Chi va, chi viene, chi resta. Porte girevoli in Regione e comune Lorenzo Fontana spinge per l’assessorato al presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli (non candidato alle regionali). Data per certa la riconferma di Elisa De Berti (fedelissima di Zaia - Andreoli di fatto è già a Venezia), Polato entrerebbe in Consiglio e bloccherebbe il ripescaggio del “collega” Casali. Filippo Rando “torna” a Palazzo Barbieri e manda in laguna Alessandra Sponda. Insomma, la “partita” può riservare ancora molte sorprese.

Notizia numero uno: l’as­ses­­sore comunale allo Spor­t Filippo Rando quasi certamente resterà tale, a meno di colpi di scena – al momento assai improbabili – all’interno della giunta citta­dina. Sintetizziamo. L’incari­cato di Palazzo Barbieri pa­re che abbia sbagliato a trasmettere i dati del seggio 98 di borgo Milano (141 le preferenze attribuite a Ran­do, ma in realtà sa­rebbero state di gran lunga meno) e dunque la 29 enne Ales­sandra Sponda, alle ele­zio­ni piazzatasi appena alle sue spalle, è in procinto di traslocare al suo posto a Venezia. A Rando va ri­conosciuta l’onestà con la quale ha immediatamente am­messo la stranezza di vedersi assegnate 141 pre­ferenze sulle 154 totali della Lista Zaia in quel seggio. L’altro veronese ripescato, ormai certo, è Marco An­dre­oli, di Negar, che sub­en­trerà a Elisa De Berti (fede­lissima di Luca Zaia, la qua­le a giorni verrà ricon­fermata assessore ai Tra­sporti e alle Infrastrutture). La novità delle ultime ore è che il segretario della Liga Veneta, ma soprattutto vice di Matteo Salvini, Lorenzo Fontana, sta spingendo forte per tentare di riequili­brare i rapporti in giunta tra la Lega e la Lista Zaia, e così per un assessorato ha avan­zato con decisione il nome del presidente di A­cque Ve­ronesi Roberto Man­tova­nelli, suo uomo. Se Zaia accetterà il com­pro­messo ecco che i due assessorati che spettano a Verona sa­rebbero occupati, con l’ex assessore co­mu­na­le alla Si­curezza Da­niele Po­lato (sulla cui stra­da verso l’as­ses­sorato re­gio­nale vi sa­rebbe comunque la collega di partito Elena Donazzan) che entrerebbe in Consiglio e non in giunta, e il primo dei non eletti in Fratelli d’Italia, Stefano Casali, che ri­mar­rebbe fuori da palazzo Ferro Fini. C’è però la partita delle nomine cittadine, e tutti gli indizi dicono che chi è ri­masto scottato dalle urne po­trebbe trovarvi posto. Non è un caso che Sboarina stia aspettando l’ufficia­lizza­zio­ne del governo regionale per attuare il rimpasto di giunta e nominare i pre­sidenti e i cda degli enti in scadenza, su tutti il pre­sidente di Agsm. Fra­telli d’I­talia, forte del ruolo di primo partito cittadino, reclama più peso. Se il sindaco attuerà il manuale Cencelli gli ex An usciranno trionfatori dalla tornata elet­torale. Nella Le­ga però c’è chi non vuole che i seguaci della Meloni prendano trop­po potere, ché tra qualche mese co­minceranno le gran­di ma­no­vre in vista delle ammini­stra­tive. In Consiglio comu­nale, intanto, al posto del tosiano Alberto Bozza (e­letto a Venezia) entrerà Lui­­gi Pisa (Fdi). Il secondo più votato di tutta la Re­gione, Stefano Valdegam­beri (Li­sta Zaia), ha già fatto sa­pere di non avere alcuna pretesa: nonostante il boom di preferenze occuperà sen­za fare storie la casella che gli assegnerà Zaia, quasi certamente (di nuovo) quel­la da consigliere. Non tutti però stanno dimostrando la stessa disponibilità. Anzi. Soprattutto a Verona gli e­sclusi dagli assessorati e dai consigli d’am­mini­stra­zio­ne sbatteranno i pugni sul tavolo. E a quel punto il “tagliando” che gli alleati invocano da tempo per il governo cittadino potrebbe rivelarsi più salato di quanto non ci si poteva aspettare fino a qualche giorno fa. S.B.