Così non va. Non facciamo i “mona” proprio adesso! Tanti si stanno dimostrando ancora una volta responsabili Tanti altri rischiano di vanificare quanto è stato fatto finora

foto di Renzo Udali

Non ci piacciono i delatori, gli appostamenti alla fine­stra e al balcone. Disprez­zia­mo lo Stato di polizia. Ri­fiutiamo l’idea di un Grande Fratello che controlla i no­stri movimenti e siamo ter­ro­rizzati dalla psicopolizia orwelliana. Siamo liberali e, almeno fino a tre mesi fa, vivevamo in uno Stato libe­ro che speriamo torni a es­sere tale. E però non pos­sia­mo neppure girarci dal­l’altra parte di fronte alle tan­te, troppe immagini di giovani e meno giovani che da qualche giorno hanno pre­so d’assalto i bar del centro al grido di “Final­mente liberi!”. Liberi di u­sci­re di casa, certo. Liberi di ri­vedere gli amici senza im­boscarsi nei vicoli come ac­cadeva fino a un paio di settimane fa, ovvio. Liberi anche di bersi un buono spritz, finalmente, ma as­solutamente non liberi di farlo ammassandosi, tenen­do calata la mascherina anche dopo averlo finito. La mia libertà finisce dove comincia la vostra diceva Martin Luther King. Ci sono tanti veronesi che hanno ri­spettato le regole prima e continuano a farlo anche a­desso. Ma ce ne sono tanti altri che a causa di com­portamenti scellerati rischia­no di vanificare il grande la­voro svolto fino qui. Siamo arrivati a pochi metri dal traguardo: perché gettare la vittoria alle ortiche? L’estate è a un passo, le vacanze pu­re: vogliamo davvero che il contagio tornI ad aumen­tare e che i nostri politici ci rinchiudano di nuovo in casa? Rifuggiamo il ri­tor­nello “Almeno fatelo per gli anziani”, ormai è noto, l’ab­biamo già detto e scritto. Fac­ciamolo per noi stessi, prima di tutto per evitare di ammalarci, poi perché una nuova serrata metterebbe definitivamente ko la nostra economia. Da piazza Erbe alla Bra, passando per San Zeno e via 4 Novembre, i san­tuari dell’aperitivo, stia­mo assistendo a molte brut­te scene, indegne della nostra civiltà. Siamo ancora in tempo di porvi un argine. Qualche giorno di esa­gerata euforia è compren­sibile, era inevitabile che la riapertura delle attività por­tasse anche a questo. Ora però usiamo il cervello e il giusto equilibrio, almeno per un’altra decina di giorni, quando avremo contezza de­gli effetti della riapertura totale. Quella parziale, co­minciata il 4 maggio, ha da­to esiti estremamente positi­vi. Butei, non facciamo i mona proprio sul più bello.