Danese deciso a giocare su più tavoli "Aggregazioni con altre Fiere? Ci stanno pensando in tanti, lo facciamo anche noi...". "Ora la priorità è l'aumento di capitale. Il Covid lo ha rinviato, adesso è il momento"

Tiene banco la questione-Fiera. Una delle colonne dell’economia veronese. Ma come ha riferito l’altro giorno, il presidente Danese, “…una colonna dimenticata dal Governo, che fino ad agosto non ci ha proprio pensato”.
Da qui, tutta una serie di riflessioni, condotte assieme al direttore generale Mantovani, sul presente e sul futuro della Fiera. Danese ha parlato chiaro, non ha usato mezze misure, nemmeno nel considerare ipotesi e prospettive future di grande impatto.

LE AGGREGAZIONI. “Inutile negarlo, ci stanno pensando in tanti, perchè non dovremmo farlo anche noi? Il Covid ha accentuato i problemi, ci ha messo tutti davanti alla realtà e al dovere di affrontarla. Se per il bene della Fiera si devono ora considerare ipotesi di aggregazioni, lo faremo anche noi. Padova, Bologna, Rimini, Milano, se ne sentono tante in questo periodo. E’ giusto rivendicare una propria autonomia ma è anche giusto sedersi al tavolo e riflettere su cosa può essere giusto per il futuro”. Questo il pensiero di Danese, ribadito più volte nel corso dell’incontro con la stampa.

L’AUMENTO DI CAPITALE. “Lo vogliamo fare al piu presto” ha proseguito Danese. “Anche qui, purtroppo, il Covid ci ha condizionato in maniera molto pesante. L’aumento di capitale, parliamo di 30 milioni, era previsto all’inizio del 2020, poi tutto è cambiato, copreso il valore delle quote e quindi non potevamo più procedere in una situraione totalmente cambiata. Oggi, però, è di fondamentale importanza. Pensiamo che tutti i soci siano disponibili a ragionare su questo, perchè sarebbe anche un bel segnale, nel momento della ripartenza. E un passaggio-chiave per la Fiera, che punta a un 2021 di totale rilancio, di ripresa di tutte le iniziative purtroppo cancellate dalla pandemia”.

IL BILANCIO. “Si stima una perdita di circa il 70 per cento” ha sottolineato Mantovani. “Abbiamo tagliato i costi per 35 milioni, grazie al sacrificio di tutti, ma questo non basta. Ora abbiamo buone risposte dalla Cina, ci sono altre iniziative anche in Nord America, il nostro programma ci fa sperare, ma di sixuro non chiuderemo in linea con le previsioni”. E qui è tornato in scena Danese. “Il Governo deve sbrigarsi, stiamo perdendo qualcosa come 700/800 milioni di fatturato e ci sono arrivati ad agosto 63 milioni a fondo perduto. Poco, pochissimo. In questa situazione, o ci si rende conto dell’importanza di questo settore, come volano per un’economia in crisi, oppure ci devono spiegare come reggere il passo con competitor stranieri, vedi Francoforte e la Germania, che hanno mezzi e sostegni decisamente diversi”.