Il Governo era al corrente del pericolo gia’ il 5 gennaio. Sapevano, ma litigavano per Sanremo Virus alle porte, niente mascherine né respiratori. I problemi erano altri...

Il Coronavirus stava per travolgerci. Il governo era al corrente del pericolo ma litigava per il festival di San­remo. Queste, in sintesi, le tappe che hanno portato al disastro. Cinque gennaio 2020. Il ministero della Sa­lute invia un documento di tre pagine all’Istituto su­pe­riore di Sanità, all’ospedale “Sacco” di Milano, allo “Spal­lanzani” di Roma, ad altri sei dicasteri, e a una pletora di enti. Il titolo è in­quietante: «Polmonite da e­ziologia sconosciuta». E­zio­logia, parliamo il linguaggio della gente, significa lo studio delle cause delle malattie. Il governo, dicevamo, in sostanza comunica che in Cina la situazione sta sfuggendo di mano. Cinque gennaio 2020, lo stesso giorno: Cinque Stelle, Pd, I­ta­lia Viva e Leu – i partiti che formano l’esecutivo – preferiscono protestare con la Rai per la possibile l’esclusione dal “festival dei fiori” della giornalista palestinese Rula Jebreal. La sinistra fa fronte comune. Il ministro grillino per il sotto-Sviluppo Economico Patuanelli è infuriato: «Siamo al paradosso: non si vuole trasformare la manifestazione in una tribuna politica ma si opera una scelta di esclusione preventiva, detta an­che censura». E che cazzo! Protesta anche l’ex presidente della Camera Boldri­ni. La nota del ministero, 47 giorni prima dell’ufficializzazione del caso numero uno di “Corona” in Italia, chiarisce anche i sintomi provocati dal Covid-19, ma il testo, a Palazzo Chigi, non se lo fila nessuno, e quand’anche qualcuno se lo fosse filato il risultato è che tre mesi dopo contiamo i morti col pallottoliere. Conte è impegnato a flirtare con le “sardine”. Di Maio esulta per la cancellazione della pre­scrizione. Renzi freme per mandare a processo Salvini. Il problema, in I­talia, è il razzismo.

NESSUNA REAZIONE

Da lì a un me­se i “compagni”, an­cora in­differenti all’arrivo della più grande sciagura dal dopoguerra, insulteranno Zaia, Fon­tana e i colleghi del Nord per aver chiesto una mini quarantena per gli studenti rientranti dalla Cina. Ventotto febbraio. En­rico Bucci, pro­fessore di biologia dei sistemi alla Temple Uni­versity di Fila­delfia, sul suo blog “Cattivi Scienziati” evidenzia che nell’ultima set­timana del 2019, al­l’o­spe­dale di Pia­cenza – a po­chi chilometri dal focolaio di Codogno – c’erano già stati 40 ricoveri per polmonite, «un picco assolutamente a­nomalo e già all’epoca giudicato ec­cezionale e indipendente da inquinanti o altre condizioni specifiche. Retrospett­iva­mente» ag­giunge il professore nell’a­nalisi pubblicata un mese fa «sulla base di ciò che sappiamo dei sintomi causati dal Corona­virus, la cosa non poteva che destare ovvi sospetti: e infatti è risultato che molti “vecchi” pazienti di polmonite oggi presentano anticorpi contro il Co­ronavirus, a dimostrazione del fatto di essere stati a suo tempo infettati». Sono i giorni in cui il portavoce di Rocco Ca­sal­ino, l’avvocato di Voltu­rara Appula, va dicendo che il Covid-19 al massimo ci farà il solletico. Di Maio si prepara a chiamare “Vairus” il virus. Ai primi di febbraio l’Istituto superiore di sanità si riunisce almeno tre volte. Alle riunioni, lo ha riportato Il Fatto Quotidiano, partecipa anche il professor An­tonio Pesenti, direttore di rianimazione al Policlini­co di Milano, il quale avvisa che in caso di contagio le terapie intensive andranno in sofferenza: purtroppo è stato facile profeta.

IL PIL SALIRA’…

Nel frattempo il ministro dell’Eco­nomia Gualtieri annuncia: «Vedrete che il Pil salirà». Previsione azzeccata Rob­bè! Veniamo a oggi. Il sito dell’università di Padova dà notizia di uno studio firmato da 16 ricercatori in base al quale il primo caso confermato di Covid-19 in Lom­bardia risalirebbe al primo gennaio. Gli autori riportano l’analisi dei primi 5.830 episodi confermati di Covid in Lombardia dall’inizio dell’anno all’8 marzo. Il lavoro è disponibile su ArXiv, un database ad ac­cesso libero che comprende opere di ricerca nella ver­sione in cui sono state sottoposte alla revisione del­le riviste scientifiche. ­Degne di nota, soprattutto alla luce della tragica mancanza di ma­scherine (il go­verno era im­pegnato a guardare Mor­gan e Bugo, «che succede?») anche le analisi dei tamponi nasali, che secondo i ricercatori non mostrano una differenza di carica virale tra sintomatici e asintomatici, confermando che entrambe le tipologie di pa­zienti sono in grado di trasmettere allo stesso modo l’infezione. Il ministro Boc­cia, una decina di giorni fa, si è presentato in conferenza stampa con una ma­sche­rina a penzoloni per prendere per i fondelli l’assessore lombardo Gallera. In realtà ha preso per il culo un intero Paese.

Alessandro Gonzato