“Bagnoli, le va bene Dirceu?” I gialloblu neopromossi, acquistano due big stranieri: dalla Polonia, ecco Zmuda. Dal Brasile, arriva un fuoriclasse, che ha appena giocato il suo quarto mondiale

C’era spazio per i sogni, allora. “Vedremo chi saranno i due stranieri” si chiedeva la gente. Due, di più non si poteva. Due, per una neopromossa che aveva appena riconquistato la A, con Osvaldo Bagnoli. E’ l’estate del 1982, l’Italia campione del mondo, entusiasmo contagioso, sogni in libertà. In città, si respira aria di grandi imprese. Sui giornali, grandi nomi. Il primo, un monumento per la difesa. “Abbiamo preso Zmuda”. Un polacco, ma non un polacco qualunque. Zmuda ha appena guidato la difesa della Nazionale al Mondiale di Spagna, chiuso al terzo posto. Ha 28 anni, è un gigante considerato uno dei migliori difensori al mondo. “E’l’uomo giusto per guidare la difesa”, pensano tutti. L’arrivo di Zmuda carica il popolo dell’Hellas, che aspetta sempre, però, il colpo d’ala. Il nome che accende la fantasia. L’attaccante. Il fantasista. Il fuoriclasse capace di scatenare entusiasmo. La società è molto attiva. I nomi appena usciti dal mondiale sono i più gettonati. Di Lupo, l’uomo mercato del Verona, punta il dito sulla Spagna, Atletico Madrid. Lì, ha finito la stagione un brasiliano già considerato un “giramondo”, uno “zingaro” che ha classe da vendere. In più, Josè Guimares Dirceu, è proprietario del suo cartellino. Dunque, del suo destino. Allora, niente mediatori, niente intermediari. Dirceu tratta benissimo da solo, è nato povero, conosce bene il valore dei soldi. Lo vuole la Roma, dove arriva il grande Falcao e dove non c’è più posto. L’Italia gli piace, sa che il campionato italiano può dargli ancora maggior popolarità. Soldi a palate. Dirceu ha già fatto tre mondiali, nel ’78 è stato inserito tra i tre migliori giocatori, con Mario Kempes e Ruud Krol. Il Verona lo contatta, Dirceu dice di sì. Verona per lui è un trampolino di lancio, Dirceu pensa in grande. L’annuncio scatena un incredibile entusiasmo. “Dirceu è del Verona”. Cominciano a girare le sue foto, con la maglia numero 10. Sorridente, sempre disponibile, si firma “l’amigo Dirceu”, ovviamente col numero 10. “Siamo fortissimi” pensano tutti. “Bagnoli, le piace Dirceu?”, chiedono i dirigenti all’Osvaldo. Lui fa una mezza smorfia, la “smorfia alla Bagnoli”. Lui ha già in testa la squadra, in quel ruolo, nel ruolo di Dirceu, sui suoi foglietti ha già scritto “Guidolin”. Guido, per lui. Il capitano della promozione. Serietà, umiltà, intelligenza tattica al servizio della squadra. Bagnoli si rivede in Guidolin. Gente che c’è senza bisogno di dirlo in giro. “Ma dove lo faccio giocare? Ho già Guidolin…” risponde schietto l’Osvaldo. Guidolin, ancora oggi, ricorda:”Quando lessi quelle parole, capii quanto fosse grande Bagnoli, ma non perchè riguardavano me. Perchè quello era il senso della squadra, quello era un messaggio che per tutti aveva un significato: il gruppo, prima di tutto. Lui sapeva che Dirceu era infinitamente più forte di me, ma prima di tutto venivano il rispetto, la gratitudine, la riconoscenza, per i suoi giocatori. Una lezione che non dimenticherò mai”. La battuta fa il giro d’Italia, Bagnoli ci mette un attimo a inserire Dirceu negli schemi. E intanto, sale la “febbre del Bentegodi”, abbonamenti alle stelle, per una squadra che suscita grande curiosità e sarà tra le più belle realtà del campionato. Il resto lo fa lui, Josè Guimares Dirceu. Il suo sinistro accende la fantasia della gente. La sua semplicità conquista subito i compagni. Non è il campione calato dal cielo, è uno di loro. Professionista esemplare. La classe al servizio del collettivo. Montagne di fotografie autografate, adesivi per tutta la città. Lui, la firma, nil suo sorriso, la maglia numero 10. Poi arriva la prima partita. Osvaldo Bagnoli legge la formazione: “…7 Fanna, 8 Sacchetti, 9 Dirceu, 10 Di Gennaro, 11 Penzo”. Quando sente, “9 Dirceu”, il brasiliano ha un sussulto. “Mi prese da parte – sorride Di Gennaro – mi disse, “senti Antonio, ti chiedo un piacere. Ho sempre giocato col 10, ho migliaia di foto stampate col 10, lo lasceresti a me?”. Come potevo dirgli di no?”. Bagnoli accettò lo “scambio”. Se andate a vedere le formazioni di quel campionato, Di Gennaro giocò sempre col 9, “…finto centravanti, avevamo una sola punta, Nico Penzo”. Se andate a vedere il tabellino di Verona-Catanzaro 3-1, c’è la firma di Josè Dirceu. Palla messa giù ai 30 metri, controllo e sinistro giusto all’incrocio. Quando sognare cominciò a essere facile anche per il Bentegodi…
L.T.