“Fidatevi, è un virus senza speranza” Il prof. Silvestri scrive da Atlanta: “Ormai lo conosciamo, i rimedi sono vicini...”

Il prof. Guido Silvestri, senigalliese e docente alla Emory University di Atlanta e tra i fondatori del Patto per la Scienza, è tra i medici impegnati in prima linea negli Stati Uniti per lo studio del Covid-19. Ecco il punto sullo stato di conoscenza del tremendo virus che sta seminando migliaia di vittime in tutto il mondo.

“Scrivo un post breve perché è notte e sono stanco morto.. Lo faccio per condividere una riflessione su come il nostro “incubo” SARS-CoV-2, che in queste settimane sta avendo il suo quarto d’ora di notorietà, non abbia in realtà NESSUNA SPERANZA contro la nostra scienza. Riflettevo sul fatto che, a differenza di HIV – un nemico enormemente più insidioso che in trent’anni ha fatto ~35 milioni di morti e per il quale non abbiamo ancora né una cura definitiva né un vaccino – SARS-CoV-2 è un virus incapace di nascondersi (in termini tecnici: di integrarsi nel genoma dell’ospite) e non molto bravo a mutare, quindi rimanendo molto più vulnerabile alla risposta immune dell’ospite. Per cui, se è purtroppo inevitabile che COVID-19 farà ancora molti morti nelle prossime settimane e forse mesi, è ancora più chiaro che sarà presto SCONFITTO dalla nostra capacità di studiarlo e neutralizzarlo.

Vivendo immerso a tempo pieno in questa lotta frenetica contro il nuovo virus – ed essendo in costante contatto con i più grandi esperti al mondo in questo campo – potrei veramente scrivere pagine e pagine sui progressi che facciamo quotidianamente. Progressi di cui sui media si parla abbastanza poco e spesso in modo confuso – mentre si sprecano i titoloni di giornali e TV sulle brutte notizie. Siccome è tardi e sono stanco, dirò solo alcune delle cose che si stanno facendo, in sintesi, e un po’ alla rinfusa. Ogni giorno che passa aumenta la nostra conoscenza del virus, della malattia e dei meccanismi patogenetici (come anche di quelli protettivi). I test virologici e sierologici per determinare la presenza del virus e lo stato dell’immunità anticorpale diventano sempre più specifici e sensibili.

Si sperimentano di continuo nuovi farmaci antivirali (attenzione* a EIDD-2801) ed al contempo farmaci che bloccano la risposta iper-infiammatoria che è alla base delle più gravi complicanze polmonari (attenzione* a baricitinib). Si sviluppano anticorpi monoclonali neutralizzanti per uso terapeutico mentre si studia l’effetto curativo del plasma dei pazienti “guariti”. Diversi candidati vaccini sono testati sui modelli animali e andranno presto in fase clinica. Il tutto mentre i nostri amici rianimatori, infettivologi, pneumologi etc diventano sempre più bravi a gestire le complicanze severe di COVID-19. [*attenzione in senso BUONO, di farmaco promettente.]

Lo ripeto come un disco rotto, ma – credetemi – è la pura verità. La presenza della SCIENZA è la vera, grande differenza tra oggi ed il 1348 della morte nera, o il 1630 della peste manzoniana, o il 1918 della influenza Spagnola. La presenza della SCIENZA è il motivo fondamentale per cui SARS-CoV-2 è un virus senza speranza”

“Adesso però va all’attacco dei più giovani”

Ora il virus attacca i 40-50enni? Il dottor Antonio Pesenti mette tutti in guardia sull’ipotetica evoluzione del Covid-19: “Vedo aumentare un po’ il numero dei malati 40-50enni. È come se in una prima fase il virus avesse selezionato prima i più fragili”. L’errore da non commettere è quello di ritenersi fuori dall’emergenza, visto l’apparente trend in calo per quanto riguarda il numero dei contagi: in realtà il dato positivo è relativo alla diminuzione della pressione sulle terapie intensive.
Adesso bisogna capire come si sta evolvendo la situazione: “Alcuni giorni di calo possono significare molte cose. Anche, semplicemente, che siamo in una fase dove i malati sono meno gravi. Oppure che la situazione è quantomeno stabile. Lo capiremo tra qualche giorno”.
Il dott. Pesenti lamenta un eccesso di “polemiche politiche in generale”. Successivamente “si capirà cosa ha funzionato e cosa no. Io dico che le mascherine servono. Anche quelle per così dire artigianali, casalinghe…”. Indossarle significa proteggere gli altri da un eventuale contagio, evitando di infettare altri appunto: “Anche una protezione blanda funziona. Ma è fondamentale restare a casa, la cosa più importante”.