Un confronto tra il coronavirus e le epidemie del passato – Sì, è una punizione divina. Si pensava già nell’Iliade La ricerca delle cause è una costante dei tempi di pandemia

A imperare sul mondo a suon di epidemie e pandemie sono dall’alba dei tempi virus e batteri. Sempre più veloci a espandersi, «gli agenti patogeni sono stati i primi grandi globalizzatori della storia dell’umanità». Non ha dubbi il paleopatologo Francesco Maria Galassi, professore associato presso il dipartimento di archeologia della Flinders University in Australia, che fa un confronto con il coronavirus e le epidemie del passato.

1 – La punizione divina
Il SARS-CoV-2 ha scatenato su internet tanti sedicenti predicatori online che si sono affannati a cercare corrispondenza tra la situazione di questi giorni e la Bibbia. Persino l’emittente cattolica Radio Maria ha inteso l’epidemia in corso come un avvertimento che arriva direttamente dalla Vergine di Medjugorje affinché i fedeli ritornino sulla retta via.
Con un salto indietro di 2.800 anni circa l’Iliade, ci mostra il campo acheo devastato da un’epidemia scatenata da Apollo, infuriato contro Agamennone, uno dei capi della spedizione, reo di aver mancato di rispetto a Crise, sacerdote dello stesso nume. Ira divina che si trasferisce nell’Antico Testamento della Bibbia. Quando, per punire il peccatore re Davide, «il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato. Da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del popolo» (secondo libro di Samuele, VI-V secolo a.C.). Poi arrivò il Gesù Cristo del Nuovo Testamento che guariva miracolosamente i lebbrosi.
Ma nel Medioevo ecco tornare il Dio cristiano vendicativo punire, sul modello veterotestamentario, i peccati umani con la malattia.
Conferma Galassi. «All’epoca l’eziologia della malattia era divina. E l’espiazione dei peccati, magari tramite la flagellazione, finiva per costituire la “terapia”. Le chiese strapiene di fedeli che andavano a pregare e a invocare il perdono di Dio, però favorivano enormemente il contagio». Così, non è un caso che i decessi per peste nella Milano del 1630 crebbero vistosamente il giorno dopo la processione dell’11 giugno. Descritta da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”, con la teca in cristallo contenente il corpo di San Carlo preceduta da «una lunga schiera di popolo».
(1 – CONTINUA)

Le grandi epidemie. Il passato che torna

Inizia oggi e proseguirà per tutta la prossima settimana, una nostra indagine, che vede coinvolta tutta la redazione, per andare a riscoprire e narrare le grandi epidemie che hanno segnato la storia dell’uomo.
Da sempre, in tempi diversi, ma fin dall’antichità, l’uomo è stato colpito da gravi malattie, spesos favorite da condizioni igieniche assai compromesse che hanno provocato milioni di morti.
Da oggi, comincia il nostro viaggio, che osserva il fenomeno da un punto di vista generale. La prossima settimana, ci soffermeremo in particolare sulle pandemie che da Giustiniano in poi, passando per la peste narrata dal Manzoni, poi dalla spagnola, dall’asiatica, per finire con la Sars e le altre del secondo millennio, ci hanno portato ai giorni nostri. I giorni del Covid 19.