Aumenta il disagio degli adolescenti. Il dottor Zoccante: «Sono cresciuti i casi multiproblematici. Il lavoro non ci manca»

La situazione del disagio giovanile in particolare tra gli adolescenti è esplosa anche a Verona. «Non solo è aumentato il disagio degli adolescenti, ma sono aumentati i casi multiproblematici. Il lavoro non ci manca». La conferma alla Cronaca arriva dal dottor Leonardo Zoccante dell’Ulss 9, un osservatorio su città e provincia molto attento. E la radiografia del fenomeno conferma gli ultimi allarmi lanciati da vari studi compreso l’ultimo della Fondazione Foresta che ha indagato il bullismo tra oltre 5 mila 800 giovani di Verona, Vicenza e Padova. Il quadro che emerge dall’analisi dei questionari restituisce un allarme preoccupante: più di uno studente su quattro è vittima di atti di bullismo o cyberbullismo. Si notano differenze significative per sesso e caratteristiche personali. Le femmine risultano più frequentemente vittime, i maschi più frequentemente autori. Il profilo delle vittime restituisce una fotografia di vulnerabilità emotiva e fisica. Tra i ragazzi vittime si osserva una maggiore prevalenza di sovrappeso/obesità rispetto ai coetanei non vittimizzati (26% vs 15%); tra le ragazze la differenza è più contenuta ma confermata (13% vs 7%). Nelle parole del dottor Leonardo Zoccante, che prima di passare alla Ulss 9 è stato neuropsichiatra infantile dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, si trova l’esperienza quotidiana di questo fenomeno. Come racconta alla Cronaca di Verona «Arrivano ragazzi e ragazze multiproblematici, e sono in aumento. Sono di due tipi: coloro che hanno una tendenza a ledere all’esterno, con fenomeni che portano a bande violente, truffe, raggiri, e altri che invece internalizzano il disagio per cui abbiamo le minacce di suicidio e idee autosoppressive. Presentano sintomatologie significative, arrivano quindicenni che ti dicono: non vogliamo più affrontare il mondo. Non voglio più vivere». Un livello di allerta estremamente alto quello che si sta vivendo in questo periodo. «Questi adolescenti, a 15, 16 anni, vanno a cercare come impiccarsi, come buttarsi in un burrone e l’incremento di questo disagio è davvero importante». Cosa fare? «Si parte con terapie mirate mettendo in atto percorsi di sostegno al ragazzino, si danno supporti alla famiglia, si coinvolgono assistenti sociali». Un lavoro enorme, faticoso, che coinvolge le strutture sul territorio e le forze a disposizione sono quello che sono in un periodo storico dove il sistema soffre per la mancanza di sanitari. «Il potenziamento del personale dedicato ai problemi dell’adolescente è aumentato perché il fenomeno è cresciuto molto, anzi direi che è esploso a livello mondiale e dove c’è più benessere c’è anche più disagio». Perché? «Il problema oggi è culturale: se le proposte che arrivano all’adolescente dall’ambiente in cui vive sono contenute anche la sua attività e le sue esternazioni lo saranno; se invece le proposte che arrivano a ragazzini e ragazzine sono le più variegate attraverso social e cellulari, è chiaro che la sua personalità è sottoposta a sollecitazioni molto più forti e ha davanti una panoramica molto più ampia». E difficile da vagliare con gli strumenti che può avere un ragazzini di 14 o 15 anni. «Serve un piano strutturato e multidisciplinare per affrontare il disagio giovanile alla radice – evidenzia l’avvocato Sara Gini, candidata per il Partito Democratico al Consiglio regionale La scuola deve diventare uno spazio attivo di riflessione e crescita, dove il disagio si trasforma in consapevolezza. Un progetto non semplice da attuare dato anche il divieto di educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie previsto dal Ddl Valditara che rappresenta un grave ostacolo alla prevenzione sia al bullismo che alla violenza di genere: proprio nella fascia 11-14 anni si formano le basi del rispetto, del consenso e della parità».