E’ l’ora della verità. Aeroporto e Fiera, partita a scacchi Aeroporto e Fiera, due nodi strategici per la città, attendono domani scelte importanti per il futuro. Poche le certezze, molte le incognite... Aumento di capitale in vista, ma sono molti a temere colpi di scena. E sulla Fiera, è attesa per la decisione di Cariverona che non pare intenzionata ad aderire all’aumento e pone condizioni molto “forti”: sono 24 ore decisive

“Domani, si riuniranno i soci di Aerogest ed insieme scioglieranno la società che detiene il 47% delle quote del Catullo. I soci sono Comune di Verona, Provincia di Verona, Provincia di Trento e Camera di Commercio di Verona. Tutti e quattro hanno già dichiarato che liquideranno Aerogest, ma manterranno le proprie quote del Catullo, partecipando così all’aumento di capitale da 35 milioni di euro” dichiara Giorgio Pasetto, Area Liberal. “E già ora spacciano questa mossa come un investimento generoso che punta ad un rilancio. Ma la realtà è ben diversa e i veronesi lo devono sapere! La gestione Save – che non verrà minimamente toccata – ha affossato il nostro scalo e continuerà a farlo.
Tanto per aver un’idea, il vicino aeroporto di Bologna, diretto concorrente, sta investendo 350 milioni. Sì, dieci volte tanto, mentre negli anni il Catullo ha rinunciato alla sua ambizione naturale di scalo leder del nord-est: il suo traffico passeggeri è diventato inferiore a quello dell’Aeroporto di Treviso, ha il record nazionale di lentezza (oltre 10 anni) nel recuperare il numero di passeggeri pre-crisi del 2007, è diventato di fatto una succursale del Marco Polo di Venezia… non basta?”, si chiede Pasetto, ultimo intervento in ordine di tempo, sulla delicata questione del Catullo.
Vale la pena ricordare qui che gli altri scali “concorrenti’, oltre a Bologna, hanno in previsione ben altri investimenti. Orio al Serio, ad esempio, circa 450 milioni. Venezia, 350, per un progetto approvato nel 2018. Per il Catullo, stando ai documenti ufficiali, si parla dal 2018 di 60 milioni, per un cantiere che doveva partire nel 2019 e invece ancora non c’è. Numeri che inducono a una riflessione e a una domanda: “Che cosa si vuole davvero per il Catullo?” In questi giorni, entro la fine di aprile, ne capiremo probabilmente di più. Dopo la riunione di domani, l’assemblea dei soci è convocata per il 23 aprile.
Sono giorni caldissimi anche per Veronafiere, che proprio domani vede riuniti i soci per il previsto aumento di capitale. Anche qui, situazione molto fluida, per usare un eufemismo. Le ipotesi prevedono un aumento di capitale di 30 milioni, di cui circa 12 da parte del Comune e 7 da parte di Cariverona. Gli altri versamenti dovrebbero arrivare da Camera di Commercio (4 milioni), Cattolica e Banco Popolare (2 milioni), più altro. Qui la partita appare più complicata per la posizione di Cariverona, che avrebbe ribadito (condizionale d’obbligo), il suo NO all’aumento di capitale. La posizione del presidente Mazzucco e del direttore generale Marino sembra chiara. Cariverona pone condizioni piuttosto “forti” all’aumento di capitale e su queste condizioni è in atto una sorta di partita a scacchi. Mazzucco, in sostanza, vorrebbe una netta inversione di tendenza, rispetto al management e tra le condizioni poste ci sarebbe anche quella di sostituire il direttore generale Mantovani.
Cariverona, forte della sua quota, ha alzato la posta e anche in queste ore sono in azione i “mediatori” per cercare di trovare una via d’uscita che consenta a Veronafiere di arrivare all’obiettivo in vista del rilancio futuro. Sono ore decisive. L’ora della verità.