Acquapark alla Spianà bocciato dalla Giunta Previsto un lago artificiale di 3,6 ettari. Il no dei lettori. Massignan: “Metodo sbagliato”

Il progetto per un Acquapark alla Spianà di cui abbiamo dato notizia in esclusiva ieri sulla Cronaca di Verona è stato bocciato dalla Giunta di Palazzo Barbieri. Presentato da uno studio professionale in rappresentanza del gruppo Calzedonia che fa riferimento all’imprenditore Sandro Veronesi, la proposta è stata subito stoppata perché non presentava criteri sostenibili per l’area della Spianà. In particolare era proposto un lago artificiale di 3,6 ettari e avrebbe richiamato migliaia di persone costringendo a costruire nuove strade. Molti lettori contrari.

La Giunta di Palazzo Barbieri ha bocciato sul nascere il progetto di Acquapark presentato per l’area della Spianà di cui la Cronaca di Verona ha dato ieri la notizia in esclusiva. La proposta è stata presentata al Comune da uno studio professionale in rappresentanza del gruppo Calzedonia che fa riferimento all’imprenditore Sandro Veronesi che guida l’impero dell’intimo e Signorvino. Il progetto, che ha subito scatenato moltissimi commenti contrari anche sul nostro sito e su Facebook, prevedeva una sorta di parco divertimenti in piena città, nell’area tra San Massimo e lo stadio bentegodi, a vocazione sì sportiva ma non certo attrezzata per un impianto del genere, che sarebbe stato il primo in Italia. La Giunta ha esaminato la proposta stoppandola subito per molti motivi. Innanzi tutto era previsto un lago artificiale da 3,6 ettari, con uno spreco di acqua che in questa fase storica è apparso assolutamente fuori luogo. L’impatto delle strutture ha fatto il resto, insieme con i problemi eventuali di traffico, dal momento che un simile attrattore di turisti e veronesi avrebbe comportato la necessità di costruire nuove strade di accesso per migliaia e migliaia di visitatori. Tantissime le proteste dei nostri lettori che hanno sottolineato vari aspetti: “Abbiamo le piscine in via Galliano che sono inguardabili…e tutto abbandonato”. Sarebbe infatti il caso di investire nella sistemazione di quegli impianti a beneficio di tutta la cittadinanza, per esempio. Un altro lettore infatti chiede di dare “Precedenza al recupero di Via Galliano!”, mentre altri sottolineano il periodo di siccità e scarsità di acqua che mal si concilia con un progetto a grande utilizzo di oro blu. E poi tra i lettori tanta preoccupazione per l’eventuale traffico mentre i problemi da risolvere alla Spianà sono ben altri a cominciare dal sottopasso ferroviario. E in ogni caso la Spianà “deve restare un polmone verde”, dicono i lettori. E tra questi c’è anche Giorgio Massignan, per 30 anni presidente di Italia Nostra, già assessore all’urbanistica che commenta: “Ho letto su “La Cronaca di Verona” le due proposte arrivate alla Giunta di un parco acquatico alla Spianà e di un centro polifunzionale nell’area delle ex Cartiere Verona”.“Innanzitutto, ritengo sia è necessario bloccare un modo di procedere che si basa sulle richieste di privati”, afferma, “spesso totalmente estranee ad un metodo di pianificazione urbanistica organico che dovrebbe seguire una ben precisa idea di città. Gli investitori privati dovrebbero attenersi alle disposizioni urbanistiche definite dall’Amministrazione comunale e non sostituirsi alla stessa. Per quanto riguarda la prima proposta, credo che dovrebbe essere approvato il progetto del compianto architetto Arrigo Rudi di un parco sportivo tra aree verdi piantumate.Viceversa, un parco acquatico alla Spianà significherebbe annullare la possibilità di spostare in quella zona i vari edifici e strutture sportive che impediscono la corretta lettura delle nostre mura magistrali. Per la seconda proposta relativa all’area dell’ex Cartiera di Verona, reputo che si dovrebbero realizzare le destinazioni d’uso che la nostra città ha più bisogno e tra queste non c’è quella commerciale. Concludo sostenendo che la corretta pianificazione urbanistica andrebbe realizzata con la partecipazione degli esponenti della società civile, analizzando i bisogni della collettività e le opportunità che offre il territorio e solo dopo queste valutazioni oggettive, definire l’uso del suolo. Certamente non accettando le varie richieste degli investitori privati”.