Batistoni racconta i suoi duelli con Riva “Un grandissimo attaccante, uno che le prendeva e le dava, ma sempre con correttezza”

Uno degli aspetti più genuini del calcio anni ’70, che quello di oggi oramai in preda a scatti di insensata ipocrisia sembra aver abbandonato, era l’esultanza di un giocatore quando andava a segno contro la sua ex squadra. Per uno strano senso di rispetto verso i vecchi tifosi oggi si chiede quasi scusa mentre una volta la gioia era giustamente priva di condizionamenti. Successe così anche domenica 23 maggio 1971, quando il Verona di Ugo Pozzan volò in Sardegna per affrontare il Cagliari in quello che sarebbe stato l’ultimo atto di quel campionato. La partita terminò con la vittoria cagliaritana per 4-1 e oltre alla solita rete di Gigi RIva, le altre tre furono messe a segno da Eraldo Mancin, terzino rossoblù che qualche anno prima in serie B aveva difeso proprio i colori gialloblù.
Una gioia, quella del gol, che, ironia della sorte, non ha mai provato Alberto Batistoni, per sei stagioni indomito stopper gialloblù, anche lui in campo in quella giornata. «Non sono mai riuscito a fare un gol in tutta la mia carriera – racconta – perché ai miei tempi il compito di noi difensori era spesso quello di pensare a marcare l’attaccante avversario. L’unica volta che ci andai vicino, in un’azione di calcio d’angolo, mi feci addirittura male, in uno scontro con Longobucco, e rimasi fuori sei mesi».
Quella volta a Cagliari, però, non riuscì a evitare la rete di Gigi Riva, uno che il gol lo faceva quasi sempre. «Riva era un grandissimo attaccante, un vero osso duro da marcare. In campo era un giocatore “onesto”, che le botte le prendeva ma anche le dava. Tutto in rigoroso silenzio. In quegli anni lo marcai spesso e qualche gol riuscii a farmelo, come quella volta».
Batistoni, peraltro, non sapeva che in qualche modo Riva e il Cagliari avrebbero segnato qualche anno dopo la sua carriera di calciatore. «Contro il Cagliari ho disputato la mia ultima partita con la maglia del Verona, marcando naturalmente Gigi Riva. In quell’occasione – precisa con un filo di orgoglio – rimase a secco e la mia partita impressionò Scopigno che l’anno dopo, quando lasciò Cagliari per diventare allenatore della Roma, fece espressamente il mio nome e io diventai giallorosso, con Aldo Bet che prese il mio posto in gialloblù».
Quel trasferimento pose fine alla sua avventura con la maglia dell’Hellas, dove era arrivato sei anni prima dal Cuoio Pelli, dopo un passaggio nella Primavera della Fiorentina. «A Verona ho trascorso una parte bellissima della mia carriera. Una città stupenda con dei tifosi meravigliosi. Ci arrivai nella stagione 1967/68 quando conquistammo la promozione in Serie A».
A Verona quell’anno arrivò anche Emiliano Mascetti al quale Batistoni dedica un accorato ricordo: «Quando fui acquistato dal Verona feci il viaggio assieme a De Min e a Mascetti, che l’anno prima giocava nel Pisa. Emiliano era una bravissima persona e uno compagno di squadra speciale, oltre che un amico vero. La sua scomparsa mi ha provocato veramente un grande dispiacere».