Catullo, Verona provincia di Trento. Chi arriva in aereo pensa di atterrare in Trentino Chi sbarca dall’aereo si ritrova come benvenuto il portale del Trentino, punto di accesso alle Dolomiti, che però sono anche venete. Tra perplessità sull’assenza del Veneto e le opportunità di un ruolo di crocevia tutto da giocare in una nuova area geografica

Verona provincia di Trento? Catullo aeroporto del Trentino? E il Veneto dove è sparito? Domande legittime che arrivano da un lettore che ha inviato a La Cronaca di Verona una foto eloquente. “Sono sbarcato da un volo al Catullo dopo alcuni giorni di vacanza e il primo benvenuto è stato il portone di accoglienza con una grande scritta al neon Trentino e Gateway to the Dolomites. Mi sono chiesto: perché il benvenuto me lo dà il Trentino e non il Veneto? Siamo stati annessi? E’ come se a Torino Caselle si ritrovasse il benvenuto della Valle d’Aosta”. La segnalazione offre spunti interessanti sulla realtà del nostro aeroporto e sul ruolo chiave di cerniera che Verona potrebbe esercitare nel crocevia fra corridoio del Brennero e regione del Garda. Non a caso Catullo e Montichiari sarebbero un sistema aeroportuale denominato Aeroporti del Garda, confluito poi con Save nel sistema aeroportuale del Nordest.
Le perplessità. Il biglietto da visita che si presenta al turista, magari straniero,che sbarca a Verona è un po’ ingannevole. Il nostro turista è legittimamente indotto a credere che Verona e il Catullo non siano più Veneto (difficile trovare un riferimento regionale nel terminal del Catullo) ma a tutti gli effetti una provincia del Trentino. Il benvenuto infatti è inquivocabile. Caso ancora più eclatante è la scritta in inglese Gateway to the Dolomites, cioè punto di accesso alle Dolomiti. Che sono patrimonio Unesco ma soprattutto sono anche del Veneto, non solo del Trentino. Una strategia chiara, quella di proporsi come aeroporto di riferimento per gli sciatori, anche se i grandi clienti russi non ci sono più, più che eloquente in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026 quando dovrebbero arrivare al Catullo, cioè nel Veneto, migliaia di turisti: e invece il Trentino ci ha già messo il cappello sopra. Una realtà di fatto che vede privilegiare uno degli azionisti storici della compagine societaria mentre i soci veronesi faticano ancora a fare squadra dopo lo scioglimento del contenitore di Aerogest. Da una parte Venezia con Save che gestisce l’aeroporto, dall’altra il Trentino che gioca tutte le sue (pesanti) carte. In questo contesto Verona che esprime il presidente Paolo Arena, spesso si lamenta e basta. In particolare si fa notare che il flusso di passeggieri non decolla: a ottobre la società Save ha annunciato il traguardo dei 2,6 milioni di passeggeri che potrebbero essere 3 milioni a fine 2022. Un traguardo in realtà al di sotto di quelli raggiunti in passato, quando il Catullo chiudeva l’anno a 3,5 milioni con prospettive per 5 milioni, prospettive che forse hanno fatto paura a qualcuno che preferisce mantenere un tetto di cristallo. Ma siamo la porta del Trentino o la porta del Veneto? Al presidente Zaia va bene che il Veneto abbia solo gli aeroporti di Venezia e Treviso lasciando il Catullo al suo destino? Verona è importante e strategica solo quando c’è Vinitaly o Fieracavalli?
Opportunità. Tutto questo sarebbe anche un’occasione sfidante se ci fosse la capacità essere protagonisti e non subire e basta: Trentino significa A22 autostrada del Brennero, possibilità di partnership con Dolomiti Energia, potenziare i trasporti lungo il corridoio del Brennero, ragionare sulla gestione del Garda, sviluppare nuove sinergie universitarie. Il dibattito è aperto. (mb)