Un patto per la crescita del Catullo. L’intervista a Mazzucco, presidente Cariverona Il numero uno della Fondazione, socio con il 3%: “Aumento di capitale? Aderiamo se c’è l’accordo su un piano di sviluppo altrimenti usciamo. Save in maggioranza? Non è un tabù”

11112022_FONDAZIONE CARIVERONA ©Daniela Martin

Togliere il piombo dalle ali

Un patto per far crescere l’aeroporto Catullo affinché diventi un vero protagonista del trritorio lombardo veneto, ricopra il ruolo che è racchiuso nelle sue potenzialità, altrimenti neppure l’appuntamento del 2026 per le Olimpiadi invernali sarà stata l’occasione del rilancio. E’ questo il senso della proposta arrivata dal presidente della Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco che ha scritto una lettera ai soci pubblici affinché si tenga al più presto un incontro per trovare un accordo e mettere a punto un piano di sviluppo e di rilancio. Così com’è ora la situazione, ognuno procede in ordine sparsoe il Catullo resta col piombo nelle ali.

“Save ok, ma Verona si deve svegliare. Se c’è un piano di sviluppo messo a punto dai soci pubblici bene, altrimenti vendiamo’’

Una lettera, anticipata ieri da La Cronaca di Verona, nella quale Mazzucco esterna tutto il suo malumore in qualità di socio per una situazione che non si vuole far uscire dal pantano, altrimenti non avrà senso continuare con la propria partecipazione nella società di gestione dell’aeroporto, scrive il presidente. Il quale, in questa chiacchierata con La Cronaca di Verona, spiega qual è il suo obiettivo “per far crescere il nostro territorio di riferimento e aiutare così la città e le imprese che hanno necessità di un aeroporto all’altezza delle sue potenzialità”. Attualmente la compagine societaria del Catullo vede Save, partner industriale, con il 43,4%, la Camera di commercio di Verona con il 18,8, la Provincia di Trento con il 14,2; la Provincia di Verona ha il 9,9%, il Comune di Verona il 4,6% e Cariverona il 3.
Presidente Mazzucco, ha avuto una risposta dai soci alla sua lettera? Per ora mi ha risposto il sindaco Tommasi che incontrerò domani sera per un confronto su vari temi tra cui il Catullo.
Da dove nasce il suo malumore? Dal ruolo di Save? No, assolutamente, Save sta facendo il suo lavoro, è un attore importante del panorama degli aeroporti e ha le competenze per fare bene. Il problema secondo noi è che dopo lo scioglimento di Aerogest, la società che raggruppava i soci pubblici, non è più stata presa alcuna iniziativa, e ogni socio pubblico procede in ordine sparso. A noi andare avanti così non interessa, serve una scossa per dire al territorio che deve occuparsi del suo aeroporto.
Una sveglia per chiamare tutti alle proprie responsabilità? Esatto. I soci pubblici hanno una responsabilità precisa e quindi devono preparare un piano di sviluppo per dire dove vogliamo andare con questo aeroporto Catullo e di conseguenza si devono trovare le competenze da inserire.
Altrimenti? Se non ci sarà un piano di sviluppo noi non ci impegneremo oltre perché verrà meno il nostro interesse, potremo vendere e investire diversamente le nostre risorse.
In primavera ci sarà l’approvazione del bilancio e l’assemblea dei soci. Pare ormai assodato che a fronte degli investimenti e di altre perdite sarà necessario un aumento di capitale. Ma chi potrà aderire? Ripeto, se ci sarà un piano di sviluppo preciso, tireremo fuori le risorse per le nostre quote e aderiremo. Noi tempo fa avevamo avuto contatti con un fondo australiano interessato a entrare, ma i soci non vollero ascoltare le proposte. L’ingresso di nuovi partner adesso ovviamente porterebbe nuovi equilibri e sarebbe difficile da gestire. Per questo i soci pubblici attuali devono giocare la propria partita e fare squadra anche con la Provincia di Trento per rafforzare il Catullo.
Save con un aumento di capitale potrebbe prendere la maggioranza assoluta. Questo finora è sempre stato un tabù. Lo è ancora? No, a certe condizioni.

“Il Catullo è il perno dello sviluppo”. Tra i temi aperti con il Comune, il ritorno di Palazzo Forti come museo d’arte moderna

Maggioranza assoluta a Save a quali condizioni? Andrebbe aggiornato l’accordo con il partner imprenditoriale Save. E dovremmo avere un piano di sviluppo serio affinché il Catullo sia un aeroporto utile per la società di Enrico Marchi. Voglio dire che per Save il Catullo deve diventare un aeroporto protagonista del territorio, non uno scalo da cannibalizzare ma sul quale investire per il Trentino, la Lombardia e il Veneto, con un cambio di approccio e di mentalità.
Ma ottenere questo è compito dei soci pubblic, no? Esatto, proprio per questo ritengo utile che si faccia sistema e si arrivi a un piano di rilancio e di sviluppo condiviso con il quale andare a confrontarci con Save. Che Marchi passi dalla maggioranza relativa alla maggioranza assoluta non mi pare un problema se saremo in grado di dare le nostre indicazioni sul Catullo che vogliamo. Con Marchi il nostro rapporto è costruttivo, ma dobbiamo far capire che la ripresa dell’aeroporto per noi rappresenta il perno sul quale far ripartire lo sviluppo di un vasto territorio che comprende tre regioni.
Sindaco e assessori sono andati in sopralluogo al cantiere del Catullo… Bene, un segnale di attenzione, ma è necessario guardare lontano e preparare un piano di crescita.
Quali altri temi sono sul tavolo con il sindaco? Sicuramente dobbiamo fare il punto sul futuro di Palazzo Forti. Era stato dato in comodato al Comune che però non lo ha mai utilizzato. Noi vorremmo riprenderlo per ciaprire il Museo di arte moderna e contemporanea grazie alla collaborazione del noto collezionista Giorgio Fasol.
I contenitori? Stiamo lavorando sia su Castel San Pietro che sul Capitanio. Vedremo… Restiamo dell’idea che per attirare turismo servono infrastrutture e quindi un buon aeroporto ricco di voli e con un efficace collegamento con la città che ora manca e servono alberghi di alto livello per un turismo di qualità come preede il piano Folin.
Ma anche l’università potrebbe essere un elemento di attrazione per la città e lei che è stato rettore lo sa bene… Certo e credo che si debba giocare per il Catullo una partita simile a quella impostata dal rettore Nocini con l’università di Trento e con Modena. Uno schema da condividere e che si muove lungo l’asse del Brennero. Il Catullo può essere l’aeroporto anche di una parte dell’Emilia. E per l’università ci stiamo adoperando: vorremmo trovare spazi adeguati a Veronetta da dedicare all’ospitalità degli studenti. Ci stiamo lavorando, se troveremo una soluzione per la Pia Opera Ciccarelli si potrebbe aprire qualche prospettiva nel complesso che abbiamo ristrutturato a Santa Toscana.

Maurizio Battista