Zaia si scopre precario. Corro o non corro? Zaia come Amleto. Il governatore uscente è stato sibillino: «Siamo nella fase ancora di capire se lo farò o meno» Chiuso il discorso per il candidato presidente che resta alla Lega con il giovane Stefani uomo di fiducia di Salvini, si apre un altro fronte: quello del governatore uscente. Ma siamo sicuri che si candiderà? Intanto nel Carroccio salgono le tensioni

Il tormentone politico per le regionali del Veneto che si terranno il 23 e 24 novembre non è mai finito. Chiuso il discorso per il candidato presidente che resta alla Lega con il giovane Stefani uomo di fiducia di Matteo Salvini, si apre un altro fronte. Quello del presidente uscente Luca Zaia. Ma siamo sicuri che si candiderà? Partiamo dall’inizio. La scelta caduta su Stefani, secondo fonti della Lega, piace solo a una parte dei leghisti veneti: l’ala più dura che voleva l’autonomia, avrebbe preferito il nuovo mandato per Zaia. Non certo un colonnello salviniano come Stefani che pure è un giovane di belle speranze ma sicuramente non esperto della macchina regionale. Inoltre, Fratelli d’Italia per compensazione avrà cinque assessorati pesantissimi e reclama Bilancio, Agricoltura, infrastrutture, Sanità e altro ancora. Inoltre uno degli assessori sarà anche vicepresidente della Giunta. Insomma, Stefani sarà accerchiato. I mal di pancia arrivano anche dalla Lombardia, visto che Salvini si è piegato alle richieste di Giorgia Meloni: tra un anno e mezzo il presidente della Lombardia lo farà l’esponente del primo partito della coalizione, cioè Fratelli d’Italia. Salvini sta riuscendo a far arrabbiare tutti, ma non è finita. Ha dato anche il consenso, perché anche lui è d’accordo, affinché il nome di Zaia non compaia nel simbolo della Lega come chiesto da Fdl. Un’altra rinuncia dopo aver accantonato l’ipotesi della Lista Zaia. E le tensioni in Veneto salgono sempre di più. Tanto che forse Zaia non sarà neppure capolista in tutte le sette province. Salvini quindi è riuscito a imporre il suo candidato e a tagliare le unghie a Zaia che come si sa per i suoi trascorsi non è uno che si butta nelle battaglie a testa bassa. Per questo dicono i suoi fedelissimi può darsi che il presidente uscente decida di non mettersi neppure in lista. L’altro giorno sull’ipotesi di correre come capolista ha detto in modo molto sibillino: «Siamo nella fase ancora di capire se lo farò o meno». Aggiungendo poi di non essere nelle condizioni, al momento, di dire come sarà la sua corsa e soprattutto se la farà. Zaia starà valutando pro e contro. Buttarsi nella mischia per raccogliere decine di migliaia di preferenze servirebbe più a lui o a Stefani? Lui al massimo farebbe il consigliere regionale, non lo farebbero entrare in Giunta. E tutti i voti che porterebbe alla Lega farebbero fare solo bella figura alla coppia Salvini-Stefani, quelli che gli hanno fatto le scarpe in parole povere. Quindi il nuovo rebus è questo: Zaia correrà o no? E senza Zaia in lista e il suo indiscutibile apporto di voti, la Lega quanto riuscirebbe a prendere? Ma che convenienza avrebbe il presidente uscente di buttarsi nella mischia, mettendosi in competizione con gli alleati (scontro frontale con Tosi capolista di Forza Italia e con altri di Fdl) situazione che mai gli è piaciuta e che ha sempre evitato?

Intanto parte la corsa per gli assessorati. In mezzo a tante incognite tra i meloniani spuntano i nomi di Giorgetti, Coletto e Di Michele

Con questa nuova incognita, si va definendo la probabile Giunta di Stefani: cinque assessorati a Fratelli d’Italia compresa la vicepresidenza. Per Verona, secondo fonti di Fratelli d’Italia, sono in corsa Di Michele e Massimo Giorgetti, quest’ultimo già vicepresidente e assessore regionale. Inoltre il partito di Meloni chiede anche il presidente del Consiglio regionale. Bond per Belluno e Rucco per Vicenza sono altri nomi che circolano per l’esecutivo. Importante sarà anche il bagaglio di esperienze che i nuovi assessori potranno portare tenendo in considerazione che il presidente Stefani è completamente nuovo della Regione. Qualcuno che sappia dov’è la porta di Palazzo Balbi, dove sono gli uffici e come gira la macchina amministrativa sarebbe prezioso in Giunta. Anche perché non sarà una Giunta monocolore, ma dove gli alleati politici si dovranno confrontare su ogni singolo provvedimento e lo spessore politico è merce rara ormai. Teniamo presente che già lo scontro per le deleghe: Stefani vuole la delega al Sociale che sarà scorporata dalla Sanità, ma quest’ultima è richiesta da Fratelli d’Italia e reclamata da Forza Italia per Tosi o uno dei suoi fedelissimi (Coletto?). La Sanità assorbe la maggior parte del bilancio regionale ed è un tema delicatissimo per liste d’attesa e carenza di personale. Altra delega di peso reclamata da Fratelli d’Italia è l’agricoltura, visto che Verona è la prima provincia agricola del Veneto, la sesta in Italia e che il baricentro con Zaia si era spostato verso Treviso.Inoltre Fdl può contare sul ministero dell’Agricoltura guidato da Lollobrigida. Insomma, la partita è appena cominciata: tra dieci giorni liste e candidature e poi un mese di campagna elettorale senza esclusione di colpi.

MB