C’è un pittore che ha trattato in modo sublime il tema della Resurrezione di Cristo: è il Tiziano. E’ stato un artista innovatore che insieme a Giorgione e’ stato maestro della pittura tonale che è un modo di dipingere facendo emergere plasticamente tutta la composizione dal rapporto di tono dei colori, cioè graduando la loro reciproca luminosità, ed è la caratteristica appunto della pittura veneziana rinascimentale, di Giorgione e Tiziano in particolare. Tiziano Vecellio fu uno dei pochi pittori italiani che, avendo una propria bottega, stabilì contatti diretti con i potenti dell’epoca, suoi maggiori committenti. Rinnovatore della pittura ha lasciato opere alle quali s’ispirarono Velázquez, Rubens, Rembrandt e Goya. Tiziano anticipò le tecniche pittoriche di tutti i maestri che vennero dopo di lui, da Rubens fino a Delacroix. Può essere considerato il ritrattista principe del suo secolo. Il fondo scuro, già presente diventò il suo tratto distintivo, insieme alla naturalezza delle espressioni e alla libertà da schemi precedentemente adottati. Attento alla fisionomia più che ai sentimenti, dipinse l’abbigliamento dei personaggi ritratti con cura a volte ricercata (velluti, broccati, gioielli, armature), per rappresentare il potere incarnato in una persona, chiunque essa fosse. L’artista veneziano pur non avendo allievi, la sua lezione e i suoi colori hanno attraversato cinque secoli. Gradualmente nelle sue opere si vede come l’artista cercò un contatto più diretto e di una visione più reale, in cui i protagonisti sono animati da sentimenti tratteggiati con acutezza e vigore. Nel suo dipinto: La Resurrezione, 1520-1522, olio su tavola, 278×292 cm, Collegiata dei Santi Nazaro e Celso, Brescia che fa parte dal Politico Averoldi, chiamato così dal nome del committente Altobello Averoldi. Formato da cinque panelli che rappresentano (oltre alla Resurrezione di Cristo), Santi Nazaro e Celso con donatore, San Sebastiano, Angelo annunziante, e Vergine annunciata, l’opera crea novità nel rappresentare nella scena centrale l’iconografia della Risurrezione combinandosi con quella dell’Ascensione. Il Cristo viene rappresentato come trionfante e sfolgorante e sale la scala del cielo, impugnando il vessillo crociato come emblema del Cristianesimo. La sua e’ una figura, di straordinaria forza e bellezza inondata dalla luce che contrasta con lo sfondo della scena ancora coperta dalle tenebre della notte, a un’ora quando tutti dormono ancora, insieme ai soldati romani, dai quali uno solo, sveglio, è il testimone stupito dell’ascesa del figlio di Dio. L’opera rivela la volontà di Tiziano di «misurarsi con il plasticismo così intenso da ricordare l’esempio degli scultori classici greci». La sua opera inoltre attraverso il colore, il plasticismo della figura, e il chiaro scuro racconta la fede in Colui che è la vita nuova, la Luce, che squarcia le tenebre secondo il testo del Vangelo di Gv. 1,5: “…la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta…”
Tiziano Brusco