Zaia tuona contro gli assembramenti del fine settimana. Si va verso un’Italia interamente rossa Il governatore: “In questo modo diventa una battaglia impossibile da vincere. Manca lo spirito di comunità della scorsa primavera. Vomitevole chi pensa che sia ‘il virus del vecchi’. Verona, tra le sette province, è maglia nera. Il sistema sanitario regge ancora, anche se c’è una certa pressione”. E poi: “Ora servono gli indennizzi”

Toh: i negozi sono aperti e la gente ci va. «La gente»: ce n’è troppa «in giro», strillano sui social gli stessi che sono in giro e che la fotografano, questa «gente». I sindaci, più per non dispiacere le ca­tegorie produttive (tanti po­tenziali elettorali), che per convinzione o e co­raggio, a­prono le ztl e, guarda un po’, i cittadini vanno a passeggiare in centro. Lo fanno soprattutto nel fine set­ti­ma­na ché, novità, tanta gen­te è libera dal lavoro, persino da quello “smart”. «In centro c’è troppa gente, assembramenti folli», sbottano gli am­ministratori pubblici, co­me fossero piovuti da Marte. Ci dicono che pos­­­siamo fare u­na cosa, in alcuni casi persino ci incentivano – Di Maio ce lo «permette» – noi la facciamo, ma poi ci ammoniscono che non an­dava fatta. Per fortuna – fortuna loro non certo no­­stra – ora ci penserà il go­verno a rimetterci tutti a­gli arresti domiciliari, così chi amministra i territori potrà di nuovo scaricare la colpa sui «politici del Palazzo». Il virus, oltre che i polmoni, ha intaccato parecchie teste. Sabato e domenica ce n’era di gente in città, a Verona. Tanta, ma non quanta cerca di farci credere chi non a­spetta altro che Conte blocchi di nuovo il Paese per scrollarsi i problemi. Ma ev­viva, Verona è la quarta città per qualità del­la vita! Quale vita? Ri­sto­ra­tori e ne­go­zianti hanno fatto i salti mortali per adeguarsi alle norme anti-Covid e poi sono stati chiusi, se non del tutto quasi. Camminiamo per stra­da tutti con le ma­sche­rine, salvo i soliti fessi, e alle 9 di se­ra dobbiamo correre a prendere l’auto per tornare a casa prima del coprifuoco. Finiamola di raccontare che la colpa del contagio è «della gente». La colpa è soprattutto di chi, sinistra, destra, centro, a Roma tanto quanto nei no­stri municipi non è riuscito a mantenere un senso della misura tale da far conciliare salute, lavoro e vita. Di più: nelle ultime ore il mi­nistro Boccia ha affermato che in questo momento il la­voro non può essere tutelato. D’ac­cordo, allora cambiate l’articolo 1 della Costituzione. «Ma di co­sa vi lamentate?», ci chiedono pro­vo­ca­toriamente. «La Mer­­kel ha chiuso la Germania!», ar­go­mentano. È vero, ma la Merkel indennizza di­ret­tamente sul conto corrente il 90% delle perdite. Noi stiamo a casa, va bene: voi ci mandate i soldi e ci abbassate le bollette? Per iniziare basterebbero quelle di luce, a­cqua, gas e spazzatura.

“Ho visto scene vomitevoli, uno schifo”

Zaia ha commentato anche l’ipotetico lockdown nazionale: “Indennizzi almeno al 60%”

“Ho visto uno spettacolo im­mondo: nonostante la crisi, il collasso della sanità, non si sono fermati i serpentoni ad Asiago, l’assalto alle città”. Luca Zaia è sbottato. Il presidente del Veneto, in conferenza stampa, si è con­centrato sugli assembramenti del fine settimana. “ll sindaco di Treviso ha do­vuto transennare la città ieri pomeriggio: ai varchi si sono contate 50 mila persone quando nel centro vivono in 8.500 e 80 mila in tutto il comune. E’ un mondo vo­mitevole – ha aggiunto – una cultura strisciante e non imperante secondo la quale questo è il virus dei vecchi e che se la vedano loro”. E ancora, Zaia: “Il divieto de­gli assembramenti non è per Dpcm, ma per una legge del 16 maggio scorso. Dovremmo fare un’ordinanza che impone questa legge? E poi, i controlli”, si è chiesto, “chi li deve fare? Alla luce di tutto quello a cui sto assistendo dico che è arduo vincere la battaglia. Non si può se manca la collaborazione dei cittadini”. Secco anche sulla denuncia del Pd del Veneto per gli obitori pieni negli ospedali di Treviso e Montebelluna: “Delle situazioni delle ca­me­re mortuarie non ne so nulla. Se muoiono, purtroppo, tante persone e la ca­mera mortuaria, come l’o­spe­dale, è ridimensionata per gli standard finisce che la camera mortuaria va in saturazione. Mi sembra anche comprensibile che se ci sono più morti dei po­sti disponibili, la camera mor­tuaria va in congestione”. Poi il governatore ha fatto il punto sulla situzione epidemiologica. “La pressione sanitaria in Veneto a causa del Covid c’è, ma la situazione è sotto controllo. Gli operatori stanno facendo un lavoro ciclopico. Le te­rapie intensive sono 17 in più rispetto al picco dell’1 aprile scorso (356 contro le 373), ma i ricoveri sono cresciuti di un terzo rispetto al numero massimo del 31 marzo: 2028 contro i 3267 di oggi. Verona è la maglia nera del Veneto – ha osservato Zaia – e avrà una contrazione del 30% sulle prestazioni ordinarie. Treviso ha meno posti in terapia intensiva tra quelli attivati, poi rimangono quelli da mettere in funzione. Belluno era in discesa e adesso ha ripreso a salire, Rovigo è stabile e Venezia ha virato verso il basso, Padova re­sta ai limiti della fascia 5. Tutte le Ulssl”, ha concluso, “sono nella parte alta della curva che, prima o poi an­drà giù. Per ora siamo riusciti a garantire le cure a tutti”. Lockdown in stile tedesco? “A quel punto però servirebbero i ristori. Non dico al 90% come ha garantito la Merkel, ma quantomeno al 60”.

Si va verso un’Italia interamente rossa

Il Governo sta rivedendo i piani, dopo gli assembramenti selvaggi “ammirati” ieri

Una sorta di lockdown con misure da consolidare e possibilmente estendere e rafforzare per tutto il periodo di Natale. È la richiesta avanzata, secondo quanto si apprende, dagli esperti del Cts che stamane hanno incontrato con il presidente del consiglio Giuseppe Conte e i capi delegazione. Si profila un’Italia “zona rossa”, almeno durante i giorni più “caldi” delle festività.

La necessità di una nuova stretta, è stato spiegato dai tecnici, è legata all’impossibilità da un lato di un controllo capillare del territorio e dall’altro a dati ancora «preoccupanti», con un’incidenza dei nuovi casi ancora troppo alta (nell’ultimo monitoraggio era di 193 ogni 100 mila abitanti, quando dovrebbe essere a 50 ogni 100 mila per poter garantire il tracciamento). L’Italia, hanno notare, ha anche un numero di morti giornaliero che supera quello della Germania – che ha però 20 milioni di abitanti in più -, e oltre metà del paese con le strutture sanitarie ancora sotto stress. Dunque, è la conclusione, «bisogna estendere le misure, altrimenti a gennaio saremo nei guai».

Occorre «serrare i ranghi per vincere un nemico invisibile che è ancora fra noi, questa battaglia richiede forte spirito di unità e leale collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, solida cooperazione internazionale per aiutarci l’un l’altro ad abbattere la circolazione del virus e pianificare un’efficace distribuzione vaccini nel 2021».
Il Cts sollecita una stretta dei provvedimenti anti Covid duarante le feste di fine anno. “Servono misure più rigide, estese a livello nazionale, per evitare che le vacanze di Natale si trasformino nella premessa di una devastante terza ondata a gennaio”, avrebbero ribadito gli esperti del Comitato tecnico-scientifico avrebbero ribadito al Governo nella riunione con il premier Conte e i capigruppo.Gli scienziati avrebbero ripetuto la contrarietà ad allentare le restrizioni, in particolare gli spostamenti tra Comuni, sottolineando invece la necessità di stringere le maglie nei giorni più a rischio delle ferie natalizie, specie dopo le immagini degli assembramenti di ieri nelle città italiane.

I numeri, è il ragionamento dei tecnici, non consentono rilassatezze e sono ben diversi da quelli che si registravano all’inizio dell’estate, quando le riaperture trovarono una curva epidemica ridotta ai minimi termini. Oggi che l’incidenza è ancora altissima, 193 casi per 100mila abitanti (quando la soglia ritenuta di rischio è 50), e il tracciamento dei contatti è di fatto saltato da due mesi (senza contare un sistema sanitario ancora sotto stress), non è pensabile, secondo gli esperti, dare il segnale di un’apertura generalizzata che renderebbe oltretutto impossibile, come si è visto ieri, il controllo capillare in vie e piazze, nonchè sui mezzi pubblici per evitare sovraffollamenti.
Quindi è prevedibile un nuovo dpcm che impedisca le folle oceaniche viste ieri in tutte le città italiane. La serrata potrebbe scattare da domenica prossima.