«La rassegna ”Poeti sociali” ci ha fatto toccare con mano persone che sperano a dispetto dell’angoscia, diventando così creditori del futuro»: sono le parole del vescovo Domenico Pompili alla conclusione della seconda edizione (1°-5 ottobre 2025) di questo appuntamento voluto dalla Chiesa di Verona e promosso dalla Fondazione Toniolo. Intenso e molto partecipato l’ultimo giorno, iniziato con una doppia proposta liturgica a San Bernardino presieduta dal vescovo Pompili e la preghiera ecumenica al Tempio Valdese con lo stesso vescovo di Verona, la pastora valdese Laura Testa, la pastora metodista Cristina Arcidiacono, il padre ortodosso Leonardo Lenzi. Gli appuntamenti sono, poi, proseguiti in Gran Guardia: in tarda mattinata la presenza del giornalista Mario Calabresi, che come sempre ha saputo unire competenza, profondità e ironia. Dopo aver raccontato del suo recente dialogo con il card. Pierbattista Pizzaballa – a sua volta ospite di ”Poeti sociali” negli eventi di anteprima, con la preoccupazione che da tutte le parti si è lasciato spazio solo alle posizioni più estremiste ha detto: «Siamo in un tempo in cui si bruciano in fretta le cose, sui mezzi di comunicazione non c’è spazio per argomentare, per cui chi ha un pensiero o una situazione più complessa si ritrae». Riferendosi al suo ultimo libro Alzarsi all’alba (Mondadori) ha sottolineato: Siamo nell’era della comodità per cui tutto ci arriva agevolmente a casa e la parola fatica non è più detta. Ha perso ogni attribuzione positiva che un tempo aveva e come genitori crediamo che voler bene ai figli sia essere amici e togliere loro la fatica. C’è però un doppio problema: la fatica prima o poi arriva e il rischio è che in quel momento ci si senta sbagliati; senza la fatica non si possono conquistare cose grandi e ottenere risultati . Pensando al tema della rassegna e alle immagini di questi giorni ha aggiunto: «Ci sono segnali che ci parlano del desiderio di tornare a incontrarsi, a fare rete, a stare insieme, a partecipare: sono segni potenti di un cambio di paradigma rispetto all’individualismo e all’indifferenza». Dopo le testimonianze di poesia sociale raccolte da Lucia Capuzzi e Giovanni Ferrò, l’arte di Lia Beltrami, la cura per le persone e i morti dimenticati portata avanti da Cristina Cattaneo anche attraverso Labanof, è stato il momento della testimonianza di Diane Foley, mamma del giornalista Jim ucciso dall’Isis in Siria nel 2014. Nel pomeriggio si è parlato anche di leadership e impegno per il bene nel Forum AnimAzione con Jacopo e Silvano Petrosino, il vescovo Domenico Pompili, Carlin Petrini e padre Gaël Giraud. Gran finale con Ambrogio Sparagna e i Solisti dell’Orchestra Popolare Italiana che hanno fatto riflettere e cantare il nutrito pubblico con tradizionali laudi scritte da san Francesco o ispirate alla sua eredità spirituale. Con loro il poeta Davide Rondoni, presidente del Comitato Nazionale dedicato all’ottavo centenario della morte del Patrono d’Italia.



