Film Festival, è la giornata della donna I tre film che saranno proiettati hanno firme di registe: grande attesa per le loro opere

Il cinema è donna al Film Festival della Lessinia. Non soltanto per le vicende delle protagoniste narrate nelle opere cinematografiche della rassegna di Bosco Chiesanuova (Verona), ma anche per presenza di registe all’edizione di quest’anno. I tre film in Concorso nella sesta giornata di proiezioni al Teatro Vittoria e online, domani, hanno tutte una firma femminile.
A partire dal cortometraggio delle 18, di Sofia Alaoui: Che importa se le capre muoiono (Francia, Marocco 2019) che ha conquistato il Short Film Grand Jury Prize al Sundance Film Festival 2020. Autrice di cortometraggi, documentari e fiction, è la fondatrice della casa di produzione Jiango Film. La storia che racconta è quella di Abdellah che vive col padre sulla catena montuosa dell’Atlante in una piccola fattoria ai confini col deserto. Conduce vita solitaria, tra preghiera e cura del gregge, ma quando esaurisce il cibo per le capre intraprende un viaggio oltre le nevi dell’altopiano. Con un linguaggio che oscilla tra documentario e pura fiction, esplora la collisione tra due universi agli antipodi. Girato in Marocco, il corto descrive una quotidianità fuori dal tempo, usando i codici visivi del cinema di genere.
Nata a Mosca nel 1978, Nataliya Kharlamova ha studiato giornalismo e cinema; allieva dell’artista Alexander Lapin, ha lavorato a vari progetti di ricerca fotografica e dal 2009 si dedica alla fotografia documentaria. In Accampamento sulla via del ritorno (Russia 2018) il suo obiettivo si sofferma sulla storia di Belekmaa per ritrarre frammenti di vita quotidiana, fatti d’intimità e di conflitto. Il suo sguardo si muove tra interpretazione e afflato documentale, delineando il ritratto di una donna decisa a conservare le ritualità della gente nomade a cui appartiene: un popolo di pastori e allevatori di cavalli che abita l’altopiano di Tuva, al confine tra Russia e Mongolia.
Alle 21 è in programma Villaggio di donne (Armenia, Francia 2019), anteprima italiana della regista e sceneggiatrice Tamara Stepanyan. Nata in Armenia e formatasi in Libano in regia cinematografica, ha esordito nel 2010 dirigendo il suo primo cortometraggio, Little stones. Accompagna gli spettatori in un villaggio senza uomini, sui monti dell’Armenia: a Lichk dove, nove mesi l’anno, padri e mariti lasciano la famiglia e partono per la Russia in cerca di lavoro. Non torneranno prima dell’inverno e le mogli, lasciate sole, coltivano la terra, allevano il bestiame, crescono i figli. La regista, dopo un lungo processo di avvicinamento alla comunità, ha deciso di riprendere il villaggio lungo le quattro stagioni. Stringendo profondi legami con le donne nell’anno necessario a realizzare le riprese, ha condiviso una quotidianità di fatica e attesa, ospitata nella casa della protagonista, Anush.