E’ stato sottoscritto l’accordo di collaborazione tra Comune di Verona, approvato dalla Giunta su proposta della vicesindaca e assessora alla parità di genere, Barbara Bissoli, e la Casa Circondariale di Montorio, alla presenza del Garante delle Persone Detenute, don Carlo Vinco, per l’attivazione ad opera del Centro N.A.V. – Non Agire Violenza dei Servizi Antiviolenza del Comune di percorsi psicoeducativi rivolti agli uomini detenuti, condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari e conviventi e per atti persecutori per i quali sia stato formulato un programma di trattamento individualizzato con finalità di recupero e di sostegno a carico del sistema penitenziario. Con questo accordo, il Comune di Verona intende partecipare attivamente all’azione rieducativa degli uomini condannati per reati di violenza di genere, tramite il servizio del Centro N.A.V, coordinato dal dott. Filippo Saccardo, dipendente comunale, impegnandosi a svolgere attività di sostegno psico-educativo presso gli spazi individuati dalla Direzione del Carcere, in diretto contatto informativo con questa e con gli operatori penitenziari e partecipando alle riunioni periodiche del Gruppo allargato di Osservazione e Trattamento (G.O.T.), così come disciplinato dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria al fine di discutere il percorso intrapreso dalla persona detenuta e di confrontarsi, attraverso un lavoro ”di rete”, sull’andamento del programma di recupero. Il percorso offerto dal Centro N.A.V., che prevede una durata indicativa minima di n. 60 ore nell’arco temporale di almeno n. 12 mesi con gruppi di massimo 8 persone, è proposto ai detenuti per i quali sia stata predisposta l’Osservazione scientifica della personalità attraverso un intervento psicoeducativo individuale e di gruppo che mira a responsabilizzare la persona riguardo agli atti violenti commessi e a stimolare una riflessione sulle conseguenze del reato. «Considerato che sono reati particolari dichiara la Direttrice dott. Maria grazia Bregoli perché sovente nascono all’interno del contesto familiare, è assolutamente importante attivare dei percorsi che possano aiutare il detenuto condannato a ritornare positivamente non solo all’interno del contesto sociale ma soprattutto all’interno del contesto familiare, garantendo il benessere psicofisico anche di tutti i componenti della famiglia e giovando, quindi, anche con riferimento alla prevenzione della recidiva». «Abbiamo ha detto la vicesindaca Barbabra Bissoli – raccolto l’input di portare in carcere l’esperienza e la competenza dei Servizi Antiviolenza comunali emerso dal Tavolo del Carcere, istituito presso il Comune, coordinato dalle assessore Luisa Ceni e Stefania Zivelonghi e partecipato anche dal Garante dei Detenuti, offrendo con questo innovativo accordo una risposta convinta al bisogno rappresentato; questo accordo si è reso possibile grazie al percorso di ristrutturazione interna dei Servizi Antiviolenza avviato dalla nostra Amministrazione e oggi arrivato a buon punto.»