Hellas: chi è causa del suo mal… A Bergamo servirà una reazione veemente, ma non ci sarà la spinta del Bentegodi

Una vittoria contro il Genoa avrebbe significato per il Verona un passo importante, anche se non decisivo, verso la salvezza. Un eventuale pareggio non avrebbe cambiato di molto le cose ma avrebbe comunque contribuito, seppur in maniera minore, a migliorarle. Contrariamente alle previsioni, o meglio alle aspettative, è invece arrivata una cocente sconfitta. Un passo falso che non ci voleva proprio, reso ancora più amaro dai risultati delle altre dirette concorrenti, in particolare dalle vittorie ottenute nei minuti finali da Empoli e Cagliari. Per fortuna, magra consolazione, è arrivata la sconfitta casalinga dell’Udinese, che tra due settimane sarà ospite proprio al Bentegodi, in un match che si preannuncia ad altissima tensione.
MEA CULPA
“Chi è causa del proprio mal pianga sé stesso” recita un vecchio adagio che prende ispirazione dalle parole di Dante Alighieri. Dopo la sconfitta contro la formazione dell’ex attaccante gialloblù Alberto Giardino, infatti, alla squadra di Marco Baroni non rimane che recitare un mesto “mea culpa”. Come ha dichiarato anche lo stesso tecnico scaligero, i gialloblù hanno letteralmente “buttato” via la partita, gettando alle ortiche una ghiotta occasione per sistemarsi in una posizione di classifica più tranquilla. Andata in vantaggio con il sempre più redivivo Bonazzoli – alla seconda rete consecutiva – i gialloblù sono quasi “usciti” dal match, come convinti che la pratica contro una squadra con meno motivazioni e per di più rimaneggiata, si potesse trasformare quasi in una formalità. Due errori difensivi, sia singoli che di reparto, hanno consentito, invece, ai rossoblù di ribaltare l’incontro a proprio favore. Errori, come ha detto lo stesso Baroni, che una squadra come il Verona in piena lotta per la salvezza, non può e non deve permettersi.
MITROVIC, IL VAR E NIENTE PIÙ
Subito il contraccolpo psicologico derivante dalla rimonta subita, la squadra gialloblù ha cercato di rimettersi in carreggiata riuscendo anche a pareggiare. Un’emozione durata lo spazio di pochi secondi con il VAR che, grazie alla discutibile tecnologia del “fuorigioco automatico”, ha annullato la rete di Swiderski per un millimetrico fuorigioco di Mitrovic, oltre la linea per la punta di un piede. Se il gol fosse stato convalidato probabilmente sarebbe andata diversamente, tuttavia l’aggressività mostrata dalla squadra è parsa quasi al di sotto del minimo sindacale. Sarebbe probabilmente servita una reazione molto più veemente, approfittando anche della spinta dei ventimila del Bentegodi.
NULLA È PERDUTO
Giusto, però, non rendere la cosa più tragica di quello che sembra. Empoli e Cagliari hanno vinto ma il gruppo delle squadre in lotta per la salvezza rimane raccolto ancora in pochi punti. E con sette turni da giocare, con all’interno tanti scontri diretti, tutto può succedere. Il compito principale che attende Baroni è quello di raccogliere velocemente i cocci della sconfitta, cercando di ricostruire subito il morale della squadra, finito ora sotto i tacchi. Solitamente quando si inciampa, e male, come è successo domenica, la voglia di riscatto è scontata. La sfida con l’Atalanta magari non è l’ideale per mettere subito in pratica i buoni propositi di riscossa tuttavia, giunti a questo punto, inutile guardare l’avversario che si ha di fronte. L’importante è imparare il più in fretta possibile dai propri errori. Perché, più ci si avvicina alla fine e più diventa fondamentale sbagliare il meno possibile.
Enrico Brigi