EMIRATI ARABI, OPPORTUNITÀ FARAONICHE 251 miliardi di investimenti in energia sostenibile, infrastrutture e turismo. Grande richiesta di prodotti di lusso dall’abbigliamento all’ortofrutta

Gli Emirati Arabi Uniti (Eau) sono terra di petrodollari, finanza, commercio, architettura futurista e turismo di lusso.Il tutto su un territorio desertico per il 97%. Dopo la bolla immobiliare scoppiata nel 2008-2009, gli Eau puntano sull’industria delle energie sostenibili per alimentare uno sviluppo economico che interessa particolarmente le aree costiere, soprattutto quelle della capitale, Abu Dhabi, e di Dubai e si quantifica in 345 miliardi di dollari di Pil, in crescita del 3,9% nel 2015. In vista di Expo2020, gli Eau hanno pianificato investimenti per 251 miliardi di dollari: 200 in energia, 43 in infrastrutture e trasporti e 7 in strutture immobiliari e turistiche. Opportunità per le aziende veronesi presentate oggi nell’incontro organizzato dalla Camera di Commercio scaligera in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti.

 

“L’economia non-oil incide per il 55% sul Pil – spiega Andrea Prando, vicepresidente della Camera di Commercio di Verona – ed è in progressivo sviluppo. E’ un paese dove fare business è semplice, vi è la libera circolazione delle persone e vi sono 25 zone franche per le imprese nella sola Dubai. Nella free zone di Jebel Ali sono presenti  circa 6.000 aziende, tanto per citare un esempio. Le nostre imprese conoscono l’area soprattutto come hub commerciale e centro finanziario, ma l’export veronese negli Emirati Arabi non supera i 90 milioni di euro, per quanto quadruplicato negli ultimi quattro anni. Questo a fronte dei 6 miliardi complessivi di export delle aziende italiane. Gli Emirati Arabi offrono opportunità da non sottovalutare: vi è forte richiesta di macchinari, prodotti del tessile-abbilgliamento e calzature, prodotti agroalimentari (soprattutto ortofrutta e prodotti da forno), rivestimenti in marmo: naturalmente tutte produzioni di lusso”.

 

Il quadro socio-economico e politico è tranquillo, i sette Emirati, unica realtà politica a carattere monarchico dell’area, non sono interessati dai movimenti legati alla Primavera Araba. Il rating dei titoli bancari del paese è una doppia A, il sistema bancario è solido e sta adottando i criteri di Basilea 3.

 

“L’industria immobiliare si sta riprendendo grazie ad Expo e le nostre imprese hanno tutti i numeri per partecipare ai faraonici progetti che gli Emirati Arabi stanno mettendo in piedi: dai parchi  di divertimento, ai resort di lusso, dalla metropolitana di collegamento ad Expo all’espansione dei tre principali aeroporti, per non parlare di 1200 chilometri di rete ferroviaria destinata a collegare gli Emirati con l’Arabia Saudita e l’Oman e di intera un’isola artificiale”.

 

Molte opportunità anche per le imprese verdi: gli Emirati progettano la prima città del mondo a zero emissioni, Masdar City, “Città sorgente”: completamente alimentata ad energia alternativa, in grado di autoalimentare i propri consumi annullando quasi completamente l’emissione di inquinamento. E’ poi previsto un impianto fotovoltaico da 1000 megawatt , grazie al quale Dubai raggiungerà quota 5% di energia rinnovabile-solare nel 2030. Un investimento da 272 milioni di dollari.

 

Il Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana degli Emirati a Dubai, Mauro Marzocchi spiega però che per quanto ricchi, e con dazi doganali al 5%, gli Emirati Arabi non sono il Bengodi: “La sintesi di alcuni aspetti dell’economia degli Eau riportati sopra non è certo un segreto. Il che significa che buona parte delle imprese a livello internazionale, siano esse di servizi o di produzione, hanno avuto o hanno in previsione lo sbarco negli Eau. Il che implica una competizione durissima, la necessità di pianificare un approccio al mercato di medio/lungo periodo e una certa disponibilità di liquidità. Anche la burocrazia è molto meno “ amichevole” di quel che possa sembrare”.