Da Verona alla Germania: “Zugabe!” Atmosfere del nord Europa nei lavori del gruppo veronese, in attività da dieci anni

Atmosfere ipnotiche e coinvolgenti che richiamano il nord Europa, questo è il marchio di fabbrica dei veronesi Zugabe. La band è attiva dal 2012 e la sua discografia comprende tre EP, ;Melodies Beside the Railway (2013), Fragments” (2016) e ;Sow the Wind” (2019).
Attualmente il progetto coinvolge 4 musicisti: Alberto Brignoli (chitarra, voce), Alberto Gaio (chitarra), Michele Pedrollo (basso) e Antongiulio Ceruti (batteria, percussioni, voce).
Perché vi siete cimentati nella musica strumentale?
“Innanzitutto, siamo cresciuti musicalmente tra gli anni ’90 e 2000. Abbiamo seguito molto il post rock di quegli anni, soprattutto europeo che era quasi esclusivamente strumentale. Inoltre, non abbiamo un cantante vero e proprio. Poi, in realtà, abbiamo scoperto che un po’; sappiamo cantare e abbiamo cominciato. Comunque, tra le nostre influenze ci sono gruppi come i Giardini di Mirò, una band italiana post rock che fa pezzi cantati”.
Altre influenze?
“Mogwai e Slint. Ascoltiamo anche band americane come Explosions in the Sky e This Will Destroy You. Ci piacciono i Massimo Volume. Poi sicuramente anche elettronica: Apparat, Moderat. L’aggiunta degli strumenti elettronici, del pad, drum machine, di sonorità più elettroniche deriva da questo. Parlando di gruppi italiani anche gli Zu. Quindi, pure il genere noise. Negli ultimi tempi abbiamo ascoltato pure lo
shoegaze”.
“Zugabe” è parola tedesca. Avete pure dedicato una canzone, “Hamburg”, a una città della Germania. Che legami avete con quel paese?
“Alberto (Gaio) ci ha vissuto per un anno e abbiamo amici tedeschi. Comunque, il nome è nato grazie a degli amici Erasmus tedeschi. Alla fine di una delle nostre prime esibizioni in garage hanno urlato ‘Zugabe! Zugabe!’ (‘bis! bis!’). Comunque, la componente internazionale/tedesca c’è sempre stata. I testi sono sempre in inglese. Inoltre, ad esempio, nel disco ‘Fragments’ c’è un testo recitato in tedesco da un amico di Alberto”.
Perché invece avete scelto Amburgo?
“Nessuno ci ha vissuto. In vari nostri pezzi il titolo richiama delle immagini e questo vale anche per ‘Hamburg’. Poi, ognuno dà interpretazione che vuole. Poi buona parte di noi ha avuto dei legami con la Germania e il nord Europa, con quel mondo e le sue atmosfere”.
Quale canzone del vostro repertorio vi rappresenta di più?
“‘The Seed’, il seme. Ci rappresenta molto bene nelle atmosfere, nella costruzione, in come arriva al pubblico, in quello che dice, a livello di suoni e compositivo”.
Cosa bolle in pentola in casa Zugabe?
“Un nuovo EP. Non ha ancora un titolo. Abbiamo già registrato i pezzi ma mancano ancora mixing,
mastering e un concept per tutto il disco. Cercheremo di organizzare un tour di presentazione e magari di appoggiarci a un’etichetta”.

Giorgia Silvestri