Funziona la transizione digitale. Ma l’inclusione è molto scarsa. Quest’ultimo dato fa perdere alla città ben 9 posizioni. E così in Veneto ci restano dietro soltanto Treviso, Vicenza e Rovigo
Verona non è una città smart city: nella particolare classifica delle città “intelligenti”, rispetto al 2022 perde nove posizioni scendendo dal 29° al 38° posto su 109 città italiane prese in esame, con una forte criticità in particolare nell’inclusione sociale e nell’attrattività.
In Italia le città più smart sono Bologna, Milano e Torino. A dirlo è la classifica dell’EY Smart City Index 2025, che determina i 10 centri urbani italiani più “intelligenti” sulla base dello sviluppo in termini di transizione ecologica, transizione digitale e inclusione sociale. Stilata a partire da 109 città capoluogo nel nostro Paese, la classifica conta anche Venezia, Roma, Trento, Cagliari, Modena, Reggio Emilia e Firenze.
Lo Smart City Index è composto da un totale di 323 indicatori, che coprono tutti gli aspetti relativi alle Smart Cities. Dopo la pandemia, le città hanno compreso l’importanza di essere a misura di persona, per cui gli aspetti «human» hanno assunto maggiore importanza.
Conseguentemente sono stati aggiunti nuovi indicatori: da un lato rafforzando la misurazione dei comportamenti ecologici e delle competenze digitali dei cittadini; dall’altro aggiungendo diversi indicatori nell’area dell’«inclusione sociale», proprio per cogliere queste nuove esigenze.
Gli indicatori sono stati suddivisi in due macro-categorie: Readiness (le iniziative e gli investimenti pubblici e privati degli stakeholder, al fine di rendere disponibili infrastrutture e servizi) e Comportamenti dei cittadini. Queste due componenti vengono analizzate lungo tre ambiti: Transizione Ecologica, Transizione Digitale e Inclusione Sociale, considerati gli assi fondanti della trasformazione urbana. Nei due parametri della transizione, Verona si piazza bene per cui potrebbe collocarsi tra le prime 37 ma è l’ultimo parametro, quello dell’inclusione che è molto scarso, al pari delle ultime città della classifica. Il dato finale è appunto il 38° posto che significa una perdita di nove posizioni.
A livello veneto, Verona è preceduta da Venezia che sale al quarto posto assoluto tra città smart guadagnano cinque posizioni, da Padova che è quindicesima e da Belluno che si piazza al 36° posto scalando ben 33 posizioni (era al 69° posto nel 2022).
Più indietro di Verona troviamo Treviso 42ma, Vicenza al 52° posto e in coda Rovigo al 105° posto con tutti i parametri negativi.
L’iniziativa, promossa dalla Commissione Europea, mira a coniugare estetica, sostenibilità e inclusività, ispirandosi ai principi del movimento Bauhaus del XX secolo. Il New Bauhaus europeo si propone di creare spazi urbani che siano non solo funzionali, ma anche belli e accessibili a tutti i cittadini, promuovendo un nuovo modello di sviluppo urbano che risponda alle sfide contemporanee. La rigenerazione urbana secondo il New Bauhaus si basa su tre pilastri fondamentali: sostenibilità ambientale, inclusione sociale e qualità estetica.
Soluzioni innovative per l’ambiente. Non è buona neppure la copertura di alberi rispetto alla superficie dell’intera città
Questo approccio integrato prevede l’adozione di soluzioni innovative per ridurre l’impatto ambientale delle città, come l’uso di materiali ecologici, l’efficienza energetica degli edifici e la creazione di spazi verdi. Allo stesso tempo, si pone l’accento sull’inclusione sociale, garantendo che i progetti di rigenerazione siano accessibili e benefici per tutte le comunità, comprese quelle più vulnerabili.
Il «New Bauhaus» è un’opportunità per ripensare le città europee in chiave sostenibile, inclusiva e bella.
Ma questa non è l’unica classifica nella quale Verona non brilla. Secondo la ricerca dell’European forest institute (Efi), l’organizzazione internazionale di ricerca in ambito forestale, su dati dell’European environmental agency che analizzano le città europee con più di 50mila abitanti, Verona non entra nelle prime 50. Savona invece è la prima città d’Europa per ‘tree coverage’, cioè la copertura di alberi rispetto alla superficie della città. Tra le altre italiane, Molfetta che rientra nella top 10, Roma al 22esimo posto tra le capitali europee. Sul podio, subito dopo Savona, Baia Mare in Romania e la svedese Umea. Nella top 50 per tree coverage ci sono 11 italiane; tipo Bisceglie (14esima posizione), Bitonto (15esima) e Avellino (16esima), La Spezia (19esima), Lecco (21esima) e Trento (22esima), poi Terni (30esima), Bolzano (34esima) e Livorno (49esima). Tra le capitali europee è Oslo a capeggiare, seguita da Berna e poi Lubiana.
Smart city e copertura arborea: i dati fotografano una situazione che è frutto di quanto è stato fatto o non è stato fatto in precedenza. In definitiva, c’è molto da lavorare e soprattutto c’è molto da recuperare. Probabilmente si sta anche facendo tanto, tra cantieri e piantumazioni e inclusività sociale (ma per l’attrattività c’è sempre il nodo dell’overtourism), però per i risultati si dovrà attendere qualche anno. MB