Verona: la seconda patria di Dante. Parla la presidente della Società “Dante Alighieri’’ Buoninconti: “Dovremmo essere grati di aver ospitato un personaggio di così spessore’’

SCOPERTURA STATUA DI DANTE Foto di Renzo Udali

Le Arche Scaligere, la Chiesa di San Fermo, Sant’Elena sono solo alcuni dei luoghi che hanno interessato il soggiorno di Dante a Verona. Quanto vengono valorizzati e quanto sono conosciuti dai turisti? Verona, in quanto città dantesca, è riconosciuta a livello mondiale solo dai più eruditi o anche da chi decide di visitare la nostra città per il weekend? Di questa è di altre criticità riguardanti la figura del Sommo Poeta abbiamo parlato con la presidente della Società Dante Alighieri Maddalena Buoninconti.

Dante e Verona, un rapporto che viene sviscerato in diverse opere del Sommo Poeta, tra cui la Divina Commedia. Ad oggi a Verona come si potrebbe valorizzare questa relazione? La relazione tra Dante e la nostra città credo sia importante perché ha lasciato un’impronta che ha reso Verona nota in tutto il mondo. Per il Poeta Verona è stata una seconda patria se consideriamo che, durante le sue due visite, è riuscito ad instaurare un rapporto amicale basato sul rispetto e sulla condivisione, sia con la città stessa, sia con Cangrande. Ciò che Dante ha trovato a Verona non l’ha trovato nemmeno nella sua vera patria e dunque per valorizzare questo rapporto dovremmo noi, in primis, conoscerlo in quanto essere umano che ha basato il suo soggiorno qui su una relazione reciproca di “dare e avere’’. Finché la nostra città non si rende conto della fortuna che ha avuto nell’accogliere un personaggio di così spessore non sarà mai facile rafforzare questo tipo di relazione. Il Poeta vive tutt’ora nelle pietre della nostra città dove ha prodotto molto dal punto di vista intellettuale. Dante ha amato Verona e Verona, con Cangrande della Scala, ha amato Dante.

Per rinvigorire il rapporto tra Dante e una di quelle città che l’Enciclopedia definisce dantesca, sono stati pensati percorsi ad hoc per rivivere i luoghi che hanno influenzato la sua scrittura. Quanto vengono apprezzate dai turisti queste iniziative? Dai turisti, purtroppo, queste iniziative vengono apprezzate molto poco perché non sono considerate come esperienze di godimento e ampliamento della propria cultura personale. Queste iniziative, inoltre, non sono né sponsorizzate né preparate adeguatamente per poter dare un’offerta al turista completa. Dal mio punto di vista i percorsi danteschi dovrebbero essere considerati, in primis, dai giovani che con il loro spirito e con le loro idee potrebbero godere di questa esperienza. Avevo immaginato di fare lezione con i ragazzi sulla Divina Commedia per farla interpretare proprio a loro, per avvicinarli a Dante nel modo più intimo possibile. Spero, un giorno, che questo sogno si possa realizzare.

Come presidente della Società “Dante Alighieri’’ che sensibilità si aspetta da turisti di ogni età e provenienza nei confronti dei luoghi danteschi? Sono convinta che se i turisti fossero informati del percorso di Dante a Verona ne sarebbero entusiasti, a partire dalle Arche Scaligere, Sant’Elena, la chiesa di San Fermo e, oltre a scoprire il luoghi in cui ha vissuto, scoprirebbero anche dei luoghi magnifici della nostra città. La cosa importante però è istruirli, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni e delle guide turistiche. Se passeggiando per Verona si toccassero anche i luoghi danteschi si coglierebbe maggiormente la totalità dell’offerta culturale della nostra città.

Dante è una figura universale che parla all’uomo di oggi di qualsiasi età, e questa unicità si è ben manifestata nella mostra “Il mio Purgatorio. Dante profeta di speranza’’ che si è svolta a Castel San Pietro coinvolgendo studenti di diverse scuole. Qual è stata la chiave di questo successo? Come “Dante Alighieri’’ abbiamo dato il patrocinio a questa manifestazione. Questi eventi, a mio parere, avvicinano la figura di Dante alle nuove generazioni che, libere da preconcetti, riescono a captare le informazioni che ricevono senza giudizi o interferenze. I giovani di oggi hanno un bagaglio culturale enorme rispetto alle generazioni precedenti, sono tecnologici e all’avanguardia e hanno sicuramente una marcia in più.

Dante, all’interno della mostra, è diventato addirittura un robot inclusivo, rendendo il percorso accessibile a tutti. Quanto è importante rendere avvicinabile la figura del Poeta anche a chi conosce meno la sua storia? Questo è un passaggio fondamentale. Io sono un’amante di Dante fin dalla scuola, anche se spesso mi sono chiesta se la triade di Inferno, Purgatorio e Paradiso potesse realmente esistere. Studiare Dante e parlarne per me è bellissimo e per questo anche di recente abbiamo pubblicizzato un libro su Dante di Alessandro Bonomi che mi piacerebbe invitare al più presto a Verona. Gli eventi in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante hanno lasciato qualche segno o è stata un’occasione persa per la città? Hanno sicuramente lasciato un segno per la città, in quell’arco di tempo hanno reso viva la figura di Dante anche solo per chi non lo conosceva o per i più giovani. Le iniziative in cantiere erano tante e per quanto mi riguarda vorrei che per altri settecento anni si continuasse a celebrare la sua figura.

Francesca Brunelli