Vaccino anche a chi ha avuto il Covid? “Chi l’ha già avuto non si deve vaccinare, ha gli anticorpi. La precedenza ad altri”

«Chi ha già avuto il Covid non si deve vaccinare perché ha degli anticorpi naturali». Lo ha detto , direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, infettivologo del Comitato tecnico scientifico, intervenuto a «Radio anch’io». «Semmai si dovrà controllare il livello di anticorpi e quando questi dovessero scendere si può considerare una vaccinazione», ha spiegato Ippolito
Quando sembra sempre più vicina la meta dell’ immunizzazione tramite un vaccino, si apre il dibattito su chi dovrà riceverlo.
«Al momento è opportuno che chi ha avuto la malattia non si vaccini. Sarà opportuno farlo solo una volta che avremo dati su questo sottogruppo di soggetti. In ogni caso questi pazienti hanno una bassa priorità: è ragionevole supporre che siano protetti da una re-infezione o, almeno, dalle complicanze dell’infezione», ha dichiarato al Corriere Giuseppe Nocentini, immunofarmacologo dell’Università di Perugia, membro Società Italiana Farmacologia. Gli anticorpi che misuriamo con i test sierologici sul sangue possono decadere dopo qualche mese, significherebbe auto monitorarsi circa ogni tre mesi e decidere «da soli» se fare il vaccino anti Covid, una strada poco praticabile.
E tutti quelli che non sanno davvero se hanno avuto il coronavirus? «Ci sono due tipi di persone: chi ha avuto il Covid e lo sa e chi ha avuto il Covid ma non lo sa, perché l’ha preso in forma asintomatica. Circa metà delle persone che hanno fatto il Covid non sanno di averlo fatto, soprattutto in zone come la Lombardia – dice Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi» -. Dato che non faremo il sierologico a tutti quelli che vacciniamo, è ovvio che avremo una parte di popolazione vaccinata che ha già fatto la malattia. Non c’è alcuna evidenza immunologica per ora che chi ha avuto l’infezione naturale non si debba vaccinare, anzi potrebbe essere un potenziamento della risposta immunitaria.
La maggior parte dei vaccini prevede più dosi: potremmo considerare l’infezione naturale come la prima dose e quindi, dove sapessimo di una precedente positività al Covid, fare il primo vaccino come fosse la “seconda dose”, una volta sola».
Quindi chi è stato malato può chiedere di essere vaccinato «per essere sicuro»? «Io li vaccinerei. Certamente non avrebbero la priorità, come scelta dal punto di vista logistico, ma dal punto di vista immunologico non c’è nessun problema – ribadisce Abrignani -. Anche perché non sappiamo quanto dura l’immunità naturale e mi sembra più complesso andare a misurare gli anticorpi di chi ha fatto infezione, rispetto a vaccinare queste persone. Succede anche per le altre vaccinazioni, l’epatite B e altre infezioni. Il vaccino influenzale lo facciamo anche a chi ha fatto l’influenza».

“Sono in arrivo 202 milioni di dosi, ecco il motivo”

L’Italia si appresta ad affrontare la più grande campagna vaccinale di tutti i tempi, via maestra per sconfiggere il Covid.
Il vaccino verrà somministrato gratuitamente a tutti gli italiani, in tempi diversi a seconda della professione, dell’età e delle patologie.
A illustrare il piano alle Camere il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha snocciolato i numeri. A iniziare dalle oltre 202 milioni di dosi che il nostro Paese si è assicurato come opzione.
L’obiettivo per raggiungere l’immunità di gregge è vaccinare il 70% della popolazione, ossia qualcosa come 42 milioni di italiani. Tutte le domande e le risposte:

Perché allora 202 milioni di dosi? Per avere “una dotazione sufficientemente ampia per poter potenzialmente vaccinare tutta la popolazione e conservare delle scorte di sicurezza”, ha spiegato Speranza. “Con le conoscenze oggi a nostra disposizione è molto probabile che saranno necessarie due dosi per ciascuna vaccinazione, a breve distanza temporale.
Va inoltre ricordato che non vi è ancora evidenza scientifica sui tempi esatti di durata dell’immunità prodotta dal vaccino.
La scelta compiuta anche in questo caso è ispirata al principio di massima precauzione”.