E’ alla Virtus l’Islanda di Hallfredsson “Convinto dal mister e dal suo progetto. L’Hellas? Come vino mi ricorda l’amarone...”

Emil, a 37 anni hai ancora voglia di metterti in gioco: che cosa ti ha convinto della Virtus?
Sono contento, il calcio è la mia passione e senza giocare non riesco a stare. Sto bene e ho una grande voglia di dare il mio contributo alla Virtus, ho sensazioni positive, penso che potremo toglierci delle belle soddisfazioni assieme.

L’obiettivo di questa stagione?
Lottare per un posto nei play off e poi giocarcela a viso aperto con chiunque, senza paura. Per quanto mi riguarda, poter giocare con continuità e dare il mio contributo alla causa.

Com’è stato l’approccio nello spogliatorio, con i compagni e col mister?
In spogliatoio cerco di portare la mia esperienza e di essere un esempio, ho già iniziato a rompere le scatole ai più giovani, ci tengo molto ad essere una chioccia da cui possano imparare. Mister Fresco mi ha convinto a sposare questo progetto della Virtus, ha fatto molto per questa società negli anni e la sua voglia di fare ancora di più mi ha convinto ad accettare.

Un ritorno gradito inquesta città che per te è stata molto importante…
Assolutamente si, ho comprato casa qui a Verona. Con mia moglie Asa, molto attiva sui social ed in collaborazione con una nota cantina locale, abbiamo avviato una attività di export verso l’Islanda di prodotti enogastronomici di qualità del territorio, molto graditi nella nostra Isola. Abbiamo creato il nostro marchio, “Oliva”, col quale produciamo olio da esportare, tutto molto apprezzato nel nostro Paese.

Quali sono i ricordi più belli in maglia gialloblù?

Sicuramente la promozione in serie A del 2013, fu una gioia immensa. Fu un grande piacere riscattare la mancata promozione della precedente stagione, quando perdemmo la semifinale play off col Varese e poter così tornare a giocare in serie A.

Tu e Mandorlini, un legame fortissimo, ripreso l’anno scorso a Padova…
Al mister devo moltissimo, mi ha fatto crescere tanto e assieme abbiamo centrato le due storiche promozioni in tre anni che hanno riportato in A il Verona. E pensare che i primi tempi abitavamo entrambi nello stesso palazzo in Veronetta, io al piano sopra e lui sotto; il Lunedi era meglio non incrociarlo sulle scale quando avevo giocato male (ride).

Sei un esperto di vini: il Verona di oggi quale vino ti ricorda?
Ormai ho esperienza coi vini vivendo da tanto qui (ride): Il Verona è come l’amarone, un classico intramontabile. Conosco mister Tudor è una persona preparata, un allenatore davvero competente. Lo capii subito ad Udine, non mi sorprende che abbia risollevato così bene la squadra dalle difficoltà iniziali.

Il tuo futuro? Pensi al ritiro?
Sinceramente no. Per il momento penso a portare avanti la mia passione giocando e divertendomi, unendo all’attività calcistica quella imprenditoriale con mia moglie, poi per l’avvenire si vedrà. Ma una cosa è certa: il mio futuro lo vedo ancora nel mondo del pallone.

Riccardo Sasso