Adesso Dal Moro gioca a tutto campo "Dobbiamo far ripartire l'economia, abbiamo una grande occasione: sfruttiamola !"

Gianni Dal Moro è il parlamentare veronese di maggiore esperienza nazionale. Negli ultimi anni è stato impegnato sul piano legislativo e politico sui temi economici e finanziari. E’ stato capo della segreteria politica di Enrico Letta, segretario organizzativo nazionale del Pd, punto di riferimento dell’area riformista veneta.
Imprenditore veronese che non ha mai smesso di intervenire su Verona sui principali dossier economici e finanziari della città.
On.le Dal Moro, l’estate sta per concludersi, che autunno ci aspetta?
Tutto sommato l’estate, dal punto di vista sanitario Covid è stata meglio del previsto. In quasi tutta Europa la pandemia si è fatta più sentire rispetto all’Italia. Possiamo dire che in tutto il mondo il nostro Paese è stato preso ad esempio positivo per come ha gestito questa grave crisi sanitaria. Merito del Governo e di tutti i cittadini italiani.
Ma ora pare che anche da noi i contagi da Covid stiano aumentando. Dovremmo aspettarci un nuovo lockdown generale?
Non credo, personalmente penso che siamo più attrezzati per gestire meglio una recrudescenza della pandemia. Forse potrebbero esserci lockdown parziali o locali che andranno ad interessare alcune zone dell’italia dove la curva del virus sarà più preoccupante. Ma vedo difficile che si possa fermare di nuovo tutta l’Italia. Ovviamente tutto questo dipenderà da noi. Dobbiamo non abbassare la guardia,
E sul fronte economico cosa prevede?
Usciamo da un semestre molto grave, siamo un Paese duramente colpito sul piano economico, più di altri Paesi Europei. Il lavoro è in forte contrazione e si accentuerà con la fine del blocco dei licenziamenti. Diverse imprese sono in grave crisi, principalmente le pmi, da una parte strette dentro la morsa del fisco dall’altro dalla mancata ripartenza nel dopo lockdown.
Cosa si dovrebbe fare?
Ora serve far ripartire l’economia e la crescita, dobbiamo uscire dalla logica dei bonus, degli sconti e degli incentivi a pioggia. Nulla di negativo anzi, questi interventi sono stati necessari nella prima fase della crisi, ma ora si deve uscire puntando sugli investimenti e sul lavoro, che non si crea con i sussidi ma solo se riparte l’economia e le imprese tornano a crescere.
Ma ne abbiamo la possibilità?
Certo, le somme oggi messe in campo dall’Europa in favore dell’Italia ammontano a circa 305 miliardi di euro sommando Next Generation EU (209 miliardi), SURE (20 miliardi), Banca Europea per gli Investimenti (40 miliardi) e MES (36 miliardi) una cifra mai vista prima. Ora sta a noi cogliere questa grande occasione.

Però dovremmo spendere bene questi soldi.
Certo questa è la sfida, non spesa corrente, ma investimenti e riforme, partendo da quella del fisco.
Dobbiamo agganciare la ripresa del 2021, non illudendoci che tutto ritornerà come prima, perché non sarà così. Probabilmente nella seconda metà del 2022 potremmo ritornare ai numeri del 2019.
E per Verona cosa dobbiamo aspettarci?
Verona come tutte le città produttive del nord molto orientate alle esportazioni ha sofferto molto e anche sul piano turistico il danno è stato rilevante. Alcuni grandi motori attrattivi, anche sul piano economico come L’Arena di Verona e la Fiera sono stati colpite in modo forte. Questa pandemia ha fatto emergere le nostre difficoltà, i nostri limiti, la nostra carenza di alleanze internazionali, le nostre piccole dimensioni, la scarsa lungimiranza di questi ultimi anni.
Soffocati dallo slogan “padroni a casa nostra” e pensando di essere autosufficienti ci ritroviamo ora in grande difficolta, in ritardo e senza una visione e scarichiamo le colpe sugli altri invece di guardare in casa propria.
Cosa possiamo fare?
Dobbiamo aprirci al confronto, alla competizione, allearci con partner internazionali, sia sui piani industriali che finanziari. Siamo in ritardo di oltre 10 anni.
Alcune scelte andavano fatte molti anni fa, penso alla trasformiamo in spa della Fiera e poi alla sua quotazione in Borsa.
Penso alla mancata alleanza industriale nel mondo dell’energia, penso alla scarsa lungimiranza nel non aver portato a Verona un grande manager internazionale dello show business per far crescere e sviluppare la nostra Fondazione Arena, penso alle condizioni del nostro Aereoporto ceduto di fatto al nostro principale concorrente, pensa alla totale mancanza di una strategia di marketing internazionale della nostra città.
Abbiamo margine di crescita e di recupero ?
Si, penso che ce la possiamo fare. Abbiamo bisogno però di una nuova classe dirigente, selezionata per merito e per competenze non per la carta d’identità, con una visione internazionale che prenda per mano la nostra città e la accompagni nelle sfide che la aspettano. Una classe dirigente che pensa al domani e non si appiattisce sul consenso momentaneo.
Abbiamo il tempo?
Dobbiamo correre, la globalizzazione non aspetta nessuno. Proviamo a superare gli steccati ideologici che ci hanno diviso in questi anni, che ci sono e rimangono, ma cerchiamo di mettere assieme per Verona le migliori esperienze e competenze, nessuna esclusa, per rilanciare la nostra città.