Ottobre è il mese dedicato alla consapevolezza sull’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) conosciuto come «ADHD Awareness Month». Ogni anno, durante il mese di Ottobre, organizzazioni, professionisti della salute mentale, scuole e associazioni, in tutto il mondo, promuovono campagne informative e iniziative di sensibilizzazione al fine di: aumentare la conoscenza sull’ADHD, contrastare lo stigma e i relativi pregiudizi, supportare chi convive con questo Disturbo, promuovere diagnosi corrette e favorire trattamenti adeguati. Il Tema scelto per l’ADHD Awareness Month 2025 è «The Many Faces of ADHD» cioè «I Molti Volti dell’ADHD». L’obiettivo è dare visibilità alle diverse «facce» con cui questa patologia si manifesta e mettere in luce la varietà di esperienze e percezioni legate all’ADHD stessa che spesso, se non compresa, viene ridotta a stereotipi sterili e banalizzanti come «il bambino ingestibile» e «l’adulto distratto». Il primo «volto» dell’ADHD su cui soffermarsi, paradossalmente, è quello dell’ADHD ancora sotto-diagnosticata con bambini etichettati come «svogliati» quando in realtà competono, senza strumenti, con funzioni esecutive, o studenti disorganizzati che falliscono non per mancanza di intelligenza ma per difficoltà nella gestione del tempo e ancora adulti «non visti» che transitano da un lavoro all’altro vivendo un senso di fallimento cronico. Vi sono poi i «volti» interiori, celati, nascosti, di chi soffre di questa patologia non sapendolo, connotati da ansia sociale, bassa autostima, vergogna. E i «Volti» dei familiari, genitori incompresi, fratelli e sorelle che vivono dinamiche complesse legate a un qualcosa che se non si comprende non si riesce ad affrontare. Vi sono poi i «Volti» terapeutici perché se l’ADHD viene diagnosticata correttamente e in modo tempestivo, e si segue un percorso di supporto adeguato (terapia, strategie di gestione, eventuale trattamento medico, supporto educativo e psicologico) si può convivere con lei e spesso anche bene. Capire cosa c’è dietro certe difficoltà (di attenzione, di organizzazione, d’impulsività…) aiuta a smettere di auto-colpevolizzarsi o sentirsi «diversi senza motivo». Si imparano strategie personalizzate per gestire il tempo, la concentrazione e le emozioni. Anche l’ambiente può essere adattato: a scuola, al lavoro o in famiglia si possono avviare misure per ridurre lo stress e migliorare la produttività. La diagnosi e l’aiuto concreto aiutano a costruire un’immagine di sé più positiva, centrata sulle proprie capacità e non solo sulle difficoltà. Molte persone con ADHD hanno vite piene, soddisfacenti e realizzano i propri obiettivi, spesso trovando anche punti di forza proprio nella loro neurodiversità.
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