Fateci tornare a vivere! L’appello della professoressa del Copernico-Pasoli Daniela Galletta: “Una volta alla settimana in classe. Studenti e insegnanti sono in grande difficoltà. La solitudine rende tristi, manca completamente la socialità”. La docente è coordinatrice della rete “Scuola e Territorio” che riunisce 55 scuole della provincia. Da Nord a Sud l’istruzione fa fronte comune. Il problema sono i trasporti

“Studenti in classe una volta al­la settimana? Io direi almeno una per ogni livello di classe. I ragazzi non ne possono più e noi con loro”. Così Daniela Gal­­­­letta, docente all’istituto su­periore ‘Copernico-Pasoli’, commenta la proposta dello psicoterapeuta dell’età evo­lu­tiva e direttore dell’Ido Fede­rico Bianchi di Castelbianco che ha inviato un appello al mondo delle istituzioni: “La scuola è un luogo sicuro, non è un focolaio, chiedere un gior­no a settimana alle superiori permette ai ragazzi di non per­dere il contatto con l’istituzione scuola che non è solo ap­prendimento ma possibilità di condividere, il danno che stan­no subendo i ragazzi è forte e ce lo porteremo dietro a lun­go”. Galletta è anche co­or­di­natrice della rete ‘Scuola e Ter­ritorio: Educare insieme’ che riunisce 55 istituti della provin­cia veronese, di cui circa la me­tè superiori: “Ogni giorno mi confronto coi miei colleghi e i miei alunni. Li vediamo in dif­ficoltà, sempre di più. La soli­tudine li rende tristi, hanno as­soluto bisogno di contatto e di relazione e infatti ce lo chie­dono. Noi cerchiamo di instil­lare in loro un po’ di ottimismo con strategie didattiche inno­va­tive e qualche collegamento pomeridiano in piccoli gruppi, proprio per restituire loro parte della socialità che manca, ma non basta più. Dal canto nostro speriamo in un segnale chiaro prima di Natale. Del resto, an­che il ministero è stato chiaro: la scuola è una priorità. Per­tanto, una proposta del genere non può che trovare il con­senso di tutti noi insegnanti e credo anche dei genitori. Geni­tori che spero facciano sentire un po’ di più la loro voce. Non va tutto bene. L’adolescente ha bisogno di interazione e di contatto” aggiunge Galletta. “Non dimentichiamo i matu­ran­di che piangevano quando ci hanno lasciati, a fine esami. E’ stato duro per loro e lo è ancora di più per gli studenti di quest’anno, i quali sono ri­piom­bati nella reclusione dopo soli due mesi di ritorno a una quotidianità un po’ più simile alla normalità”.

DA VERONA A MILANO…
Dello stesso parere anche Ro­berta Gine­se, presidente della scuola Eu­­ropa Milano: “Stu­den­ti a scuo­la una volta a set­timana? Ma­gari. I ragazzi han­no biso­gno di venire fisi­ca­mente negli i­stitu­ti. L’educa­zione non è so­lo apprendi­men­to e pro­gram­mi da svol­gere. Ci sono anche altre ne­cessità, c­ome lo stare insie­me. “Anche i ragazzi che in questo mo­mento fanno lezio­ne in pre­senza sentono il vuoto nella scuo­la lasciato da quelli che non ci sono- con­tinua Gi­ne­se. Questa situa­zione è una per­dita importante dal punto di vi­sta psicologico e sociale, molto più che dal pun­to di vista di­dattico. L’anno scor­so, in­fatti, i programmi so­no stati portati avanti in modo eccel­lente. Ma umanamente gli studenti han­no perso tutto. Ecco perché dico sì. alla pro­posta”. Anto­nella Capita­nio, dirigente del­l’i­stituto ‘Tosi’ di Busto Arsizio: “Con la Dad si viene a perdere una parte im­portante che è la socialità. La scuola, infatti, è fatta di un tes­suto di relazioni. Relazioni che vengono a man­care, in questo momento, a tutti: stu­denti, do­centi, perso­nale. E non c’è nessun altro mo­do di recupe­rarle. Detto questo, quindi, sarei favorevole alla proposta di Castelbianco. Ma il sistema dei trasporti è in grado di reggere questa ­so­­­luzione? Credo che, vo­lendo davvero mettere in pra­tica quanto ri­chiesto, sarebbe necessario un potenziamento dei mezzi pub­blici”. Sono pie­namente d’ac­cordo sulla necessità di far tornare a scuola tutti gli stu­denti, pre­disponendo un si­stema orario intelligente”.