Vichinghi, una storia di stereotipi Già l’origine del nome vikíngr, “pirata”, ha contribuito a formare la loro immagine

Quasi nessuna popolazione del passato è stata vittima di stereotipi e generalizzazioni quanto i vichinghi: già l’origine del termine che li definiva, vikíngr, “pirata” ha contribuito a formare l’immagine di una popolazione violenta, dedita solo a saccheggi e incursioni dalle coste scandinave verso l’Europa occidentale e le regioni baltiche a est. A partire da concetti estremamente banalizzati quali le Valchirie, o il famoso Valhalla (che in realtà è storpiatura anglosassone di un originale Valhöll, il quale è solo uno dei numerosi regni oltremondani), la mitologia nordica è stata non solo manipolata, ma anche politicizzata durante gli anni del nazismo, con l’intento di far risalire a un combattivo e luminoso Nord le origini stesse del popolo tedesco. Dai simboli runici di cui si appropriarono le SS alla popolarità di serie tv come Vikings, il successo di cui godono i vichinghi è intrecciato a incrollabili luoghi comuni, che le ricerche archeologiche stanno lentamente provando a decostruire. I norreni furono a volte pirati, ma anche soprattutto instancabili viaggiatori e commercianti, spesso spinti da una semplice curiosità di esplorare zone sempre più lontane, che li portò in Groenlandia, alle coste di Terranova e Labrador (ben prima del 1492) ma anche nei territori russi, per scendere poi a sud-est nelle terre arabe e lungo le Vie della Seta. Spesso riuscirono anche a integrarsi pacificamente, grazie ai legami commerciali e culturali.
Il loro sistema di pensiero e le loro credenze erano molto complessi e variegati, e si distinguevano per la profonda connessione con gli elementi naturali, anche ostili, che li circondavano, il culto dei morti, gli ideali di lealtà e fratellanza che legavano i membri si un clan, il rispetto degli dèi e delle creature soprannaturali che condividevano il mondo originato dall’Yggdrasill, l’Albero della Vita, ma anche la complessità della mitologia e della cosmologia. Un esempio significativo è la quadripartizione dell’anima: l’hamr è il guscio, il corpo che dà forma all’essere (e che si può anche trasformare in animale, un’abilità che i vichinghi equiparavano al talento nello svolgere un mestiere o un’arte); l’hugr è la parte che, unendo carattere, temperamento ed emotività, di fatto costituisce l’individualità della persona; l’hamingja è una personificazione della fortuna individuale, che spinge la persona a nuovi orizzonti e alla propria realizzazione; infine è particolarmente interessante la fylgja, uno spirito specificamente femminile che guida l’individuo, di qualunque genere esso sia, per tutta la vita. Protettrice e guardiana della persona, essa rappresenta anche il legame con gli antenati, dimostrando la debolezza dello stereotipo maschile. In generale la mentalità norrena ebbe grande rispetto di ciò che è Altro, nelle profondità dell’essere, così come, più in generale, nella natura e nel mondo; ma questa sensibilità è raramente riconosciuta dall’immaginario comune.

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