Montichiari di luna. All’orizzone nuovi sacrifici finanziari. In questi anni sono già stati investiti 20 milioni ed è stata rifatta anche la pista La società che gestisce il Catullo ha in concessione dal 2013 anche lo scalo bresciano, che però non è mai decollato, anzi ha sempre rappresentato una palla al piede nel bilancio complessivo. Ora con l’approvazione del masterplan sono tornati i toni trionfalistici.

Quando si parla di aeroporto si pensa sempre e solo al Catullo ma la società di gestione ha anche la concessione dal 2013 dello scalo di Montichiari, con vocazione all cargo ma che non è mai decollato ma anzi ha sempre rappresentato una palla al piede nel bilancio complessivo. Se il Catullo magari riesce a fare un po’ di utile e diventare redditi- tizio grazie all’aumento di passeggeri, le perdite di Montichiari in questi anni hanno sempre rappresentato piombo nelle ali. Quando nel 2013 arrivò la concessione quarantennale, fu tutto un trionfo di proclami per il grande ruolo strategico che Montichiari avrebbe avuto nel Nord Italia. Si è visto… Ora che è arrivata finalmente l’approvazione del masterplan, attesa per il 2017 ma giunta solo ora nel 2025, si rischia di assistere agli stessi toni trionfalistici sulle ali dell’entusiasmo. Ben venga, se si riuscirà a rendere competitivo e produttivo lo scalo all cargo, scalo che solo lo scorso anno sembrava al centro di una contesa con Sacbo di Orio al Serio che sembrava interessata ad accaparrarsi Montichiari perché ormai lo scalo ber- gamasco è troppo stretto e non ha spazi fisici di crescita. Ma era un fuoco di paglia. Lo scalo, è vero, ha enormi potenzialità ma ora è necessario mettere a terra gli investimenti e l’ad di Save Monica Scarpa ha annunciato che sono previsti investimenti per 100 milioni di euro da qui al 2032 con nuovi edifici per il cargo e più spazi per gli aeromobili. Senza dimenticare che in questi anni sono già stati investiti 20 milioni ed è stata rifatta la pista per cui lo scalo risulta anche conveniente per i costi e competitivo. Ma ancora è sottoutilizzato, nonostante gli annunci, i piani di sviluppo e gli aumenti di capitali che i soci della società di gestione, veronesi e bresciani, hanno sostenuto anche recentemente. Ora viene da chiedersi, viste le continue perdite di Montichiari, da dove arriveranno le decine di milioni necessarie per gli investimenti richiesti dal masterplan da realizzare ben spiegati dall’ad Monica Scarpa ai soci per lo scalo bresciano, chi mette i 100 milioni necessari? Si può pensare che se ne faccia carico solo Save, azionista di maggioranza relativa che esprime appunto l’ad Monica Scarpa? Difficile pensarlo. E allora si dovranno chiedere nuovi sacrifici economici ai soci pubblici? Probabile. Soci pubblici come Comune e Provincia di Verona e Camera di commercio che hanno già investito decine di milioni negli ultimi anni, fino al 2024 compreso, per gli aumenti di capitale necessari a reperire le risorse per i lavori del nuovo terminal al Catullo e per garantire la copertura finanziaria del piano di investimenti dell’aeroporto, lavori che avevano comportato anche degli extra costi per l’aumento di materie prime ed energia. Ora quindi alla luce degli investimenti necessari e a Montichiari. Si cercheranno nuovi soci tra gli imprenditori bresciani? Si aprirà alla collaborazione con altri aeroporti lombardi? Tutti scenari possibili, perché infatti la società non ha mezzi propri viste le continue perdite e il piano finanziario dovrà andare avanti ben oltre il 2032 previsto finora. Ed è sostenibile un aeroporto all cargo senza alcuna quota passeggeri con l’ambizione di diventare l’hub principale del Sud Europa? Per Verona, Brescia e Trento insomma si prospettano tempi di nuovi sacrifici finanziari, senza i quali alla fine Save salirebbe ancora di più nella sua quota di maggioranza relativa. Fino a prendere la maggioranza assoluta. Ma questo è un altro discorso.