A bordo la musica, ma il Titanic affonda Gli oscuri presagi e un varo mai fatto: nessuna bottiglia di champagne prima del via

«A me pare che tutti questi signori della White Star Line siano estremamente arroganti. Basta guardare il nome della nave: Titanic. Ma, è forse sfuggito loro che i titani della mitologia greca, credendo di essere più potenti degli Dei, furono gettati negli oscuri abissi del Tártaros?».
Scriveva così sul suo taccuino il famoso giornalista Williams Stead, che di lì a pochi giorni si sarebbe imbarcato sulla 1ª classe del Titanic, per il suo primo e ultimo viaggio, quello inaugurale.
La storia del Titanic, il transatlantico più famoso e sfortunato del mondo, la consociamo tutti. Cosa meno nota invece, è come questo celebre incidente nautico sia costellato di fatti, antefatti e misfatti che diedero vita ad un vero e proprio domino.
La prima tessera del nostro domino parte a Ilulissat, in Groenlandia. Nella baia di questa città, nella primavera del 1909 un enorme iceberg di 1km di ampiezza si staccava dal fiordo e iniziava il suo viaggio verso l’oceano. La seconda tessera invece, va posizionata a più di 4500km di distanza, a Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord. Quella stessa primavera nel cantiere navale della Harland and Wolff veniva costruita la più grande nave del mondo: il Titanic.
Lunga 269 metri, larga 29, con un’altezza che dalla chiglia ai fumaioli contava 52 metri e dotata di attrezzatura radio fornita dalla ditta Marconi, aveva una capienza di 3.547 persone, oltre che 7 ponti, 3 ascensori, 34 suite, piscine e palestre. Poteva inoltre raggiungere una velocità di crociera di 48km/h, contro i normali 39km/h.
Nella mattina del 31 marzo 1911 il Titanic veniva solennemente varato in modo del tutto eccezionale. Nessuna bottiglia di champagne venne spaccata sulla sua prua. «Un gesto carico di antiche superstizioni», dichiaravano i proprietari della società di navigazione. Intanto, l’iceberg natio di Ilulissat navigava a 19km/h verso Terranova.
Durante la fase finale di costruzione, nel cantiere scoppiò un incendio che danneggiò in maniera irreparabile alcune assi sotto la linea di galleggiamento, che vennero poi sostituite e rattoppate con rivetti di bassissima qualità. Sistemato alla meno peggio, la mattina del 3 aprile 1912 il Titanic arrivò in pompa magna al molo di Southampton. Ma l’ennesimo problema era pronto a presentarsi.
In quei giorni l’Inghilterra era scossa da violenti scioperi dei minatori. Rifiutandosi di estrarre altro carbone se prima non fossero state garantite loro condizioni di lavoro più umane, il Titanic rischiava di non partire. Non c’era abbastanza carbone per riempire le enormi stive della nave, e la White Star si vide costretta ad acquistare a prezzo maggiorato il carbone di tutte le navi nel porto, prosciugando le loro scorte e costringendo i passeggeri di quelle navi a vendere i loro biglietti per comperarne di nuovi per il Titanic.

A mezzogiorno del 10 aprile 1912, venerdì di Pasqua, il Titanic lasciò Southampton, ma dopo soli 300 metri rischiò una collisione con una nave ormeggiata poco distante. Molti dei passeggeri lo presero come un funesto presagio e nelle due tappe successive per il carico della posta, in Francia e in Irlanda, una trentina di persone scesero dal Titanic senza nemmeno chiedere il rimborso. Quale occasione: i biglietti resi furono messi in vendita nei due porti e si, andarono a ruba.
Compiaciuto, il commodoro Edward John Smith ordinò di mettere i motori al massimo.
Ora solo 3.500 km dividevano il Titanic dall’iceberg che l’avrebbe fatto colare a picco.
Da questo momento in poi, la sequela di errori commessi è inenarrabili. I marconisti, oberati di inutili telegrammi da spedire ai parenti dei ricchi passeggeri, ignorarono le segnalazioni di molte navi sulla loro stessa rotta, come la Baltic, che intorno alle 20:00 del 14 Aprile li avvisava della presenza di grandi banchi di ghiaccio nei successivi 400km. Alle 23:00 il mercantile Californian, a soli 16 km dal Titanic, presegnalava un pericoloso campo di iceberg. ll marconista del Titanic, indaffarato ad inviare i telegrammi dei passeggeri, rimproverò l’operatore del Californian per averlo interrotto, e gli staccò la linea.
Alle 23:40, le vedette Frederick Fleet e Reginald Lee, sprovvisti di binocoli, videro ad occhio nudo un gigantesco iceberg proprio davanti a loro.
Quello che successe dopo è storia. L’iceberg sventrò parte della fiancata del Titanic, proprio quel lato rattoppato l’anno prima. Due ore dopo l’impatto, il Titanic aveva imbarcato almeno 25milioni di litri d’acqua e buona parte della prua era sommersa. In 2 ore scarse, si sarebbe inabissato. Dei 12 compartimenti stagni, la nave sarebbe potuta rimanere a galla con 4 di questi completamente allagati. Lo squarcio nella chiglia però ne allagò per intero 6.
La poppa, ormai sollevata quasi in verticale con le eliche scoperte, fu l’ultima visione dei superstiti. Di lì a pochi minuti, il transatlantico si sarebbe spezzato, per sprofondare per sempre nelle gelide acque dell’Atlantico.
Quella notte morirono 1.523 persone. Solo 705 si salvarono. L’affondamento del Titanic ha segnato la fine di un’era, il sogno infranto della Belle Époque. Ricchi, borghesi e poveri di ogni nazionalità risucchiati nell’abisso più nero assieme a tutti i loro sogni. L’uomo aveva fallito. Il Titanic concluse la sua storia con solo 4giorni, 17h e 30minuti di navigazione.
La storia del Titanic tuttavia può ancora insegnarci qualcosa: l’arroganza umana fine a sé stessa sarà sempre promotrice di imprese fallimentari.

Vanessa Righetti