Idee, coraggio, innovazione: è Everel Fondata nel 1987, ha oggi più di 600 dipendenti nelle tre sedi: oltre a quella storica anche in Germania e Romania. "Nel sito italiano integrate bel 17 nazionalità diverse"

«Essere disoccupati, soprattutto per chi un’occupazione l’ha avuta, pesa anche a livello di reputazione sociale: noi vogliamo evidenziare il talento e aumentare le competenze.» Queste le parole di Valeria Zampieri, Group Human Resources Director di Everel.

Chi è Everel?
L’azienda, fondata nel 1987 e situata a Valeggio sul Mincio con la sua sede centrale, ad oggi si avvale di più di 600 dipendenti, 170 dei quali operanti in Italia, mentre il resto dell’organico lavora nelle sedi della Romania e della Germania. Everel è attualmente proprietaria dei brand Molveno, Dreefs, Giem, Signal Lux e Kautt&Bux, ed è leader nella produzione e fornitura di componentistica elettronica ed elettromeccanica per le più rinomate aziende di elettrodomestici e per le principali case automobilistiche. Il gruppo è quindi in grado di proporre un’offerta vastissima per il settore dell’elettrodomestico, che comprende: interruttori, selettori, segnalatori luminosi, motori, elementi riscaldanti e soluzioni personalizzate nella ventilazione dei forni. È un’azienda storica in cui sono integrate, nel solo sito italiano, ben 17 nazionalità differenti. Due volte l’anno Everel organizza l’Officina dei Talenti, un percorso dedicato a disoccupati ed inoccupati del territorio, incentrato sull’acquisire abilità nel settore dello stampaggio plastico.
Come è nata l’Officina dei Talenti?
Il significato del termine “Officina” rimanda all’ambiente produttivo, al saper fare, all’avere le mani in pasta. “Talenti” perché ognuno può dimostrare le sue potenzialità specifiche. Il 2020 è l’anno della settima edizione, mentre la prima ha avuto luogo nel 2016. Abbiamo pensato ad un progetto di due settimane, durante le quali viene formato un gruppo di 10 persone disoccupate e in cerca di impiego e o di nuove opportunità. Il percorso che seguiamo riguarda le competenze tecnico-specialistiche dello stampatore, ma non manca il corso sulla sicurezza, oggi necessario più che mai, e lo sviluppo delle hard e soft skills. Per formare perfettamente un operatore ci vogliono due anni, ma questo progetto è un buon punto di partenza e di accesso all’azienda, perché poi noi da questo percorso di formazione assumiamo il 50 per cento degli allievi. Individuiamo i più interessati, volenterosi e con maggiore potenziale di crescita. L’idea è nata dal fatto che in questa zona è difficile reperire risorse competenti nel settore dello stampaggio di materie plastiche. Vuoi perché il territorio è prettamente turistico e agricolo, vuoi per la densità industriale che non è particolarmente importante, sentivamo che era necessario colmare questa lacuna”.

Così “costruiamo” i talenti di domani

“Come avete organizzato questa edizione dell’Officina?
Quest’anno abbiamo 10 allievi. L’edizione era prevista per marzo, ma è stata spostata causa Covid. Ci siamo organizzati allora con gli spazi sia in aula e sia in produzione, in cui abbiamo dedicato un’area apposita per rispettare la sicurezza tra allievi e nostri collaboratori. Il 6 agosto terminiamo la formazione, iniziata il 23 luglio. Stimiamo di assumerne 4 o 5. Il tutto è programmato con grande professionalità, perché non affianchiamo mai più di 2 allievi per operatore, in modo che tutti possano essere seguiti con la massima attenzione. Abbiamo chiesto la collaborazione di Luca Adessa, docente esperto nello stampaggio. Al termine di queste due settimane, sono previsti altri tre mesi di formazione on the job, in reparto, un periodo di 12 mesi a tempo determinato, e poi se tutto va bene, un contratto a tempo indeterminato. Si lavora su tre turni, dal lunedì al venerdì.

Come avete reagito al periodo di Lockdown?
Abbiamo cercato di proseguire fino a quando ci è stato possibile. Abbiamo chiuso 10 giorni e poi abbiamo ricominciato a produrre componentistica per i nostri distributori. Abbiamo chiesto ai nostri operatori chi se la sentiva di rientrare, dati i motivi personali o famigliari che avevano sicuramente il loro peso. C’è stato un tasso di adesione volontaria enorme, di più di quanto ci aspettassimo. Già a febbraio comunque, avevamo messo a punto dei benefit per i nostri dipendenti, come il bonus babysitter, l’aumento del salario orario del 25 per cento, le mascherine, i guanti e i gel sanificanti per tutti. Inoltre abbiamo proceduto ad una sanificazione completa, pur non avendo nessun caso positivo di Coronavirus; l’azienda è rimasta chiusa tre giorni ma il personale è stato pagato come fosse venuto al lavoro. Adattarci allo smart working, poi, non è stato complicato: il lavoro da remoto faceva già parte di Everel, e durante la reclusione forzata tutta la parte impiegatizia e i ruoli compatibili sono andati avanti in questo modo, fino a fine maggio. Dai primi di giugno siamo rientrati quasi tutti, anche se lo smart è garantito comunque per chi lo richiede
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Chi è per Everel un vero talento?

Faccio un esempio di carriera: nel 2016 abbiamo inserito un ragazzo giovanissimo, al tempo di 19 anni. Faceva il cameriere e cercava un’occupazione diversa. È stato inserito come operatore allo stampaggio, poi col tempo è diventato vicecapo turno e da quest’anno è capo turno. Ha 23 anni. Chi ha voglia di crescere, sicuramente in Everel trova spazio. L’Officina dei Talenti opera proprio in questo senso, ed è una bella esperienza anche per chi non è assunto o chi rinuncia perché magari il lavoro non è attinente alle sue caratteristiche. Chi non viene inserito esce comunque con un attestato, spendibile sul curriculum. In ogni caso, crediamo molto nella meritocrazia, e siamo sicuri che tutti siano dei talenti. Proponiamo numerosi programmi di formazione per ogni funzione aziendale, e ogni anno dedichiamo molte ore al potenziamento della abilità”.

Beatrice Castioni