“Anatomia di uno scandalo”: voto 6 Su Netflix questa miniseria britannica resta a galla per gli spunti di riflessione che offre

Sophie Whitehouse sembra vivere un vero e proprio “felici e contenti” contemporaneo: ricca e bellissima, un matrimonio felice con un politico di spicco, due bambini amorevoli, una vita appagante. Ma, si sa, non è tutto ora quel che luccica, e infatti quest’illusione fiabesca viene distrutta nei primi quindici minuti della serie, quando l’affascinante marito James, in evidente imbarazzo, si confida spaventato con moglie attonita mormorando: «L’ho fatta grossa stavolta». Cinque parole e il vaso di Pandora si riversa sulla placida vita della famiglia Whitehouse: il bel principe azzurro viene accusato di stupro da una sua ex collaboratrice finendo in tribunale, e il feroce processo che lo vede protagonista farà tornare a galla una fitta rete di bugie, inganni, giochi di potere, perversioni e scabrosi retroscena.
Non è di certo la prima volta che David E.Kelley porta sul piccolo schermo le tormentate vicende di donne facoltose e incantevoli vessate dai cruenti crimini dei loro fascinosi mariti: dopo aver già conquistato il pubblico nel 2017 con l’acclamata e magnetica serie Big Little Lies – Piccole Grandi Bugie, il talentuoso sceneggiatore, produttore e creatore televisivo si è riaffermato nel 2020 con la miniserie thriller The Undoing – Le verità non dette. Sempre su questo fil rouge, seppur mantenendo solo le vesti di creatore e produttore esecutivo, questa volta David E. Kelley vola oltre oceano e ambienta il suo ennesimo format di successo in Inghilterra.
Approdata su Netflix il 15 aprile, la miniserie britannica Anatomia di uno Scandalo (adattamento dell’omonimo romanzo di Sarah Vaughan) ricorda sia Big Little Lies che The Undoing per trama e tematiche, ma si concede uno slancio ulteriore, focalizzandosi – in modo quasi nevrotico e ossessivo – sui due aspetti chiave della vicenda: la battaglia giuridica e le controverse dinamiche legate agli episodi di violenza.
Entrambi questi argomenti sono sviscerati ed esaminati da molti punti di vista e in diversi momenti temporali nelle vite dei personaggi, permettendo allo spettatore di conoscere il presente, il passato e i punti di vista dei tre protagonisti. Esploriamo così la confusione e l’insicurezza di Sophie (una Sienna Miller degna di merito), la frustrazione e la paura di James (Rupert Friend, anche lui brillante), la rabbia e la determinazione dell’avvocatessa Kate Woodcroft (la sempre sublime Michelle Dockery).
Le buone interpretazioni e l’interessante approccio narrativo avrebbero sicuramente portato a grandi risultati se non fossero da subito evidenti alcune non trascurabili pecche, tra le quali l’incredibile debolezza della sceneggiatura e la goffaggine della regia. Tuttavia, malgrado gli intoppi tecnici, Anatomia di uno scandalo resta una miniserie godibile e molto scorrevole, efficace nel fornire sia intrattenimento che importanti spunti di riflessione.

VOTO 6

Martina Bazzanella