Addio a Meante, fece grande il Salvi Il presidente Zerbini: “Con Sergio Biasi ha formato una coppia di terzini eccezionali”

Il tamburello veronese ha perso uno dei grandi protagonisti del “vecchio’ Salvi. Walter Meante, terzino terribile, spauracchio per gli avversari.
Così lo ricordano tutti e così lo ha voluto ricordare Luciano Zerbini, oggi presidente del Salvi.
“Con Sergio Biasi (negli anni degli scudetti 67-68) formava una coppia di attaccanti eccezionale…la migliore di quel periodo.
Walter aveva innata grande velocità e altrettanto grande senso della posizione; tali doti, unite al suo tiro “mancino” non permettevano recuperi agli avversari…la pallina dopo aver oltrepassato la riga di mezzo, non rimbalzava più…”15 per il Salvi!”
Il Salvi, il campo dei Salvi, è stato il suo amore sportivi. Per anni con la mitica “500 giallina targata Milano MI-K” ha fatto la spola da Milano, dove risiedeva, ogni domenica solo per giocare sul campo di casa.
Walter ha messo poi la sua esperienza a disposizione dei giovani che si affacciavano a questa pratica sportiva; si è inserito nella squadra dei giovani quali: Flavio Bertagnoli “Bomba”, Roberto Perina, Rolando Mazzi, Orfeo e Giorgio Biasi…
Walter nel mondo del tamburello era “el Macia”…questo nomignolo gli è stato affibbiato durante una delle innumerevoli sfide della domenica mattina, quando ogni occasione era valida per disputare delle vere e proprie battaglie tamburellistiche, che, oltre il gioco, comprendevano anche bonarie prese in giro. In una di queste sfide Walter si è posto a giocare a fondocampo e dopo oltre tre ore di gioco ha commesso il primo fallo: la pallina uscita di un niente, subito è scattato il paragone con Luciano Policante “el Macia (per un ciuffo di capelli bianchi)” famosissimo per il suo “tegnar de conto”; a Walter è piaciuto fin da subito questo nuovo soprannome e da allora è diventato “el Macia dei Salvi”.
Ora se ne è andato in silenzio senza disturbare; troppo presto; troppo poco tempo dopo suo fratello Gianni. Li vogliamo pensare insieme, a guardare sorridenti il batti e ribatti dei colpi di tamburello sul loro campo, quello dei Salvi”.