Un clan albanese con le mani su Verona La Procura della Repubblica con la Guardia di Finanza e il National Bureau of Investigation hanno scoperto uno dei primi casi di reimpiego in Italia di proventi del traffico internazionale di stupefacenti per l’acquisto di immobili nella nostra provincia

La Procura scaligera ha inferto un durissimo colpo al narcotraffico che coinvolge un clan albanese. Nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Verona è emerso uno dei primi casi di reimpiego in Italia di proventi del traffico internazionale di stupefacenti della mafia albanese, per l’acquisto di immobili nella provincia scaligera. Nello specifico, sono state rilevate significative evidenze riguardanti una nota famiglia narcotrafficante albanese, dimostrando come gli investimenti immobiliari nel territorio scaligero costituissero il reimpiego, dopo sofisticate operazioni di riciclaggio internazionale, del provento del loro traffico di stupefacenti. I particolari della complessa indagine sono stati illustrati dal Procuratore capo Raffaele Tito. La Procura della Repubblica di Verona e la Procura Speciale contro la Corruzione ed il Crimine Organizzato SPAK dell’Albania hanno coordinato indagini svolte dai Finanzieri del Comando Provinciale di Verona e dagli Investigatori della National Bureau of Investigation (BKH) della Procura Speciale contro la Corruzione ed il Crimine Organizzato (SPAK), volte ad individuare il reimpiego nell’economia scaligera dei profitti del narcotraffico di una nota famiglia criminale albanese di Elbasan, responsabile dell’importazione dal Sud America di ingenti quantitativi di cocaina destinata al “mercato” europeo. E’ stato eseguito il sequestro preventivo, disposto dal G.I.P. del Tribunale di Verona, di disponibilità finanziarie, quote societarie, beni mobili e immobili per oltre 4 milioni di euro, provento delle condotte di reimpiego ed autoriciclaggio.

Sequestrato un fabbricato da 3 milioni. Scoperto a Nogarole Rocca. Si tratta di 30 unità immobiliari affittate a ignari cittadini

I riscontri “economico-finanziari” sono stati eseguiti dagli specialisti delle Sezioni Mobile e Riciclaggio del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona, in collaborazione con la Procura Speciale SPAK in Albania, in sinergia con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Tirana, e hanno consentito, tra l’altro, di porre sotto sequestro un compendio immobiliare a Nogarole Rocca e un rilevante fabbricato in Verona (del valore di circa 3 milioni di euro), costituito da oltre 30 unità immobiliari (uffici e negozi), perlopiù messe a reddito mediante la stipula di contratti di affitto con ignari conduttori. Gli immobili sono ora gestiti da un custode giudiziario, che riceverà i canoni di locazione al posto dell’organizzazione criminale, che se li faceva bonificare su conti correnti esteri individuati anche grazie alle indagini svolte in stretta collaborazione con la Spak. Le attenzioni si sono concentrate su una società immobiliare scaligera, destinataria di ingenti e anomali flussi bancari dall’Albania utilizzati per investimenti “nel mattone” sul territorio nazionale, ristrutturazioni di edifici, poi, in parte, affittati a terzi. Tali fondi provenivano da una società di capitali albanese, riconducibile a due fratelli a capo del predetto gruppo criminale: il primo è un ricercato internazionale in stato di latitanza; il secondo, titolare delle quote della società veronese, è attualmente detenuto in una casa circondariale in Belgio, a seguito dell’arresto avvenuto a Verona nel mese di giugno 24 in esecuzione di un Mandato di arresto in contumacia emesso dall’Autorità Giudiziaria belga poiché ritenuto, unitamente al fratello latitante, mandante di un omicidio avvenuto ad Anversa (Belgio) nei confronti di un componente di un clan rivale in contesa per il traffico di stupefacenti. Quest’ultimo, inoltre, è stato destinatario di un’Ordinanza emessa dal Tribunale Speciale di Primo Grado per la Corruzione e la Criminalità Organizzata di Tirana, emessa sulla base di indagini condotte dalla Procura Speciale SPAK per reati contro la persona (omicidio premeditato), detenzione illegale e produzione di armi, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, corruzione e riciclaggio.

Perquisiti anche fiancheggiatori italiani. Sarebbero stati a libro paga. Ostacoli alla tracciabilità dell’origine illecita del denaro 

Le Fiamme Gialle scaligere, con il supporto tecnico del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata del Corpo (S.C.I.C.O.), hanno svolto mirate intercettazioni e analizzato documenti e rapporti finanziari acquisiti sul territorio albanese grazie alla costituzione di una Squadra Investigativa Comune con la Procura Speciale – Spak albanese. È stato così accertato come l’impiego nell’economia italiana delle ingenti disponibilità finanziarie provenienti dall’Albania rappresentasse l’anello terminale di pregresse condotte riciclative poste in essere, sul territorio estero, attraverso una società albanese di ortofrutta riconducibile al sodalizio criminale. Infatti, sono state effettuate in Albania anomale operazioni immobiliari, con finalità dissimulatorie, volte a ostacolare la tracciabilità dell’origine illecita del denaro; in questo modo il clan ha ottenuto utilità proficuamente “ripulite” da poter reimpiegare in investimenti immobiliari sul territorio italiano. Sono stati posti sotto sequestro anche il patrimonio immobiliare e le disponibilità finanziarie riconducibili all’amministratore della società immobiliare veronese, una cittadina albanese, e al coniuge – connazionale coinvolto in passato in reati in materia di stupefacenti e uomo di stretta fiducia dei fratelli a capo del gruppo criminale – in quanto gli stessi sono stati ritenuti, grazie agli accertamenti svolti, soggetti “a libro paga” del clan criminale albanese. Contestualmente al sequestro, sono state effettuate perquisizioni probatorie a carico dei soggetti principali e dei fiancheggiatori italiani, finalizzate a reperire ulteriori elementi di prova ad ulteriore sostegno delle ipotesi investigative.