ESCLUSIVA. Affare Ucraina, ecco il progetto del ministero. Il piano per la ricostruzione che coinvolge il Quadrante Europa Il documento al centro dello scontro tra ministro Urso, Comune di Verona e Report spiega nel dettaglio il ruolo di Verona, i costi, la costruzione di un interporto a Horonda. Urso contro Bertucco, Tommasi dà la colpa a Ranucci. Il ruolo previsto per Polato

interporto Quadrante Europa

di Maurizio Battista

L’affare ricostruzione per l’Ucraina, aveva titolato la Cronaca di Verona l’altro giorno dopo il servizio di Report su RaiTre. E l’affare Rebuild Ukraine sta diventando sempre più incandescente a livello politico con uno scontro senza precedenti tra il Governo, nella persona del ministro per le imprese Adolfo Urso di Fratelli d’Italia che vuole portare in tribunale l’assessore Bertucco per le frasi dette nel servizio di Report, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Damiano Tommasi che ha preso le difese dell’assessore Michele Bertucco e inviato una lettera di scuse a Urso, la trasmissione di Ranucci che finisce sotto accusa da tutte le parti in un fuoco incrociato che va ad alimentare le tensioni tra Governo e Rai. Ma perché tante polemiche? Perché al centro c’è l’affare ricostruzione, un piatto da oltre 400 miliardi di dollari con intervento della Banca mondiale, centinaia di imprese anche italiane pronte per andare in Ucraina e tutto o molto dovrebbe passare da Verona. Nel gennaio scorso il ministro Urso era stato al Quadrante Europa per lanciare un segnale preciso: Verona, Venezia e Trieste saranno i porti da dove partiranno tutte le merci per Horonda, città ucraina di confine, il cosiddetto porto secco dove far arrivare camion e treni visto che i porti di mare sono impraticabili perché fronte di guerra. “Non ne abbiamo più saputo nulla”, è la versione che circola e che ha fatto rimediare la figuraccia al Comune di Verona con il tentativo di Tommasi di metterci una pezza; è la tesi anche sulla quale Report ha imbastito il suo servizio su Verona e Urso; è il motivo per cui è scoppiato questo putiferio. Ma di cosa stiamo parlando? Sì perché il progetto c’è, esiste, è scritto su carta intestata del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è composto da 7 pagine in italiano e inglese, comprende un preciso cronoprogramma degli interventi, è accompagnato da una lettera del coordinatore del progetto dry port di Horonda, il direttore generale del ministero Amedeo Teti. Ed è stato al centro delle numerose videoconferenze organizzate dal ministero. La Cronaca di Verona ne è entrato in possesso ed è in grado di pubblicarlo, spiegando che cosa prevede questo grande piano che riguarda direttamente Verona e le altre città, la tempistica, gli attori coinvolti. Una conferma concreta che il progetto esiste anche se chi dovrebbe farne parte sembra ignorarlo o quanto meno non averlo mai visto. Perché?

Un interporto da costruire a Horonda per grano, edilizia, acciaio e container. Un consorzio tra Ucraina (51%) e imprese italiane con Cassa depositi e prestiti (49%) . Collegamenti con treni e Tir. Nessuno sapeva?

Ma a questo punto nascono delle domande, visto lo scontro che si è acceso: i soci veronesi del Consorzio Zai, vale a dire Comune (era presente Tommasi), Provincia (era presente Scalzotto) e Camera di commercio (c’era Riello) che erano all’incontro del 21 gennaio con Urso al Quadrante Europa non sono a conoscenza dell’esistenza di questo documento? Non sono riusciti ad averlo nonostante sia stato diffuso nelle varie videoconferenze alle quali ha partecipato? O l’hanno ricevuto e se lo sono dimenticato lasciandolo in un cassetto? Se l’assessore Sandrini come scrive il sindaco Tommasi ha partecipato anche ad alcune riunioni, dove questo progetto è stato illustrato, perché la Giunta non ne era al corrente? Se Bertucco a marzo rilascia quelle dichiarazioni a Report (“Non abbiamo saputo più nulla”) che hanno fatto infuriare il ministro Urso significa che la Giunta non era stata aggiornata? Che questo documento di cui è in possesso la Cronaca non era stato diffuso agli assessori? Ma al di là dell’aspetto politico, se è riuscita a entrarne in possesso la Cronaca come mai questo documento non l’ha recuperato anche Report? E se invece la trasmissione di Ranucci lo aveva, perché non ne ha dato conto? Domande alle quali qualcuno dovrà rispondere, ma nel frattempo vediamo i dettagli, che sono tanti, di questo progetto del ministero per la ricostruzione dell’Ucraina.
Innanzi tutto chi farà questa maxi operazione? Si prevede la nascita di un consorzio composto dall’Ucraina per il 49% e da imprese italiane attraverso Simest per il restante 51%. Simest è la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività. Per la parte italiana, scrive il ministero nel progetto, “sono state raccolte le disponibilità a una partecipazione da parte di diverse entità logistiche e portuali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, la restante quota è a disposizione di aziende private interessate ad investire sulla struttura logistica”.
Qual è lo scopo? Lo scopo del progetto è costruire una piattaforma logistica intermodale a Horonda, in Ucraina, dove stoccare e movimentare cereali, oli vegetali e container, materiali edili e acciaio destinati al mercato italiano tramite ferrovia o verso il porto di Monfalcone. Horonda si raggiunge con il corridoio ferroviario Germania-Polonia e direttamente dai porti di Trieste, Venezia e dall’interporto Quadrante Europa, dice il progetto. Ci sarà da adeguare la rete ferroviaria, perché lo scartamento dei binari è diverso: in alcune tratte è largo, in altre è ridotto.  Tutto questo “migliorerà il flusso di grano ucraino e olio di girasole”, si legge, “verso i Paesi della Ue”.
Criticità. Perché questo progetto? Perché nella parte occidentale dell’Ucraina non vi sono “sufficienti strutture di stoccaggio su larga scala per grano e olio vegetale” e non si può fare affidamento sullo storico porto marittimo di Odessa, colpito dalla guerra.

Undici milioni e primo treno in ottobre. Il ruolo di Polato nelle schede del progetto del ministero: “Raccolta di adesioni”

Servizi previsti. Ricezione di grano e olio vegetale via camion o ferrovia. Essicazione e separazione del grano con servizi di laboratorio. Ricezione di materiali edili destinati alla ricostruzione. Export di bramme d’acciaio. Trasbordo per scartamento ridotto. stoccaggio di grano e oli.
Situazione attuale. Sono già stati acquistati due ettari di terreno a Horonda con possibilità di espansione di altri 4 ettari fino a un totale di 6. E’ iniziata la fase di progettazione e pianificazione, attività di marketing per investitori internazionali.
Costi. In questa prima fase per costruzioni, infrastrutture e design sono previsti 6,8 milioni di euro; per l’equipaggiamento necessario altri 4,2 milioni di euro. Quindi sono già previsti costi per 11 milioni di euro, di cui il 51% a carico dell’Ucraina e il 49% a carico del consorzio italiano.
Obiettivo. Realizzare a Horonda questo dry port “al fine di supportare la ricostruzione del Paese” fornendo una base d’ingresso “privilegiata all’industria e al commercio italiano.
Cronoprogramma. Dopo la registrazione di un nuovo appezzamento di terreno da 8,5 ettari sul quale dovrà sorgere il porto intermodale e l’avvio della progettazione, i lavori dovrebbero essere cominciati in aprile per far partire in ottobre il primo treno per il trasbordo del grano. Nel marzo 2024 si prevede che il terminale cereali sia pienamente operativo; nel maggio 2024 la costruzione della fase 2 e nel 2025 l’inizio della terza fase con lo sviluppo di un parco industriale e collocazione di impianti di produzione.
Il contributo di Polato. Il progetto del ministero è corredato anche da una tabella delle attività da svolgere. Nella colonna dei responsabili delle varie attività troviamo anche due attori veronesi: Veronafiere in quanto sede di LetExpo, salone della logistica organizzato dall’8 all’11 marzo da Alis e nel quale si è parlato del progetto per l’Ucraina. E poi troviamo il consigliere della Regione Veneto Daniele Polato (Fratelli d’Italia) la cui attività prevista dal progetto ministeriale è “Raccolta di adesioni all’investimento”. Il che significa, spiega il documento, “censimento delle entità pubbliche e private potenzialmente interessate a far parte della compagine societaria che realizzerà l’investimento fino al raggiungimento della quota preventivata del 49% dell’investimento totale, che ammonta a circa 6,5 milioni. E invio della presentazione del progetto”. Questi i compiti di Polato secondo il ministero. Va ricordato che lo stesso consigliere regionale, come riportato dalla Cronaca di due giorni fa, ha smentito, riferendosi a quanto sostenuto da Report, ogni interesse diretto nella vicenda dell’azienda di famiglia che si occupa di logistica e pratiche doganali.  Polato in una nota aveva infatti sostenuto: “In relazione alle informazioni rispetto la mia azienda di famiglia, citate nella trasmissione, facendo intendere un mio potenziale conflitto d’interesse, ricordo che l’azienda di cui sono socio al 16,50% non fa parte del Consorzio Zai e di nessun consorzio, non si occupa di gestione di infrastrutture logistiche, come porti o interporti, non opera e mai ha operato con soggetti pubblici. Il sottoscritto dal 2002, ovvero da quando svolge il ruolo di amministratore pubblico, ha sempre menzionato tale partecipazione e osservato in modo scrupoloso la normativa sulla trasparenza”. In ogni caso, il ministero guidato da Adolfo Urso fa affidamento su di lui, sulle sue conoscenze e competenze.

Urso infuriato, Tommasi si scusa. Il ministro vuole querelare Bertucco, il sindaco lo difende: “Tutta colpa di Report” 

Su questo progetto del ministero per le Imprese di ricostruzione dell’Ucraina e sul servizio trasmesso da Report sul ministro Urso, è scoppiato il putiferio a livello politico. In una durissima nota del ministero guidato da Urso si legge che  “secondo Bertucco il Ministro avrebbe tenuto all’oscuro il Comune in merito al progetto logistico infrastrutturale per la ricostruzione dell’Ucraina del consorzio Zai, di cui il Comune avrebbe una quota rilevante”. Pertanto dalla segreteria del ministro, nella quale tra l’altro lavora Umberto Formosa, ex segretario di gabinetto dell’ex sindaco Federico Sboarina, “si precisa che alla prima presentazione pubblica tenutasi il 21 gennaio 2023 a Verona, sono intervenuti accanto al ministro Urso il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, il presidente della Provincia di Verona, Manuel Scalzotto, e il presidente della Camera di commercio di Verona, Giuseppe Riello, azionisti del Consorzio”. E viene ricordato che Tommasi in quella sede aveva dichiarato: “Sono onorato di essere qui oggi per rappresentare la città e per il tema che stiamo trattando. Verona ha già dato dimostrazione di quanto sia attenta a quanto sta accadendo in Ucraina, grazie all’operatività del tessuto produttivo, delle imprese e delle amministrazioni di città e provincia. Credo sia un onore per noi come territorio ospitare il Ministro per ragionare insieme su quello che potrebbe diventare Verona nei prossimi anni”. Agli incontri operativi ha partecipato, in rappresentanza del sindaco, l’assessore Italo Sandrini. E alle agenzie Urso aveva detto chiaramente “ricorrerò alle vie legali contro l’assessore Bertucco. Mi aspettavo che il sindaco di Verona Damiano Tommasi smentisse le false affermazioni del suo assessore nella trasmissione Report di lunedì che recano grave discredito alle istituzioni pregiudicando il lavoro svolto al servizio delle nostre imprese e del territorio”. In assenza di risposte”, aveva concluso il ministro delle Imprese e del made in Italy, “mi vedo costretto ad adire alle vie legali nei confronti dell’assessore Bertucco e in tale sede chiamerò a testimoniare il sindaco Tommasi e i componenti della sua amministrazione”. E ieri sera è arrivata subito la lettera di risposta del sindaco Tommasi, letta in Consiglio comunale, con la quale il primo cittadino difende l’assessore Bertucco dando la colpa dell’incidente alla trasmissione Report e i chiarimenti richiesti. “Tengo a precisare”, scrive Tommasi al ministro Urso, “che stigmatizzo fermamente le modalità con cui sono state inserite le dichiarazioni dell’assessore Michele Bertucco nel servizio andato in onda lunedì sera a Report. Il modo in cui è stata montata l’intervista fa sembrare che tali dichiarazioni volessero sottolineare la conferma della precostituita volontà del ministero di tenere all’oscuro l’amministrazione comunale in merito al progetto”.

“Le informazioni sono del 21 gennaio”. Il sindaco a Urso: “L’assenza di aggiornamenti non ci ha preoccupati”. E il progetto?

“Al riguardo”, aggiunge Tommasi, ” tengo invece a confermarle che tale pretestuosa rappresentazione non rispecchia affatto il pensiero né l’idea della nostra amministrazione in merito”. Tommasi calca la mano su Report: “La messa in onda del servizio”, scrive il sindaco nella lettera al ministro, “è avvenuta a distanza di mesi dalle interviste, senza i dovuti aggiornamenti, riportando di conseguenza informazioni tutt’altro che rigorose”. Il sindaco afferma anche che dalla conferenza stampa del 21 gennaio in poi a Palazzo Barbieri non sono arrivati aggiornamenti: “Non ci ha preoccupati l’assenza di aggiornamenti più dettagliati sul profetto che riguarda un ruolo strategico del polo logistico di Verona nel piano più generale di ricostruzione”. Quindi le informazioni in possesso del Comune risalgono ancora al 21 gennaio scorso. E a quella data si ricollega Tommasi: “Non posso che confermare quanto abbiamo commentato al termine dell’incontro del 21 gennaio qui a Verona (…) e rimane la piena disponibilità del Comune a essere coinvolto e parte attiva su qualsiasi progettualità possa riguardare la funzione di cooperazione logistica legata alla ricostruzione dell’Ucraina”. La lettera, poi diventata ordine del giorno, è stata approvata all’unanimità dal Consiglio comunale con 31 voti. Per questo oggi il consigliere regionale e comunale Polato è tornato sul tema con una dichiarazione soddisfatta: “Ieri è stata finalmente certificata la verità: la lettera che il sindaco Tommasi ha prima indirizzato al ministro Urso e poi letto in aula, e il successivo ordine del giorno approvato all’unanimità da parte del Consiglio comunale hanno ristabilito una doverosa chiarezza in merito al servizio pretestuoso e privo di fondamenti mandato in onda da Report lo scorso 29 maggio”. E spiega: “Il corridoio logistico tra Horonda/Ucraina e il Consorzio Zai rimane, come ammesso dallo stesso primo cittadino smentendo categoricamente quanto dichiarato ai microfoni di Report dall’Assessore Bertucco, un progetto strategico per la Città di Verona che ha visto costanti e approfondite interlocuzioni negli ultimi mesi tra tutti i soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti”. Tommasi, nel corso della giornata di ieri, aveva appunto indirizzato una sua missiva al Ministro Urso prendendo le distanze dalla “pretestuosa rappresentazione” messa in onda da Report, che ha riportato “informazioni tutt’altro che rigorose” e che non rispecchiano affatto “il pensiero né l’idea della nostra Amministrazione in merito”. Il Sindaco ha poi confermato la “piena disponibilità del Comune ad essere coinvolto e parte attiva” nel progetto. “Risulta oggi ancor più chiara la manipolazione messa in campo da Report per delegittimare il progetto del corridoio logistico e l’operato del ministro Urso: una manipolazione attuata compromettendo il ruolo delle imprese del Veneto e infangando quanto si sta facendo per la ricostruzione in Ucraina” ha concluso Polato. Incidente chiuso? Aspettiamo le prossime puntate.

mb