Con Baroni vince la cultura del lavoro La sfida con l’ex Cioffi diventa un crocevia fondamentale sulla strada per la salvezza

Contro l’Atalanta il Verona ha disputato la classica partita a due facce. Usando un paragone a molti noto, la formazione di Marco Baroni è sembrata una specie di dottor Jekyll e Mr. Hyde. Nella prima frazione i gialloblù sono sembrati quasi una nave alla deriva. Sotto di due reti dopo nemmeno venti minuti di gioco, hanno iniziato a ballare paurosamente tanto che solo Montipò e l’imprecisione di qualche nerazzurro sotto porta hanno evitato che il punteggio assumesse proporzioni decisamente preoccupanti. Nell’intervallo, però, qualcosa deve essere successo. Al rientro in campo Lazovic & c. hanno iniziato la ripresa con ben altro piglio. Complice forse un’Atalanta un pizzico presuntuosa, convinta di aver già la partita in tasca, l’Hellas con una grande reazione a cambiato lo spartito dell’incontro. Nello spazio di pochi minuti, un vero e proprio blitz, il punteggio è tornato in parità. La squadra di Gasperini, colpita nell’orgoglio, si è gettata nuovamente in avanti ma il fortino eretto davanti a Montipò ha retto fino al novantesimo più recupero. Nella strada verso la salvezza il punto di Bergamo assume un valore enorme, non solo per la classifica, ma anche per il morale di una squadra che diventa sempre più consapevole delle proprie forze e del proprio indubbio carattere.
I SOLITI ERRORI DIFENSIVI E UN CENTROCAMPO NUOVO
Anche contro l’Atalanta si sono visti i soliti errori difensivi, in particolare in occasione della seconda rete quando la retroguardia si è fatta “bucare” centralmente, regalando a Ederson una vera e propria autostrada. Il reparto difensivo, nel quale si è rivisto Magnani, ha pagato l’assenza di un linea mediana in grado di fare filtro. La mancanza preventivata dello squalificato Serdar e quella inattesa di Duda, hanno privato Baroni di due pedine fondamentali in fase di contenimento. Il tecnico si è visto costretto a varare un centrocampo tutto nuovo con Dani Silva e Folorunsho. Per l’intero primo tempo, i due hanno faticato oltremisura davanti al diverso passo e alla maggior dinamicità dei centrocampisti nerazzurri. Lo stesso Magnani, rivolgendosi a Baroni, durante una fase dell’incontro, ha segnalato la situazione di difficoltà, derivante dal debole filtro offerto dalla cerniera di centrocampo. Per fortuna che dopo il pareggio, la squadra ha ritrovato la compattezza necessaria per evitare di capitolare nuovamente.
I MERITI DI BARONI
Più passano le settimane e più è giusto porre in risalto i meriti – indubbi – del tecnico gialloblù. Costretto, dopo il mercato di gennaio, a ripartire da zero con una squadra profondamente rivoluzionata, non ha mai alzato la voce, privilegiando sempre e solo la cultura del lavoro. Molti avrebbero probabilmente puntato i piedi o, meglio, cercato alibi. Lui, invece, niente di tutto questo. Certo, tutto si può migliorare ma partite come quella di Bergamo certificano la bontà del lavoro svolto. In campo ci vanno i giocatori ma il merito principale è sicuramente il suo. Oneri ma anche onori. Meritati.
UDINESE CROCEVIA FONDAMENTALE
Ora sabato sera arriva al Bentegodi l’Udinese. La sfida con l’ex Cioffi diventa un crocevia fondamentale verso il traguardo della salvezza. Questa volta, ancora più del confronto, poi perso, con il Genoa, i tre punti sono d’obbligo. Un successo, oltre a scavalcare in classifica i friulani, consentirebbe di compiere quel tanto atteso passo importante, ma non ancora decisivo, per tenere distante il pericolo retrocessione. Il pareggio di Bergamo, però, ci dice che la squadra c’è, è viva ed è pronta a lottare fino in fondo.
Enrico Brigi