I GIALLI de “La Cronaca”. La fine del “gigante buono”. La morte di Scaini il mistero irrisolto

“Ti operiamo a Roma, dal prof. Perugia. Il migliore che c’è, tornerai presto, Scaio…”. Gli dissero così. E Scaini annuì. Il calcio era tutto, per lui e quella stagione a Vicenza, serie C, doveva essere quella del suo grande rilancio. Lo volevano in A, lo volevano in B, il Vicenza aveva fatto carte false per averlo e allora dovevi accettare. “Legamento andato, ma forse, prima della fine del campionato sarai in campo” gli aveva detto il prof. Perugia.
L’INTERVENTO. “E’ perfettamente riuscito” dissero alla moglie, accompagnando in stanza Scaini, ancora sotto anestesia. “Quando lo riportarono nella sua stanza teneva le mani poggiate dietro la nuca e la flebo attaccata… Ad un certo punto lo vidi sbiancare in volto e perdere i sensi. Allora mi misi ad urlare e a chiedere aiuto. L’infermiera entrò di corsa in camera e gli diede due schiaffi per rianimarlo, poi scappò a chiamare un medico. Io a quel punto non ho capito più niente. Mi sono risvegliata in un lettino tramortita dai sedativi che mi dicevano: “Signora è successa una disgrazia, ma non sappiamo il perché”.
LE INDAGINI. ll caso giudiziario si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Che cosa si nasconde dietro la morte di Scaini? Perché la sua storia è finita nel dimenticatoio? Sono le domande che i giornalisti Giampiero De Andreis ed Emanuele Gatto si sono posti in un “libro inchiesta” (Non ero Paolo Rossi, edizioni Eraclea).
“Purtroppo Scaini non era Paolo Rossi”, ebbe a dire il presidente dell’Associazione italiana calciatori (Aic) Sergio Campana, lamentando la scarsa attenzione dedicata al caso.
COLPA DELL’ANESTESIA? Dalle indagini documentate nel libro, emerge una possibile causa, l’anestesia. A Scaini venne iniettata una dose massiccia di droperidolo, un farmaco considerato poi novico e tolto dal commercio nel 2001. Ma nessuno ha pagato. E la moglie, i figli di Scaini, attenderanno invano giustizia.
LA DEDICA. Il giorno dello scudetto, capitan Tricella, che con Scainiaveva giocato nell’Hellas, gli dedicò la vittoria. “Mi sembrò un atto doveroso”, dice Tricella nel libro. “Il mio pensiero da capitano andò anche a chi aveva giocato con noi fino a pochi anni prima. Scaini era stato il nostro capocannoniere e il miglior giocatore della stagione ‘80-81. Ci consentì di rimanere in B, ponendo le basi per il Verona che poi vincerà lo scudetto. C’è anche Enzo in quella vittoria”.

Raffaele Tomelleri