Filobus: altri 6 anni così. La responsabilità del flop è di tutti L’amministrazione comunale ha inviato a Roma il nuovo piano per la realizzazione della più grande opera incompiuta che Verona ricordi. Cambiano il percorso, la lunghezza del mezzo, i cantieri attuali rimarranno tali per 9 mesi dopodiché ne verranno aperti altri. Nessuna giunta è riuscita a portare a compimento il progetto. La colpa è sempre degli altri

Avanti: altri 6 anni di lavori per realizzare il filobus! I cant­ieri attuali rimarranno ancora lì per 9 mesi. Poi ne verranno aperti altri. Il sin­daco ha inviato a Roma la re­lazione dell’Amt: dopo lo stop causato dalla reces­sione del contratto con la cor­data di imprese inca­ri­cate di dare vita all’opera, il progetto è stato modificato. Sarà un filobus con meno fili, niente (contestatissimo) sot­topassaggio pedonale in via San Paolo, doppio percorso in via Pisano e viale Spolve­rini, veicoli più lunghi di un me­tro. E poi ancora, ha an­nunciato Sboarina: “Nuova can­tierizzazione del sotto­passo di via Città di Nimes”. La fine di tutto, dicevamo, sulla carta è fissata per il 2026, anno in cui il cam­pio­nato del mondo di calcio si giocherà in tre Paesi (Stati Uniti, Messico e Canada) e vi saranno le Olimpiadi inver­nali di Milano-Cortina. Anche il termine della realizzazione del filobus sarebbe da ce­lebrare in grande stile, con­certi e luci psichedeliche, da­to che se ne parla da tren­t’anni. Se non fosse che pro­prio perché se ne parla ormai dai tempi di Cecco Beppe i cittadini non ne possono più, e dunque al posto delle stalle filanti, in caso di inaugura­zione, ci sarebbe il rischio di qualcos’altro. Nel filobus si sono impantanati tutti quelli che ci hanno provato, senza alcuna distinzione politica. Saltando direttamente alla precedente ammini­stra­zio­ne, il colpevole numero uno era Tosi, il quale è stato ac­cu­sato dall’attuale maggio­ranza di aver sbagliato tutto, perso tempo, e fatto finta di avviare i cantieri sul finire del mandato per lanciare la volata alla compagna Bisi­nella. Sicuramente Tosi ha le sue colpe, altrimenti il futu­ristico mezzo con le tiràche circolerebbe già da un pez­zo. Questa amministrazione però non è riuscita a fare meglio: cantieri aperti, ab­ban­donati, poi richiusi dietro le proteste feroci di residenti e commercianti. Piano A, pia­no B, e infine il piano C: signori, dopo tre anni e mez­zo si cambia. Colpa delle dit­te incaricate, dicono. Magari sì. Magari no. Non entriamo nel merito. La colpa, questa sì, è comunque sempre degli altri, e pure in questo caso chi succede è identico al pre­decessore. Non è imma­gi­nabile, né sostenibile, che l’opera si trascini (se tutto andrà bene) fino al 2026. Ep­pure il piano è questo. Il mondo va avanti, noi re­stiamo sempre gli stessi. Nel 2026 il prossimo (o attuale) sindaco sarà a fine mandato, e se non riuscirà a terminare l’opera in tempo (colpa di qualcun altro) scaricherà il barile al suc­cessore. I nostri politici (de­stra, sinistra, centro) an­dran­no avanti così fino a quando più che del filobus – visto il dilatarsi infinito dei tempi – avremo bisogno di pi­ste d’atterraggio per le na­vicelle spaziali. Covid permettendo. Si capisce.