavi e apri. Si risolverà il caso?