Veneto spina nel fianco per la Meloni. Ma la corsa è ancora lunga e le elezioni regionali non sono state ancora indette

Si arriva a settembre e come previsto la questione del rinnovo della Regione Veneto è ancora in alto mare o se preferite nelle secche della laguna veneziana. Un film anzi una soap opera che al Festival del Cinema che si apre nei prossimi giorni a Venezia non andrebbe neppure fuori concorso: un cinepanettone dove tutti recitano a soggetto, improvvisano, rilanciano la palla sempre più in alto, in attesa come sempre dell’ultimo ciak. Quello che si terrà a Roma dove i leader Tajani, Salvini e Meloni decideranno attorno al tavolo il destino del Veneto. Con buona pace di quell’autonomia tanto invocata come bandierone elettorale e mai arrivata sul territorio. E appunto ora ci si chiede: qual è l’eredità che lascerà Zaia? La Pedemontana è un debito per le prossime generazioni, la sanità è sempre meno pubblica e sempre più privata, le liste d’attesa sono finite nel mirino del ministero, l’autonomia è su un binario morto (e di binari si occupa Salvini, sarà un caso?). Ma la Lega continua a esaltare il buon governo e a rivendicare ancora la presidenza, per questo Salvini caldeggia Alberto Stefani, suo delfino. Ma Fratelli d’Italia non mollerà facilmente la presa, visto che anche l’alleato Forza Italia, con Flavio Tosi, riconosce che la presidenza del Veneto spetta al primo partito, cioè Fdl che tra l’altro non ha la guida di alcuna regione del Nord. E Meloni o riesce a prendere il Veneto o in questo giro di elezioni regionali resterà a secco. Per questo continua il ping-pong stantio della politica d’agosto. L’ultima indiscrezione sarebbe che Zaia rinuncerebbe a una propria lista civica per candidarsi sotto la bandiera della Lega come capolista in tutte le province. Bene, ma c’è un particolare da sciogliere prima. La presidenza del Veneto. Perché candidarsi capolista per la Lega con un candidato presidente leghista ha un senso, fare il capolista della Lega con un candidato presidente di Fratelli d’Italia sarebbe tutto un altro scenario. Ma la partita del presidente verrà appunto decisa a Roma dai tre leader e viene confermato alla cronaca di Verona da più fonti che tutto è in alto mare. e allora perché Zaia farebbe il capolista? Secondo molti osservatori sia della lega che dei partiti alleati sarebbe il modo attraverso il quale l’attuale presidente potrebbe garantire l’elezione in Consiglio di una candidata donna a sua scelta per ogni provincia costruendo tandem ad hoc. Per esempio a Verona il tandem sarebbe Zaia-De Berti. E così nel nuovo Consiglio regionale potrebbe contare su una pattuglia di fedelissime. Motivo per cui molti consiglieri leghisti uscenti pensano già di andare altrove e trasferirsi in Fdl o in Forza Italia. Oppure, caso estremo, restare a casa e non partecipare a questo giro. “Ci sto pensando anch’io se fare a meno di candidarmi ormai vista la situazione”, riflette a voce alta Enrico Corsi, per esempio. Con una Lega che prenderà pochissimi consiglieri e quei pochi saranno probabilmente donne targate Zaia, gli spazi non sono molti. In questo quadro, i meloniani puntano i piedi per avere la guida del Veneto visto che la Lega ha anche Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Luca de Carlo e Raffaele Speranzon sono sempre i due nomi più accreditati, la composizione delle liste è in pieno fermento con la convinzione che il partito farà il pieno di voti e consiglieri. De Carlo ha fatto sapere in questi giorni che Fdl non rinuncia a nulla e che è pronto a governare i veneti e il Veneto. Ma la corsa è ancora lunga: le elezioni regionali non sono state ancora indette, la data potrebbe essere quella del 23 novembre, o la settimana precedente, domenica 16. Nel frattempo magari per Zaia spunterà un incarico di prestigio e alto profilo per cui tutto si risolverà. Ma non un incarico nel Governo: va ricordato che sono già stati sostituiti Sangiuliano con Giuli e Fitto con Foti e il presidente Mattarella ha detto chiaramente che un prossimo cambio di ministero comporterà per il governo Meloni la prova della fiducia in Parlamento. Insomma, la premier voleva rilassarsi in Puglia ma il Veneto è sempre una spina nel fianco. E la soap opera prepara nuove puntate.