Ferroni, lo scudetto dell’umiltà “Per favore, niente interviste, niente inviti in Tv: quello che è stato ora è passato” Uno dei mastini di Bagnoli vive a Dossobuono, ma evita ogni momento di festa

Il suo è uno scudetto speciale. Lo è da 35 anni, lo sarà sempre. “Io son fatto così, non chiedetemi interviste, non invitatemi in Tv. Io preferisco starmene tranquillo, mi tengo i ricordi, ma guardo avanti perchè la vita va avanti…”.
Lui è Mauro Ferroni, uno dei mastini della difesa, il numero 2 per eccellenza. Gli davi un uomo (spesso il più difficile) e lui ci costruiva la sua partita. Fatta di anticipi e di umiltà, di grinta e intelligenza, di silenzi e di cuore. Mai stato uno da prima pagina, Mauro Ferroni.
“Io pensavo a giocare, con le parole non si vince niente” diceva. Umile, forte, veniva da una famiglia semplice, unita. “I valori che mi hanno insegnato i miei sono questi e io me li tengo stretti”. Appartiene agli “eroi” dello scudetto, ma da quando ha chiuso col calcio, l’ha messo nel cassetto, per sempre. “scusatemi, preferisco così”. Mai più visto in giro., nonostante gli inviti, le feste, le cene. “Mauro è così” lo sanno anche i suoi compagni, che pure lo adorano e hanno condiviso con lui stagioni straordinarie.
Ferroni s’è fermato a Dossobuono, dopo la carriera. Ha lavorato in campo edilizio, assieme al suocero. Poi s’è occupato di assicurazioni. “Il calcio è stato bello, ma è passato, stiamo qua a ricordare ancora?”, la sua frase cult. E così, s’è reinventato una vita normale, amici fuori del calcio, gente semplice, come lui. “Tanto, quello che hai fatto, resta”. Niente e nessuno glielo toglierà mai. Il suo è lo scudetto dell’umiltà… R.Tom.