«Il sito dismesso della Sun Oil Italiana Srl a Lugagnano di Sona torna tristemente al centro dell’attenzione per le condizioni di abbandono e degrado ambientale e per i rischi per la salute pubblica. Le recenti indagini ambientali, frutto di mesi di monitoraggi e sopralluoghi, hanno confermato i timori: il Comune di Sona, attraverso verifiche tecniche, ha rilevato nella falda acquifera sottostante la presenza di Tetracloroetilene, una sostanza tossica e pericolosa i cui livelli superano le Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) previste dalla normativa vigente». Questi dati non lasciano spazio a interpretazioni, dichiara la consigliera industriale regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, ci troviamo di fronte a un sito contaminato che rappresenta un potenziale rischio ambientale e sanitario, anche in relazione alla vicinanza di aree residenziali e agricole. «A seguito di queste risultanze, – continua Bigon – la Provincia di Verona ha avviato il procedimento previsto dal Decreto Legislativo del 2006, imponendo la rimozione dei rifiuti e successive analisi di rischio con eventuale bonifica. Ma l’incertezza sulla proprietà – con la società in liquidazione priva di un liquidatore e con riferimenti opachi riconducibili a una società svizzera – rende ancora più difficile individuare responsabilità operative. È impensabile che un’emergenza di questa portata resti in carico al solo Comune di Sona. Serve un’azione immediata e coordinata da parte della Regione Veneto, sia per affrontare la bonifica, sia per prevenire ulteriori conseguenze sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. La Regione non può voltarsi dall’altra parte: occorre assumere una regia chiara e garantire che tempi e risorse siano definiti con urgenza», conclude Bigon.