Prosegue il dibattito per il futuro della parte sud della città dopo l’annuncio della chiusura di Eataly. Così nel confronto che è appena partito si inserisce un’iniziativa che parte dal basso. Quasi 3.000 cittadini hanno infatti già firmato la petizione per chiedere che gli spazi degli ex Magazzini Generali e della Stazione Frigorifera di Verona non vengano destinati a un uso esclusivamente commerciale, ma che diventino un luogo pubblico, culturale, aperto e utile alla città. Da questa mobilitazione è nata una proposta di massima: si chiama d1strett0 ed è un’idea di quartiere civico e culturale da costruire dal basso, passo dopo passo. Non un progetto chiuso, ma una visione in divenire, che vuole raccogliere energie, reti, idee, professionalità e desideri condivisi. Una risposta concreta a un’esigenza collettiva: quella di avere spazi vivi, accessibili, generativi. La petizione continua e i promotori sperano di raggiungere le 10.000 firme, un numero simbolico ma significativo per dimostrare quanto sia sentita dalla cittadinanza l’esigenza di uno spazio pubblico, culturale e condiviso. Ma le firme, da sole, non bastano. Il progetto – dicono gli organizzatori – vuole aprirsi ancora di più alla città, coinvolgendo cittadini, associazioni, artisti, imprese sociali e professionisti. L’intento è quello di costruire una rete ampia e trasversale, capace di dare forza e spessore alla proposta. Nel frattempo, si punta a dare forma a un percorso partecipato, invitando chiunque lo desideri a contribuire con idee, suggerimenti e competenze. Nessun progetto calato dall’alto, ma una visione condivisa da sviluppare insieme, passo dopo passo. Infine, il cammino che sta nascendo ha l’ambizione di evolversi in un vero e proprio movimento civico, con l’organizzazione di una grande assemblea pubblica. Sarà questo il momento in cui la proposta verrà formalmente presentata alla Fondazione Cariverona e al Comune di Verona: non come una richiesta qualsiasi, ma come la voce concreta di una comunità che immagina un’altra città possibile. “Restituire alla città uno spazio oggi chiuso, affinché diventi un bene comune. Non sarà semplice, ma è un tentativo necessario”, concludono.