“Così il vaccino ucciderà le varianti” A preoccupare è soprattutto il ceppo sudafricano, il più resistente agli anticorpi

I lavori per adattare il vaccino anti-Covid alle varianti sono iniziati. Secondo quanto ripor- tato dal Daily Telegraph, l’uni- versità di Oxford sta lavorando a una nuova versione del vac- cino che ha messo a punto insieme ad AstraZeneca in grado di proteggere anche dalle varianti del virus Sars- CoV-2 considerate più perico- lose, quella inglese, sudafrica- na e brasiliana. Ma non è la sola. Il traguardo è giugno quando finalmente potranno essere utilizzati, dopo tutte le fasi di sperimentazione e di certificazioni, anche le dosi di Reithera, il vaccino italiano contro il Covid-19. Potrebbe essere la soluzione definitiva al virus perché a differenza degli altri vaccini è monodose e può essere conservato in un normale frigo a 4 gradi. A regime la Reithera dice di essere in grado di produrre 100 milioni di dosi l’anno. Lo stesso team che ha lavo- rato alla ‘versione originale’ delvaccinoAstraZeneca, sta facendo uno studio di fattibilità per capire se la tecnologia può essere “riconfigurata” con un preavviso di 48 ore. L’esigen- za viene dopo che alcuni studi hanno dimostrato che i vaccini attuali potrebbero avere un’ef- ficacia ridotta soprattutto con- tro il ceppo sudafricano, che sarebbe in grado di sfuggire agli anticorpi monoclonali stu- diati contro il virus, anche se non è stato testato direttamen- te sul vaccino. Adattare il vaccino alle varian- ti, tecnicamente non è un’ope- razione difficile e per avere un prototipo ci vuole un mese. Come riporta Repubblica, Stefania Capone, dell’azienda ReiThera di Castel Romano ha spiegato la procedura: “Partiamo dal genoma delle nuove varianti. Prendiamo la sequenza che codifica la pro- teina spike e la inseriamo nel- l’adenovirus. che funge da vet- tore sostituendo la sequenza precedente. Per i vaccini a Rna come Pfizer e Moderna l’operazione è ancora più semplice. Si tratta solo di sintetizzare il nuovo Rna della variante”. “Si tratta di sintetizzare un nuovo frammento di Dna nel nostro caso, di Rna in quello di Pfizer e Moderna, e inserirlo nel nuovo vaccino”, ha detto anche Andrew Pollard, responsabile del vaccino di Oxford, in un’intervista al British Medical Journal. E la procedura di approvazione? Gli enti regolatori, come l’Ema, richiederanno nuovi test? Ancora non è certo, però gli esperti, in alcune interviste rilasciate, hanno detto che non dovrebbero essere ripetu- te tutte e tre le fasi di speri- mentazione. Conferme della perdita di efficacia o sicurezza infatti per ora non ci sono. Sarebbe, invece, più compli- cato identificare nuovi anticor- pi monoclonali. Questo processo richiederebbe mesi.