Un viaggio alla scoperta di sé stessi. Fino al 10 gennaio la mostra Ancestral Art di Mac – Meglioranzi in corso Sant’Anastasia

Continua e resta aperta al pubblico fino al 10 gennaio 2026 Ancestral Art. A journey towards ourselves, organizzata da Mac Meglioranzi Art Collection, nella sua galleria con sede in Corso Sant’Anastasia 34, a Verona. Un viaggio alla scoperta di sé stessi, dunque, attraverso maschere e sculture dei popoli del mondo. A idearla è Tiziano Meglioranzi, consulente e perito legale per i Beni Culturali, collezionista, esperto e dealer di arte tribale, manufatti archeologici e tessili antichi, oggetti di design e arte contemporanea, uno dei tre fondatori di Artverona e direttore artistico della sua prima edizione. E ci racconta, attraverso questa preziosa collezione di manufatti venuti da lontano eppure legati, tutti, da un filo invisibile, oltre quarant’anni di cammino, ricerca e raccolta. «L’arte ancestrale non parla solo del passato, parla soprattutto di noi», scrive nella prefazione al volume dedicato alla mostra e fresco di stampa (Edizioni 03, ottobre 2025), rivelando la sua passione per l’art premier dei popoli d’Africa, Oceania, Alaska, Arizona e delle Americhe centrali e meridionali. «Ci sono momenti della vita in cui ci sembra di muoverci dentro una nebbia invisibile, in cui facciamo tutto come si deve, eppure le porte sembrano chiuse. Poi, all’improvviso, arrivano quei periodi in cui tutto scorre e ogni passo sembra sincronizzato con un ritmo misterioso, come se un vento gentile soffiasse alle nostre spalle, gonfiando le vele della nostra esistenza. Questo ci ricorda che non siamo soli in questo andare e venire. Prima di noi, i nostri antenati hanno cercato di raccontare queste forze invisibili attraverso miti, favole, simboli. Ed è qui che entra in gioco l’arte ancestrale. Un linguaggio, un codice, una mappa che ci parla di energie nascoste, di forze familiari che aspettano solo di essere risvegliate». Si viaggia, quindi, dall’arte precolombiana, un universo sacro che porta con sé un’intera e ben precisa visione cosmica, alle foreste lussureggianti della Nuova Guinea e alle isole del Pacifico, dove l’arte tribale è un’estensione della spiritualità e oggetti, sculture e pitture sono parti di un racconto collettivo che parla di origini, spiriti, antenati. Dal popolo Yupik, ai confini dell’Alaska, con le sue maschere che fondono tratti umani e animali, nate da visioni sciamaniche dove prendono forma le anime degli esseri viventi ma anche quelle degli elementi, dal ghiaccio al vento, percepite come divinità che proteggono; all’Africa, dove ogni scultura è uno strumento per entrare in contatto con un mondo invisibile e la saggezza degli antenati. E si arriva al sud ovest americano, tra i popoli indigeni Hopi e Zuni, nei loro canyon e nei deserti, dove un vasto pantheon di spiriti che danzano tra le nuvole e camminano tra gli uomini hanno le sembianze di delicate bambole di legno intagliato, regalate ai bambini non come giocattoli, ma come strumenti di insegnamento da trasmettere alle future generazioni. La miscellanea, così come il libro a essa dedicato, è quindi un viaggio tra culture apparentemente lontane, eppure unite profondamente da una stessa urgenza. «Questa arte», ricorda Meglioranzi, «intende raccontare il mistero, onorare chi è venuto prima di noi, risvegliare ciò che giace nel profondo dell’anima. Maschere, sculture, oggetti sacri non sono semplici opere d’arte, ma custodi di storie, poteri, identità». Oggetti, quindi, che simboleggiano un senso di appartenenza, e che ancora oggi riescono a ricordarci il profondo legame tra noi umani, la natura e il cosmo.

Rosa Fani